CAPITOLO VENTUNO

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"I-Io credo sia stata Gwen"

Aveva mormorato quella breve frase mentre un'irrefrenabile paura aveva iniziato a dirvorarlo da dentro. Sentiva il proprio respiro improvvisamente più pensate, e la sua vista si stava lentamente annebbiando. Lo sguardo vitreo era posato sulla parete opposta a lui, e la gola gli era divenuta improvvisamente secca. Thomas gli restò vicino, anch'egli particolarmente interdetto di fronte quella rivelazione da parte del repressore. Era surreale pensare a Gwen come ad un loro nemico, non lei che era stata la miccia in grado di fare divampare quell'incendio che li aveva lentamente colti uno ad uno, innescando una complicata rete di avvenimenti che nemmeno uno dei ragni più meticolosi ed esperti, sarebbe stato in grado di disegnare. 
Il giovane rimase qualche momento in silenzio, assorto e determinato all'idea di soppesare le parole dell'amico, non trovando comunque alcun modo per potere dare loro senso. Passarono minuti di completo silenzio, nei quali solo il respiro affannoso di Duncan sembrava essere in grado di spezzare il tutto, poi la recluta parlò.
"I-Io..." tentò di dire Thomas, per poi prendere una nuova breve pausa "Tu sai che non ha senso, vero?"
Duncan alzò lo sguardo, incontrando quello dell'amico. Gli occhi di entrambi erano maschere di orrore e confusione, completamente certe che la domanda del giovane fosse cosa prettamente retorica. Gli chiedeva se aveva un senso? No, era palese. Nulla aveva mai avuto un senso in quel mondo privo di libertà di qualsiasi genere. Probabilmente, dovevano ritenersi grati di essere in grado di pensare.
"Io so cosa-" "Duncan, potrebbe essere entrato qualcuno, magari hanno rapito anche Gwen... L-Lei non avrebbe mai fatto una cosa simile" intervenne Thomas, interrompendo Duncan. Parlò in modo frenetico, palesemente ansioso e confuso; la sua fronte era corrugata ed i suoi occhi più scavati del solito. Era solo un ragazzino.
"No, Tommy..." gli rispose freddo il militare più esperto, poggiando una mano sulla sua spalla "Non è entrato nessuno, lo avrei visto. Non possono avermi colpito alle spalle, avevo la schiena contro il muro" spiegò il punk, scuotendo il capo. Si sentiva devastato ed ingenuo, ma non poteva evitare di analizzare i fatti secondo la loro effettiva accaduta, non poteva mentire a se stesso in un momento tanto critico.
"M-Ma Gwen...-" "I-Io" lo interruppe Duncan, per poi prendere una pausa e riflettere "Piangeva. Non so perchè, ma piangeva"
Thomas guardò l'amico confuso: il suo volto era pallido e crucciato. La recluta aveva compreso subito i sentimenti che il repressore nutriva per la giovane ragazza dai capelli color dell'ebano, e poteva perciò anche comprendere a pieno il dolore nel suo sguardo. Vedeva come Duncan stesse tentando disperatamente di ragionare, e trovare una soluzione a ciò che era accaduto, ma notò anche come ogni suo tentativo risultò vano. Non apparve neppure un sorriso sul suo viso scarno. Thomas asserì con il capo, per poi dare una mano all'amico ad alzarsi. Una volta in piedi, Duncan respirò profondamente, per poi notare sul fondo della stanza la finestra aperta. Senza dire nulla, camminò barcollante fino al davanzale, per poi sporgersi. Sulla strada, esattamente sotto quella finestra, vi era un bidone della spazzatura. Gwen era dunque precipitata atterrando lì? Non vi erano sue tracce, ma il ragazzo era certo che lei avesse poi iniziato a camminare.
Destinazione? Ignota, almeno per il momento.
"Che succede?" domandò Thomas, ancora in piedi al centro della stanza, e decisamente interdetto di fronte i comportamenti del militare.
"Si è buttata" disse conciso il repressore, indicando la finestra aperta e facendo schioccare le dita della mano destra "Si è buttata dalla finestra, ed è andata... Non so esattamente dove" aggiunse poi, tentando di allontanare gli allarmismi e sperando di tornare al più presto lucido.
"Duncan, non sappiamo per quale motivo ti abbia colpito... Dovremmo scoprirlo e-" "Sono convinto ci sia una spiegazione logica anche per questo" lo interruppe il militare, deciso a credere ciecamente nell'intergrità della ragazza di cui si era innamorato perdutamente. Non poteva smettere di pensare alle sue labbra, ai suoi baci ed alle sue lacrime. Sentiva il cuore spezzarsi ogni secondo in modo più frammentario.
"Logica..." si limitò a ripetere Thomas esasperato, passandosi una mano tra i capelli "Duncan, io so quanto tieni a lei, ok? E so anche che... Non puoi pensare che stia veramente andando così, ma-" "Lo sai?" lo interruppe il militare, quasi gridando "Di che diavolo parli? Tu... Tu non sai niente! Cosa credi di sap-"
"Ti sei innamorato di lei!" lo interruppe Thomas alzando la voce, non sopportando più quel suo sfogo colmo di rabbia, frustrazione e malcelata incredulità. Duncan stava buttando tutta la propria paura e confusione addosso a lui, e questo la recluta non poteva sopportarlo. Per quanto tenesse al repressore, non si sarebbe fatto calpestare come un dannatissimo zerbino. 
"Ti sei fottuto il cervello di lei" incalzò dopo pochi secondi, questa volta sussurrando, non appena il silenzio fu padrone della stanza.
Duncan guardò l'amico senza dire nulla, limitandosi a recuperare il fiato sprecato a causa delle grida e delle false accuse, non osando però chiedere scusa, completamente inondato di orgoglio. Eppure, non negò nemmeno ciò che Thomas gli aveva appena detto. Lui era innamorato di Gwen? Sì. Ed allora, perchè mentire? Non c'era ragione per farlo.
"Non devi scomodarti a dire niente" tornò a parlare Thomas dopo secondi che, ad entrambi, parvero infiniti. Con un movimento veloce della mano destra fece segno al militare di non preoccuparsene "Non mi interessano scuse false o dichiarazioni stucchevoli, ok?" incalzò dunque Thomas "Voglio solo vederti lucido. Devi prendere in considerazione ogni eventualità, e muoverti passo per passo. Non abbiamo tempo di occuparci di un pazzo in più, Duncan. Il tempo scarseggia, e per quanto ne sappiamo Zoey potrebbe essere mort-" "E' viva" lo interruppe il repressore, mantenendo un tono di voce freddo e determinato.
Thomas sospirò "Come lo sai?"
"Fidati di me, ok?" replicò il punk, voltandosi ed iniziando a dirigersi all'esterno dell'edificio, determinato nel tornare al più presto alla base. Scott si sarebbe infuriato, non si sarebbe mai più fidato di lui probabilmente, ma al momento non gli interessava affatto. Ora, non solo Zoey era in una situazione particolarmente precaria, ma anche Gwen, ovunque ella fosse, era divenuta un mistero.
"Il fatto che sia viva non equivale al fatto che stia bene, ho ragione?" domandò Thomas, costringendo Duncan ad arrestare il proprio passo. Il silenzio del repressore fu probabilmente di per sé una risposta più che esaustiva, ma il punk parlò comunque.
"Lei non sta bene, ne sono certo" ammise dunque, la voce strozzata dal timore.

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