CAPITOLO TRENTADUE

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"L'ospedale è stato attaccato."
Di fronte quell'improvvisa ed inaspettata notizia, la giovane -quanto folle- ispanica sussultò visibilmente, mentre serrava con maggiore pressione la presa intorno la cornetta del telefono. I suoi occhi si erano sgranati, mentre le sue pupille si erano ridotte a due piccolissimi puntini in un mare di autunno. Avvertì una scarica di adrenalina attraversarle il corpo, e desiderò stringere tra le mani una pistola ed avere di fronte una vittima sacrificabile. Eppure era sola nel proprio ufficio sempre perfettamente arredato. Il suo tipico bicchiere di scotch si ergeva sul tavolino di fronte a lei, ancora da saggiare,   e tutto sembrava straordinariamente tranquillo. La notizia che la propria segretaria le aveva appena dato, le sembrava inverosimile. Nessuno poteva osare sfidarla sino a quel punto.
"Che significa?" le domandò quindi Courtney, deglutendo a vuoto ed imponendosi di mantenere la calma.
"Abbiamo ricevuto una chiamata da un medico. Ha detto che un branco di ribelli sta blindando le porte, e che hanno armi." rispose con il suo tipico tono atono la segretaria, imponendosi di rispondere con precisione e velocità alla propria datrice di lavoro.
"Uccideteli." si limitò a dire con ovvietà l'ispanica, non sopportando simili perdite di tempo. Lanciò uno sguardo annoiato al soffitto, studiando con attenzione le ombre che il lampadario lussuoso era in grado di creare "Non posso sopportare oltre questi vani tentativi di rivolta."
E detto ciò riattaccò la chiamata, alzandosi in piedi ed incamminandosi sino ad una piccola finestra sul fondo della stanza. Allacciò le mani dietro la schiena e sorrise di fronte quel paesaggio colmo di timori ed oppressività. Pensavano davvero che sarebbe bastato così poco per farla incrinare? Farli saltare in aria sarebbe stato come bere un bicchier d'acqua.

"Folli."
 

***


"Muovetevi, cazzo!"
La voce di Thomas risuonò completamente fuori controllo. Geoff e Bridgette gli furono subito al fianco, pronti ad aiutarlo, sfruttando tutte le loro energie. Dovevano fare in fretta, le squadre governative si stavano già mobilitando all'esterno dell'edificio. Potevano sentire il rombo assordante degli elicotteri che, minacciosi e -probabilmente- carichi di esplosivi, si avvicinavano sempre più al terreno. Gli innumerevoli proiettili scagliati contro le pareti esterne rimbombavano all'interno in modo fastidioso e sordo. Potevano udire sin da lì le grida e gli ordini che i repressori impartivano alle reclute ed ai soldati semplici. Probabilmente, avevano sfoderato persino i Gentiluomini per un'azione tanto avventata da parte di quei pochi ribelli.

Solo poche ore prima, quando ancora i tre si trovavano nell'appartamento della recluta, Thomas aveva preso una decisione: se la guerra doveva iniziare, avrebbero avuto bisogno di una base valida. Geoff e Brigette lo avevano osservato a lungo, mentre rifletteva assorto, analizzando ogni più piccola opzione. Aveva trascorso più di un'intera ora rinchiuso nella propria stanza, ancora con quel cadavere ripugnante a spiccare nel suo centro, mentre centinaia di possibilità gli venivano alla mente. Si sarebbero potuti rifugiare in una vecchia palazzina abbandonata -ce n'erano tante ai confini della fiorente cittadina-, ma lì non avrebbero dato molto scalpore. Si sarebbero potuti nascondere nell'ex base ribelle, ma era altamente probabile che fosse ancora tenuta sotto controllo da innumerevoli, silenti Gentiluomini.
Infine, un'idea perfettamente congeniata, gli illuminò lo sguardo di determinazione e speranza. L'ospedale, quello dove si trovava Zoey, sarebbe stata la perfetta zona in cui nascondersi. Lì vi erano trasmettitori radio con i quali avrebbero potuto comunicare direttamente con la base governativa. Da quella postazione avrebbero ricevuto efficienti cure mediche in caso di ferite, ed infine -ma decisamente non meno importante- da lì avrebbe avuto piena libertà di vedere la rossa per cui aveva perso irrimediabilmente il senno. Lui sapeva che non era né la situazione, né tantomeno il momento per pensare a cose come i sentimenti, ma gli fu inevitabile. La prospettiva di potere tenersela vicino anche solo un giorno in più lo fece sentire pronto a tutto pur di farcela.
Aveva fatto irruzione insieme ai due biondi, portando con sé tutte le armi di cui era riuscito a rifornirsi -granate comprese- e, non curandosi del chaos generale creatosi -tra pazienti e medici-, aveva blindato le innumerevoli porte con catene e mobili. Avevano centinaia ostaggi -ne erano sicuri-, un intero staff ospedaliero al loro servizio e, nonostante la non trascurabile presenza di malati, sarebbero stati parecchio avvantaggiati con quelle persone serrate dentro l'edificio.

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