CAPITOLO VENTOTTO

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Aveva chinato il volto verso il basso, fino a poggiare la propria fronte corrugata contro quella liscia e rilassata di lei. Continuava ormai da ore a tenerle saldamente la mano, quasi preoccupato che, nel caso in cui l'avesse lasciata, la giovane sarebbe potuta scomparire per sempre. Sospirò per l'ennesima volta, mentre le lacrime mute e colme di frustrazione gli giungevano alle labbra, inumidendogliele. Era arrabbiato, reso cieco dal furore che divampava in lui.
Thomas era certo che, nell'esatto istante in cui sarebbe stato costretto a lasciare la presa sulla mano di Zoey, sarebbe esploso, divenendo inarrestabile e ferito, traboccante di disprezzo e calugne. Era stanco; la giovane recluta si trovava sull'orlo di un precipizio decisamente troppo profondo, ed era certo che, nel momento in cui avrebbe dovuto saltarlo, si sarebbe gettato a capofitto incurante della propria salvezza. Aveva il fiato corto e la gola secca, i nervi gli dolevano perchè troppo tesi, e la testa aveva iniziato a diventare orribilmente pesante. Ormai da parecchi minuti, le parole di Duncan gli rimbombavano in testa in modo prerentorio. Serviva solo un fiammifero, anche spaventosamente piccolo, e quella 'scintilla' che il repressore vedeva in lui, avrebbe divampato per far cadere al suolo ogni cosa sul suo cammino. La pistola era carica nella fondina, e le sue mani erano pronte a colpire chiunque fosse stato sul punto di fermarlo. Eppure, vi era Zoey. La rossa, in quel momento tanto cruciale, rappresentava un'ancora di salvezza in grado di placare -anche se solo leggermente- la furia che avvolgeva il giovane No-One. Ogni volta che Thomas si sentiva sul punto di cedere, abbassava lo sguardo, incontrando il viso perfetto e rilassato della ragazza. Anche la sola visione di lei era in grado di contenere la fiamma che ardente minacciava di eroderlo.
Eppure, al medesimo istante, vi erano momenti -proprio come quello- in cui, nonostante il volto della ragazza fosse di fronte ai suoi occhi, la rabbia pareva non placarsi. Era in quegli istanti che Thomas stringeva le palpebre fino quasi al dolore, artigliava le proprie unghie al materasso, e serrava la mascella con forza; il tutto mentre nella sua mente non faceva altro che pregare una vana speranza.
"Impazzirò..." gemeva in preda allo stress "Non ce la faccio, Zoey."

Fu solo dopo lunghi minuti che qualcosa lo distrasse, facendogli accantonare per qualche istante la rabbia, sostituendola con una morbosa e malsana curiosità -qualcosa di cui pentirsi-.
D'improvviso, dall'esterno di quella piccola stanzetta in cui lui e la rossa si trovavano, avevano iniziato a provenire gridi, schiamazzi ed allarmismi. Poteva chiaramente udire i passi frenetici e scostanti dei numerosi passanti, imprecazioni, grida colme di preoccupazione ed ogni altro genere di caos. Era come se, in un breve istante, l'intero ospedale avesse deciso di mobilitarsi. Il volto della recluta si fece confuso ed incerto, mentre voltava lo sguardo in direzione della porta ancora serrata, che non dava la minima parvenza di volersi muovere. Poteva dedurre che vi fosse parecchia confusione oltre essa, visto il baccano che poteva udire già dalla piccola camera chiusa. Restò qualche momento fermo in quella posizione, come in attesa, poi affinò l'udito, deciso a captare qualcosa oltre i vocii confusi. Si concentrò attentamente nell'intento di comprendere almeno una delle innumerevoli parole che venivano scambiate, poi tutto si fece buio.
Gli era bastato poco, ed aveva riconosciuto un nome. Un paio di parole che per lui significavano molto più di quanto potesse all'apparenza trasparire.

"Duncan Smitt"

Immediatamente, Thomas avvertì il fiato farsi pensante. Chi poteva aver pronunciato il nome del repressore? Forse un medico?
Distorse la bocca incerto mentre, in un improvviso bisogno di conforto, strinse più intensamente la mano di Zoey, avvolgendogliela totalmente. Si trovava ancora seduto sulla sedia vicino al lettino d'ospedale, ma i suoi muscoli avevano iniziato a fremere allarmati e pronti all'attacco. Effettivamente, era da parecchio che lui si trovava nell'edificio, e probabilmente Duncan e Scott se ne erano andati. Deglutì a vuoto, mentre delle gocce di sudore iniziarono ad imperlargli la fronte. Era terrorizzato, ma non solo. Quella fiamma di odio e rabbia era tornata a divampare, ma questa volta era travolgente quanto una tromba d'aria, in grado di sradicarlo dal suolo, e persino da quella sua preziosissima ancora -Zoey-. Così accadde.

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