Scesi dalla macchina e mi affrettai a raggiungere il lato del passeggero, per aprire lo sportello ad Harry, aiutandolo a scendere. Lui accettò di buon grado la mia mano e, appoggiandosi ad essa, scese anche lui dall'auto.
Ultimamente guidavo spesso, forse proprio perchè Harry era con me. Prima del suo arrivo mi muovevo quasi esclusivamente a piedi o con i mezzi pubblici, lasciando la mia vettura inutilizzata nel parcheggio sotto casa. "Dove siamo?"
Harry si guardò intorno, spaesato e meravigliato allo stesso tempo.
L'ambiente attorno a noi era da mozzare il fiato, ogni volta che ci tornavo, la sensazione di meraviglia che avevo provato la prima volta che lo avevo visto, si rinnovava in me, più forte e viva di ogni altra cosa.
"Benvenuto ad Hogwarts." Sogghignai indicando il castello con un sorriso.
Era raro trovare una struttura del genere nei dintorni di una metropoli come New York, eppure c'era, spuntava tra le campagne come per magia, sconosciuta da tutti e per questo ancora più preziosa.
"Hogwarts?" Chiese il ragazzo a bocca aperta. Annuii, anche se consapevole di non avere gli occhi di Harry addosso.
"Minerva mi ha sempre raccontato che questo posto è magico, ma penso sia solo un aggettivo che descrive bene il panorama...
Si dice che ci sia stata una battaglia tra bene e male qui, più di mille anni fa, e che le rovine del castello siano state lasciate per commemorare la vittoria del bene. " Raccontai, guardando le macerie coperte da piante rampicanti e fiori di ogni colore.
"È un posto magnifico." Gli occhi del ragazzo erano illuminati da una strana luce, sembrava quasi commosso. In quell'attimo capii che per quanto il panorama attorno a me fosse meraviglioso, Harry lo era di più. I suoi occhi verdi racchiudevano l'intera vegetazione, in un concentrato di sensazioni ed emozioni che mai avevo notato in lui, così forti Era come se quel luogo magico rendesse fatato anche il Potter.
Sorrisi, mentre i suoi capelli venivano scossi dal vento fresco.
Dietro di lui una torre distrutta dal tempo, forse la più alta del castello, ci guardava, quasi compiaciuta della nostra unione. "Sono un uomo pieno di risorse." Mi vantai, avvicinandomi a lui e cingendogli le spalle con un braccio, per attirarlo a me e prendermi un bacio che credevo di aver meritato a pieno.
"Non esagerare." Fece Harry, serio, scansandomi e correndo verso il castello, ridendo come un bambino e facendomi capire che la sua era solo una presa in giro. Sospirai confortato dal suono della sua allegria e lo seguii, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Poi però mi bloccai, ricordandomi qualcosa di fondamentale.
"Harry? Ma tu non hai fame?" Gridai lasciando che il vento facesse da tramite tra me ed il più piccolo, fopo poco la risposta arrivò alle mie orecchie.
"Stiamo un altro po' qui. Prometto che stasera ti cucinerò qualcosa di buono." Gridò, infatti, Harry di rimando, così continuai la mia marcia nella sua direzione, ignorando il mio stomaco che aveva preso a brontolare, per casualità del fato.
"Draco. Vieni a vedere."
Seguii la voce del più piccolo, addentrandomi tra i grandi massi e scavalcando diverse radici, prima di riuscire a scorgerlo, accovacciato in un angolo ancora intatto della struttura. Ero stato molte volte lì, ci ero arrivato a piedi, un giorno, dopo una lezione con Minerva piuttosto disastrosa. Non volevo tornare a casa dai miei genitori, così avevo camminato e camminato, fino a trovarlo. Da quel giorno ci ero tornato più e più volte, esplorandolo in ogni suo anfratto.
"Guarda cosa ho trovato! Sembra un diadema."
Harry mi mostrò con fierezza il suo ritrovamento, ma ahimè, scoppiai a ridere, capendo cosa avesse tra le mani. "Harry, quello è un semplice pezzo di fil di ferro, intrecciato." Dissi ridacchiando ancora. Lui offeso, lanciò il reperto verso il muro e continuò la sua esplorazione.
Lo riuscii a fermare e a trasportarlo di nuovo in macchina solo quando cominciò a fare buio.
"Dai non fare il broncio."
Lo rimproverai, mettendo in moto e prendendo la strada per tornare a casa.
"Possiamo tornarci di nuovo, magari la prossima volta che andiamo da Minerva" Lo rassicurai poi, mettendogli una mano sul ginocchio, la stretta parve rassicurarlo, annuì e si accoccolò sul sedile, prendendo sonno. Lasciai la mia mano sulla sua gamba, permettendo al contatto con il suo corpo, di calmare anche me.
I lampioni ai margini della strada erano accesi e si susseguivano in un infinito percorso di luce, facilitandomi la guida. Sbadigliai. La mattina dopo sia io che Harry saremmo dovuti andare a lezione. Cercai di elaborare un piano d'azione nella mia mente per non impazzire il giorno dopo.
Alzarmi, fare colazione, accompagnare Harry a scuola, andare all'istituto, seguire le mie lezioni...
Preso dai miei pensieri mi ci vollero molti istanti per percepire la vibrazione del mio telefono annunciare una chiamata in arrivo. Tolsi con sofferta consapevolezza la mano dalla gamba del moro e afferrai il cellulare, mettendolo all'orecchio e bisbigliando un pronto per non far svegliare il mio compagno di viaggio.
"Dray?" Blaise sembrava preoccupato, forse dal mio tono prudente.
"Ehi Blaise." Dissi di rimando in tono allegro. "Harry è con te, vero? Continua a non rispondere al cellulare. Ho provato a chiamare a casa tua ma non ha risposto nessuno." Fece agitato. Ridacchiai, buttando uno sguardo verso il diretto interessato, con dolcezza. "Sì, è con me." Feci, calmo. Blaise sospirò dall'altro lato del ricevitore. "Grazie a Dio. Con tutto questo casino della casa e del matrimonio sento di trascurarlo."
Ammise abbassando la voce, e lo immaginai mettersi una mano nei capelli, stringendoli, preso dal senso di colpa. Sospirai. "Blaise. Harry non è più un bambino. Sa proteggersi da solo, ormai." Lo rassicurai e allo stesso tempo lo rimproverai.
"Draco, ha soli 17 anni. Ha bisogno di me e lo sai anche tu. Maledizione. Non so come la prenderà quando gli dirò che dobbiamo trasferirci qui a Chicago." Al sentire le sue parole strinsi involontariamente le dita sul volante, facendo diventare le nocche bianche. Per fortuna non ebbi modo di rispondere, perchè Blaise chiuse la chiamata dicendomi che doveva andare via. Repressi il moto di distruzione che avrebbe voluto che scaraventassi il mio cellulare fuori dal finestrino, e mi concentrai sulla strada davanti a me. Ormai avevamo abbandonato le strade desolate della periferia e ci eravamo addentrati nella piena vitalità della città. Pochi isolati ci dividevano da casa mia, e li percorsi a velocità moderata, voglioso di tornare a respirare l'aria del mio appartamento, dove tutto sembrava poter essere differente ed estremamente più semplice di quello che dovevo affrontare fuori.
Provai a chiamare Harry per farlo svegliare, ma lui sembrava non voler collaborare, così fui costretto a portarlo di peso di sopra.
"Sono troppo vecchio per questo." Sbottai appoggiandolo sul letto. Stetti per spogliarlo e mettergli qualcosa di più comodo addosso, ma dovetti desistere quando sentii bussare al portone. Sospirai. Chi poteva essere? Mi assicurai di chiudere silenziosamente la camera da letto e mi avviai verso l'ingresso con passo annoiato.
Quando aprii la porta però, l'energia cominciò nuovamente a scorrermi nelle vene.
Oppure era mania omicida quella che provavo?
Non indagai, chiudendo le mani a pugno e ringhiando come un cane da guardia verso l'ospite indesiderato, che al contrario, sorrise leggero.
"Posso entrare? Sai sono stato qui tutta la giornata ad aspettarvi tornare, me lo merito..." Tom mi superò senza aspettare la mia risposta. Lasciai la porta aperta e lo raggiunsi. Qualsiasi cosa avesse voluto da me, o da Harry, non la avrebbe ottenuta, quindi perchè continuava a provarci?
"Tom. Devi andartene." Dissi perentorio, avrei voluto sbatterlo fuori con le mie stesse mani, ma allo stesso tempo non volevo toccarlo, non volevo avere neppure un piccolo contatto con lui.
"Dai Dray, perchè fai così?" Tom si avvicinò e automaticamente, io feci un passo indietro, non perchè avessi paura di lui, semplicemente mi disgustava troppo.
"Non ti sarai invaghito di quel moccioso?" Questa volta il suo tono si fece di ghiaccio. Minaccioso e deluso.
"Pensavo foste amici..."
Azzardai cercando di dissuaderlo dal continuare con la sua avanzata e di distrarlo così in qualche modo.
Lui ghignò sprezzante.
"Amici?" Ripetè come se la parola gli risultasse nuova, e avesse bisogno di tempo per assimilarla.
"Mi è sempre stato simpatico, sì. Ma Dray, perchè lui?" Mi rivolse la domanda con tale disperazione che quasi mi fece pena. Subito, lui, approfittando del mio momentaneo punto scoperto, mi spinse a terra, mettendosi a cavalcioni su di me per tenermi fermo. "Lui non può farti godere come farei io." Sussurrò nel mio orecchio deciso a sedurmi in tutti i modi. Forse si aspettava che avrei ceduto, anche solo per togliermelo dai piedi, o probabilmente credeva che usando quelle subdole strategie, sarebbe riuscito davvero a conquistarmi.
"Oh contaci che posso farlo godere più di te. Coglione." Harry guardava Tom in cagnesco, con le mani distese lungo i fianchi, davanti alla porta aperta della camera da letto. Non l'avevo sentito arrivare, e neppure Tom, che sorpreso si voltò verso di lui.
Sorrisi nella sua direzione.
"Harriet. Non pensi che questa situazione sia un po' troppo per te? Draco è un uomo. Ha bisogno di certe attenzioni..."
Il coglione -così definito dal mio amato- continuava a non voler mollare la corda. Sbuffai, infastidito dalla contesa in atto, nessuno dei due sembrò però fare caso a me, troppo presi a ringhiarsi l'un l'altro.
"Draco non è un uomo. Lui è il mio uomo. Quindi ti pregherei di togliergli le mani di dosso e uscire da questa casa." Rimasi a bocca aperta, meravigliato dalle sue parole, pronunciate per la prima volta. Non mi aveva mai definito suo e sentirlo uscire dalle sue labbra mi fece rabbrividire di piacere.
Harry sembrava totalmente controllato, anche se percepivo una certa tensione nella sua voce.
Era ora di reagire. Afferrai Tom per il polso, ribaltandolo e facendolo finire sul pavimento, mentre io mi alzavo e lo sovrastavo dall'alto.
"Hai sentito? Il mio principe è geloso e vuole che te ne vada." Dissi contento, tirandolo sù con la forza e spingendolo verso l'uscita, inerte come un manichino senza vita.
"Non durerà, lui crescerà e se ne andrà lontano da te..." Bisbigliò Tom, sorrisi sghembo. "Probabile. Ma fino a che saremo insieme, stai lontano da lui." Risposi sbattendogli con orgoglio la porta in faccia. Dietro di me, Harry sospirò stanco, mi voltai nella sua direzione, deciso a congratularmi con lui per la presa di posizione, ma non appena il mio sguardo catturò il suo, capii che stava piangendo a dirotto. Mi avvicinai velocemente, ma Harry bloccò la mia avanzata alzando un braccio e mettendolo tra noi, innalzando una barriera invalicabile.
"Lui ha ragione, Draco. Cosa posso darti io?" Chiese guardando il pavimento. Il mio odio per Tom crebbe esponenzialmente. Proprio ora che andava tutto bene, arrivava lui a creare nuovi dubbi e tensioni tra di noi.
"Harry. Quello è un coglione, non pensare a quello che esce dalla sua bocca. Te l'ho detto no? Non ti voglio per il sesso. Ti voglio perchè ti amo. Perchè non lo riesci a capire?" Domandai frustrato. Gli avevo detto più volte cosa provavo per lui, eppure non aveva mai accennato a darmi una risposta. Non che ne avessi bisogno. Harry mi faceva capire ogni istante quanto ci tenesse a me, non mi servivano due parole per confermarlo, solo che mi chiedevo se stessi calcando troppo la mano. Forse con lui stavo correndo troppo. Infondo era solo un ragazzino e ci stavamo frequentando da pochissimo tempo. "Vado a comprare qualcosa da mangiare." Dissi uscendo velocemente di casa, cercando di non sbattere la porta alle mie spalle e pregando che Tom se ne fosse andato via. Fortunatamente quella sottospecie di individuo dannoso non sembrava essere in giro. Sospirai e correndo giú per le scale mi avviai in direzione di un ristorante a pochi isolati di distanza dal mio appartamento. Mi sentivo in colpa per aver lasciato Harry in lacrime, ma aveva bisogno di riflettere senza la mia presenza. Entrambi dovevamo decidere quale piega dare alla nostra situazione. Io ovviamente lo avevo già fatto. La mia vita con Harry era estremamente più rosea, eppure lui sembrava ancora non sapere quale fosse la scelta giusta. Sospirai entrando nel locale e chiedendo la prima cosa letta sul menù.
Dieci minuti e mille pensieri sconnesi dopo, il cameriere mi portò ciò che avevo chiesto, e pagando, ripresi la strada di casa.
Harry mi aspettava seduto sul tappeto davanti al divano, aveva acceso la musica e se ne stava a guardare un punto fisso davanti a lui. Lasciai la busta con il cibo per terra davanti a lui e mi sedetti anche io.
"Mi dispiace. Sono un cretino." Mormorò giocherellando con la cerniera della felpa che so era messo addosso, chiudendola ed aprendola più volte. Sospirai. "Non devi scusarti. Vorrei soltanto che capissi quanto ci tengo a te. Niente di più." Feci in risposta. Harry annuì, poi gattonando verso di me, mi abbracciò con trasporto.Erano passate due settimane esatte da quel giorno. Blaise aveva chiamato qualche giorno prima, avvisandomi che sarebbe rimasto a Chicago per un altro paio di giorni, a causa di alcuni ritardi con gli appuntamenti per la nuova casa. Harry ancora non ne sapeva nulla e avevo proibito a Blaise di accennare all'argomento trasferimento, sia perchè volevo tentare di fargli cambiare idea, sia perchè temevo che la notizia lo avrebbe portato a non dare il meglio di se ai provini con la Juilliard, previsti per quella stessa sera.
Harry aveva passato i pomeriggi, alternando gli allenamenti con Minerva a quelli con me, e dovevo ammettere che era migliorato davvero tanto. Ormai marzo era alle porte e la fine della scuola si avvicinava sempre di piú, rendendo l'ambiente in casa sempre piú elettrico. "Draco! Dov'é il mio borsone?" Gridò Harry, affacciandosi affannato dal bagno, con i capelli ancora bagnati per via della doccia appena fatta ed il busto scoperto. Abbassai il libro di scuola che avevo tra le mani e lo fissai incredulo.
"Marmocchio lo hai preparato stamattina e lo hai messo nell'ingresso." Gli dissi annoiato. Lui si sbatté una mano sulla fronte e con solo l'asciugamano, corse verso l'ingresso. Trattenni il respiro.
"Puoi evitare di gironzolare mezzo nudo per casa? Ho un autocontrollo da mantenere." Imprecai cercando di mantenermi incollato al divano. Se mi fossi alzato Harry avrebbe dovuto dire addio ai suoi provini, perché lo avrei tenuto attaccato al letto per le prossime ore.
Il ragazzo arrossì e corse di nuovo verso il bagno, assicurandosi di chiudere rumorosamente a chiave. Sorrisi. Era cosí innocente.
Guardai l'orologio. Erano le tre del pomeriggio e alle quattro e mezza avremmo dovuto essere alla Juilliard. Chiusi il mio libro e decisi di andare anche io a prepararmi. Tanto Harry non sarebbe uscito dal bagno per i prossimi quaranta minuti.
Aprii l'armadio e cercai qualcosa di sobrio, optando per una felpa amarando abbinata al mio fedele paio di skinny neri e delle scarpette da ginnastica bianche.
"Draco!" Gridò Harry dal bagno, mentre mi aggiustavo i capelli davanti allo specchio in camera mia.
Troppo pigro per raggiungerlo, decisi di non rispondere alla sua chiamata, sapendo che in quel modo sarebbe venuto a cercarmi. Infatti qualche attimo dopo, eccolo lì, attaccato allo stipite della porta, come un cucciolo smarrito. "Come dovrei fare i capelli?" Chiese indicandomi la massa informe, li aveva asciugati normalmente ed ora ricadevano disordinati sulla sua fronte. Sospirai dandomi un'ultima occhiata e prestandogli soccorso fingendomi infastidito. Lo trasportai in bagno dove mi accolse una nube di vapore che mi fece tossire all'istante. Mi affrettai ad aprire la finestra, con un Harry che continuava a guardarmi imbarazzato. Aveva messo la sua tuta preferita nera e le scarpette dello stesso colore, allacciate con meticolosa perizia. Sorrisi, aprendo l'anta del mobiletto sotto al lavandino e afferrando un tubetto di gel che utilizzavo spesso per mantenere a bada i miei capelli durante i saggi. Trascinai dolcemente Harry davanti a me e lasciai che le nostre due figure si riflettessero nello specchio. Modellai le ciocche corvine di Harry fino a farle piegare al mio volere, con il risultato decisamente sexy di un Harry con i capelli portati indietro e la fronte pallida e meravigliosa scoperta. Mi concentrai sul contare i battiti del mio cuore per non soccombere alla sua bellezza. Diavolo, mi sentivo un allupato in cerca di qualcuno da stuprare.
"Dici che così vanno bene?" Chiese il più piccolo con una smorfia di tensione, girandosi di qua e di là in cerca dell'angolazione giusta per specchiarsi. Lasciai il tubetto di gel sul lavabo e afferrai Harry per le spalle, in modo che si girasse verso di me, mentre la sua schiena si appoggiava con leggerezza al ripiano dietro di lui.
"Harry. Sei stupendo. Sei un ballerino magnifico, ed andrà tutto bene. Okay?" Dissi guardandolo negli occhi. Lui annuì, così gli diedi un bacio a stampo sulle labbra, prima di uscire dalla stanza. Fui seguito dai sospiri agitati del moro, che mise la giacca della tuta, il borsone in spalla e il cellulare in tasca e si avviò con me verso l'esterno.
Arrivati nell'ingresso della Juilliard fui costretto a sostare su una di quelle scomode sedie di plastica dura, mentre ad Harry diedero le dovute istruzioni per accedere all'interno ed aspettare il suo turno insieme agli altri ballerini presenti.
"Lui non può entrare con me?" Aveva chiesto Harry alla ragazza addetta ai provini, subito dopo aver compilato alcuni moduli all'entrata.
"Mi dispiace, possono passare solo i partecipanti effettivi." Si era scusata lei, così ora mi ritrovavo da solo. Ad aspettare.
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Romantica || Drarry
Fanfiction"Blaise? Mi stai chiedendo di aiutare tuo fratello con la danza?" Chiesi fermandolo prima che le sue parole raggiungessero livelli estremi di inutilità. "Capisco se rifiuterai..." Cominciò, ma io scossi la testa. "Per te farei questo ed altro." Ris...