Capitolo 28 -Harry-

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"Benvenuti nella nostra base centrale di Chicago." Cedric sorrideva gioviale, mentre nel mio cervello continuavo a pensare che fosse tutto uno scherzo. Mio fratello aveva chiamato uno dei suoi per scortarci alla base centrale? Con la fronte aggrottata per la confusione e la mano di Draco appoggiata sulla mia schiena, mi guardai intorno. Eravamo in un grande stanzone pieno di scrivanie, disposte a poca distanza tra di loro. A dividerle vi era un ampio corridoio, alla fine del quale si poteva vedere una grande porta di vetro. Dietro di essa una specie di sala conferenze, con un tavolo ovale enorme, attorniato da sedie. Fu lì che Cedric ci condusse, chiedendoci di accomodarci e di aspettare. "Che diavolo sta succedendo?" Chiese Draco, coraggioso del fatto che non fossimo ancora morti. Cedric sospirò e appoggiandosi al tavolo, ci guardò con aria di scuse. "Ragazzi, mi sembrate davvero delle persone simpatiche, ma io non posso dirvi davvero niente." Si scusò per poi prendere il cellulare e digitare qualcosa sullo schermo.
"Sappiate solo che qui siete al sicuro. Vi lascio soli per cinque minuti. Non combinate casini." Mise il cellulare nella tasca del suo jeans chiaro e abbandonò la sala. Lo seguii con gli occhi fino a quando non lo persi di vista tra le decine di scrivanie. Mi alzai. "Al sicuro? Non ci sto capendo davvero niente." Sbottai infastidito.
"Dovevo darti ascolto. È stata una pessima idea. Pessima. Pessima."
"Harry. Non è affatto il momento di perdere la testa. Rifletti. Come siamo arrivati qui?"
Chiese alzandosi anche lui e cominciando a camminare su e giù davanti a me.
"Non lo so, i vetri erano troppo scuri." Sbottai.
"Non ti sembra strano? Voglio dire, non ti sembra strana tutta questa privacy per un covo di criminali?"
"Strano? Non è che di norma io sappia come sia un covo di criminali, Dray."
Mormorai arricciando le labbra con disappunto.
"Comunque credo che dovresti startene in silenzio, questo posto è pieno di telecamere, le ho viste mentre entravamo."
Continuai a parlare, tornando a sedermi, mentre la testa non accennava a smettere di girare.
"Sì, lo avevo notato anche io." Sbuffò il biondo. Mi presi la testa tra le mani e cominciai a borbottare a bassa voce, sgridandomi più volte per la stupida decisione che avevo preso. Stavo mettendo in pericolo Draco e se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato. "Sta tornando." Quello di Draco fu un sussurro talmente fioco che non capii nemmeno cosa avesse blaterato. Un attimo dopo, però, Cedric entrò nella stanza, avvicinandosi a noi con una cartellina nera tra le mani.
"Allora, avrei bisogno di un paio di firme... sapete, per la riservatezza..." Ci avvisò aprendo la cartellina e facendo scivolare due plichi di fogli sul tavolo, poi ci mise sopra due penne e ci fece segno di fare ciò che aveva detto. "Riservatezza?" Chiesi a mezza voce.
"Beh sì, non preoccupatevi, sono solo precauzioni."
"Gesù, Diggory!" Blaise, con una mano tra i capelli entrò nella camera a passo svelto.
"Non vedi che sono terrorizzati! Vai a prenderti un caffè e porta via queste carte!"
"Ma, sai che la procedura..."
Provò il povero ragazzo, ma Blaise lo liquidò con un cenno della mano.
"Ne parliamo dopo, ora porto questi due nel mio ufficio." Disse fermo e serio come poche volte lo avevo visto.
Cedric annuì e sparì velocemente.
"Venite. Qui ci sono troppi occhi indiscreti."
Avrei voluto replicare con qualche frase puramente ironica, ma non avevo lo spirito e la forza necessari per dire qualsiasi cosa, quindi mi limitai a seguire mio fratello. Draco era a pochi passi da me, sentivo la sua presenza alle mie spalle.
Sapevo che in quel modo avrebbe facilmente potuto agire nel caso fossi crollato.
A quanto pareva, la sala non era l'unico spazio della base di Chicago...
Me ne resi conto quando Blaise prese a camminare per un piccolo corridoio che era invisibile dal resto del grande salone pieno di scrivanie.
Su i due lati c'erano varie porte, sulle quali vi erano affissi dei cartellini. Non riuscii a leggere cosa ci fosse scritto sopra, dato che mio fratello camminava a passo svelto, impedendo ai miei occhi di concentrarsi sulle parole. Ci fermammo davanti ad una delle ultime e Blaise la aprì con disinvoltura, facendoci cenno di entrare, per poi richiudersela alle spalle. Quello che avevamo davanti era un ufficio come tanti altri, non tanto diverso da quello che Blaise aveva a casa sua. Non c'erano finestre e la stanzetta era piuttosto piccola, anche se le pareti chiare e un paio di quadri dai soggetti astratti, la rendevano piuttosto accogliente. Una piccola libreria era addossata alla parete meridionale e una scrivania in legno massiccio era posizionata al centro della stanza, spostata verso il fondo di essa. Blaise si andò a sedere dietro di essa, non prima di essersi assicurato che noi ci sedessimo sulle due sedie dall'altro lato. "Mi risparmierò la ramanzina sulla vostra presenza qui, dato che credo di esserne in parte il responsabile, ma mi spiegate come avete fatto a scoprire dell'Organizzazione?" Il tono di voce di mio fratello era piatto e privo di grandi emozioni, come se fosse stato abituato a non far trapelare nulla di quello che provava.
"L'ho scoperto io, facendo un bilancio del Durmstrang." Ammise Draco, affrontando con sguardo glaciale la figura del suo migliore amico. Rabbrividii, mentre quest'ultimo annuiva capendo la situazione.

Romantica || DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora