CAPITOLO 8 - INTERFERENZE TELEFONICHE

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Meg

«Mammaaaaaa! Dov'è il mio vestitino a maniche lunghe magenta di Top Shop?» urlai dalla mia camera per farmi sentire.

Ogni benedetta volta che tornavo a casa non ritrovavo qualcosa che sicuramente si era messa lei senza dirmi nulla.

Non ottenendo risposta, abbandonai l'abito grigio ardesia, che avevo tolto dalla gruccia dell'armadio in rovere specchiato, sulla pila di panni che avevo creato sul mio letto con la spalliera rettangolare in ferro battuto.

Uscii dalla camera percorrendo lo stretto corridoio su cui si affacciavano le stanze mie e di mia madre ed il bagno a tre elementi, raggiungendo il piccolo salottino dove il divano a due posti color tortora, ravvivato da cuscini azzurro tiffany, come anche le tende, svettava al centro della stanza, sopra un tappeto della medesima tonalità. La tv incassata nella libreria a muro che arrivava fino al soffitto era spenta, e nessun segno di vita sembrava provenire da quelle quattro mura, fino a quando il trillo del timer del forno, accompagnato dall'intenso odore della Apple Pie, specialità di mia madre, non mi fecero ricredere.

Superai l'arco che separava il soggiorno dalla cucina, dove trovai la ladra di abiti intenta a tirar fuori la torta sopracitata, andandola ad adagiare sulla grata in ferro posta sul top in granito bianco, in contrasto con il grigio cadetto dei pensili.

«Mamma, sono tre ore che ti chiamo!»

I suoi riccioli biondo cenere, come i miei, racchiusi in una crocchia disordinata, svolazzarono mentre voltava il capo per potermi guardare da sopra la spalla con quelle sue due acquemarine che si illuminarono nel vedermi.

«Oh, scusami, tesoro, avevo le cuffiette e non ti ho sentita», mi spiegò, togliendo gli auricolari dalle orecchie e spegnendo il suo i-pod.

Era irrecuperabile, aveva sempre la mania di pulire e cucinare ballando o canticchiando.

«Ti ho chiesto se hai preso tu il mio vestito magenta.»

Si girò completamente nella mia direzione, pulendosi le mani sul grembiule a fiori legato intorno alla vita sopra a dei pantaloni neri a palazzo, ed una maglia a maniche lunghe di lana color corallo, impreziosita da del pizzo ad adornare il girocollo ed i polsini delle maniche.

"Perché era rivestita di tutto punto?!? Era una bellissima donna, questo andava detto, che nei suoi 48 anni amava ancora prendersi cura di sé, ma di certo non lo faceva quando era in casa a cucinare torte! Qualcosa qui mi puzzava."

«Devi per caso uscire con qualcuno?» chiesi spiegazioni.

«Ma, no, tesoro, che cosa te lo fa pensare?» rispose sbattendo le ciglia con fare innocente.

"Ok, decisamente nascondeva qualcosa."

Assottigliai gli occhi per metterla all'angolo. «Certo, come, no! Ed infatti è del tutto normale che ti rivesti mentre fai la Benedetta Parodi in cucina.»

Serrò le labbra delineate da un rossetto nude, iniziandosi a guardare intorno in cerca di qualcosa da fare pur di deviare la mia domanda, ma ci pensò il campanello della porta a trarla in salvo.

«Oh, chi sarà mai? Vai tu, Meg, io finisco di risistemare la cucina», mi ordinò, salvandosi in corner per il momento; dopo avremmo fatto i conti.

Tornai sui miei passi, spingendomi in direzione dell'ingresso infastidita da quel suo fare circospetto, al punto che non pensai neppure di guardare oltre lo spioncino per controllare chi potesse essere, aprendo invece direttamente la porta.

Mi trovai davanti un bomber di pelle imbottito che avevo già visto altre volte ma, incredula del fatto che potesse trattarsi di chi pensavo, feci scorrere i miei occhi verso l'alto, passando per due spalle ampie, fino a giungere ad un sorrisetto smaliziato e ad un paio di occhi blu di persia che confermarono le mie supposizioni.

RICOMINCIAMO/INIZIAMO (VOL.3 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora