CAPITOLO 22 - VOLTARE PAGINA

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Luke

«Ehi, Luke, non è che hai qualcosa da sgranocchiare nel frattempo?»

Sbuffai spazientito, passando la pezza che avevo tra le mani sull'ultimo tavolo. «Matt, non è un dannato self service, quindi tieni giù le mani dalla roba dietro il bancone!» gli intimai senza voltarmi, stendendo una delle tovaglie rosse e iniziando ad apparecchiare.

«Ma come facevi a sapere che stavo prendendo i salatini? Che hai davvero gli occhi dietro la testa?» domandò stupefatto il mio coinquilino dalla fame insaziabile.

Lisciai con le mani le pieghe che si erano venute a creare sulla stoffa di lino appena adagiata, prima di ruotare la testa e guardarlo da sopra la spalla. «No, è che ogni benedetta volta che vieni qui ti mangi metà del locale. Cos'è, la tua padrona non ti dà abbastanza croccantini per cena?» lo punzecchiai ironico.

Girò sullo sgabello per puntarsi nella mia direzione, sfoggiando un sorriso lascivo. «Oh, no, mi sfama eccome la mia principessa e altrettanto faccio io con lei», ribatté passandosi la lingua sul labbro inferiore, rendendo fin troppo palese la sua allusione.

Roteai gli occhi, afferrando alcuni piatti bianchi in ceramica, con un ricamo arzigogolato porpora al centro, e iniziandoli a distribuire lungo tutta la lunghezza del tavolo. «Ora ti fai lo splendido perché non è qui con noi ma, se ti sentisse, ti metterebbe a cuccia in tre secondi», gli rammentai proseguendo nel lavoro.

«Ah, ma io la amo ancora di più quando mi risponde a tono», dichiarò trasognante.

Risi tra me e me, ripiegando uno dei tovaglioli sopra cui andai ad adagiare le posate appena lucidate. «Te sei un dannato masochista, lo sai? Dovresti farti vedere da uno bravo per questa tua perversione», continuai a pungolarlo imperterrito; ormai lo avevamo del tutto perso.

«Ha parlato l'uomo a cui piacciono quegli strani pigiami a forma di animale che si mette Ollie!» mi rimbeccò in quell'infinito scontro verbale ilare.

«Touché!»

Non avevo davvero altro da aggiungere, in fondo era vero: adoravo quei pigiamoni non tanto in sé, ma perché erano una delle prime manifestazioni del modo di fare estroso di Ollie e che era stato lo spunto per la creazione del suo nomignolo.

"Spero stia bene... spero davvero stia bene."

Avevo voglia di sentirla, ma per il momento era il caso di lasciarla sfogare con la sua migliore amica, e io purtroppo non potevo fermarmi un secondo quel giorno.

«Comunque volevo dirti grazie... » la voce di Matt catturò la mia attenzione, sviandomi da quei pensieri.

Passai al secondo tavolo, stendendo un'altra tovaglia sulla superficie rettangolare in legno. «Per cosa, scusa?» chiesi, rivolgendogli una rapida occhiata in tralice e trovandolo a passarsi una mano dietro alla nuca, mentre l'altro braccio era rilasciato lungo il bancone.

«Beh... per come è andata con Meg, il passaggio in auto e tutte le cose che mi hai detto... insomma... in questi giorni non abbiamo avuto molto modo di parlare, quindi grazie!»

La mia bocca si piegò inevitabilmente in un sorriso per quei ringraziamenti un po' goffi forse, ma sicuramente sentiti, anche se in realtà non avevo bisogno di riceverli, perché in passato era stato lui ad aiutarmi, prendendomi a pugni anche, ma cercando di darmi una raddrizzata per come poteva, evitando che mi lasciassi affogare dalla nostalgia e i rimpianti. «Figurati! Anche se credo dovresti ringraziare più Ollie che me. È per merito suo se abbiamo trovato la tua donna in fuga.»

Quella ragazza per me era straordinaria, si faceva sempre in quattro per chi amava.

«A proposito di Ollie! Non mi hai detto che avete fatto quel giorno quando ci avete lasciato da soli», insinuò con tono malizioso.

RICOMINCIAMO/INIZIAMO (VOL.3 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora