CAPITOLO 21 - IL PRIMO AMORE

4.4K 269 397
                                    

Ollie

"Ti raccontai un paio di anni fa che la mia storia d'amore non aveva trovato da subito il suo lieto fine. Prima di tuo nonno ci fu un altro uomo di cui mi innamorai perdutamente, o forse lo amai perché non conoscevo altro oltre a lui.

Si chiamava Leonardo, ma per me era semplicemente Leo, con quei suoi capelli biondo cenere e gli occhi scuri in cui mi perdevo. Viveva nella casa di fronte alla mia ed era il figlio del fornaio di un piccolo paesino abruzzese vicino Teramo in cui vivevamo. Il nostro era uno di quei classici rapporti di amicizia, che, con l'avanzare dell'età adulta, si era tramutato in un genere di affetto più profondo.

Ancora ricordo del nostro rifugio segreto nel capanno degli attrezzi di mio padre quando giocavamo a nascondino con gli altri bambini del quartiere. Suonerà strano per te, ma nella mia infanzia non c'era molto tempo ludico per i bambini e tanto meno giochi elaborati come quelli di cui disponete voi oggi. Ma quelle poche ore che ci era concesso ritagliarci, se lui non doveva aiutare il padre al forno di famiglia, o io mia madre nelle faccende di casa o nell'orto di mio padre, lo passavamo sempre insieme. Eravamo inseparabili. Ma come già detto, crescemmo, e iniziai a scrutarlo di nascosto da dietro le tende di casa mia, quando usciva con i suoi amici, con un altro genere di interesse.

Francamente non credevo che lui ricambiasse i miei sentimenti, anche se le nostre madri già pregustavano l'idea di un nostro futuro matrimonio, ma con l'adolescenza ci eravamo un po' allontanati e lui era più dedito ad uscire con i ragazzi la sera, dopo il lavoro, che non a stare un po' con me a chiacchierare come eravamo soliti fare. Ma proprio una di quelle notti, quando stavo rientrando con la cesta di panni in mano, che ero andata a ritirare poco prima, sbucò all'improvviso dietro l'angolo di casa mia, mi riportò in quel capanno che era stato l'unico nostro posto sicuro e, nell'oscurità in cui eravamo avvolti, mi diede il mio primo bacio. Fu un bacio un po' goffo, che durò pochissimo, anche perché non ci era concesso stare da soli senza che almeno un parente fosse presente. Ribadisco che suonerà strano per te, ma quelli erano altri tempi, in cui un uomo e una donna non ancora sposati non potevano uscire insieme senza quello che si potrebbe definire un accompagnatore.

Solo due giorni dopo scoprii il perché di quel bacio. La guerra era scoppiata da poco, e lui era stato chiamato alle armi. Partì, come anche mio padre e buona parte degli uomini della città, a causa anche dei rastrellamenti messi in atto dai tedeschi, e ci ritrovammo ad essere una città fantasma, composta solo da anziani, donne e bambini.

Molti ragazzini dovettero abbandonare la scuola, poiché recarsi nella città vicina non era più sicuro. Io non ero tra loro, dal momento che mio padre mi aveva costretta a interrompere gli studi l'anno prima, ritenendo fosse più importante dare una mano in casa e nei campi, anche se sapeva che quella era una cosa a cui tenessi molto; mi era sempre piaciuto studiare. Quegli anni furono a dir poco terribili. Tremavamo quando vedevamo arrivare quelle giubbe nere alla ricerca di combattenti britannici o partigiani. Alcuni di loro si erano nascosti nei boschi vicini, in attesa di potersi ricongiungere con il loro esercito. Io, insieme ad altre donne della città, li sfamammo di nascosto, anche se mia madre, mia nonna e le mie zie erano assolutamente contrarie a quelle mie imprese notturne, con il terrore che potessi essere scoperta, ma alla fine trovavo sempre un modo per sgattaiolare fuori di casa. Forse ero un'incosciente, ma ritenevo che quello fosse il minimo che potessi fare per quegli uomini che lottavano per tutti noi, mettendo a repentaglio le loro stesse vite e rischiando di non rivedere mai più i loro cari. E, purtroppo, per molti di loro, andò così.

I giorni e poi gli anni passarono, sotto il rumore assordante dei bombardamenti e la paura di non poter più rivedere i nostri familiari. Gli scrissi molte lettere, ma tornarono indietro a malapena due risposte, ma anche quello era normale. Molte probabilmente erano andate perse e non avevo di certo il lusso di un telefono cellulare per avere sue notizie.

RICOMINCIAMO/INIZIAMO (VOL.3 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora