EPILOGO (PRT.1)

5.3K 311 881
                                    

8 anni dopo...

Luke

«Ok... io ci rinuncio! Non so come cavolo si allacci questo coso infernale!» borbottai facendo scivolare via la cravatta da intorno al colletto alzato della camicia bianca, scagliandola a terra sul tappeto color panna della camera e facendo scoppiare a ridere il mio amico che se ne stava stravaccato sul letto matrimoniale alle mie spalle.

«Io ti avevo detto che era meglio un papillon già pronto con la chiusura dietro», mi canzonò divertito dalla mio centesimo tentativo fallito con quel pezzo di seta nero che mi domandavo per quale assurdo motivo al mondo un uomo volesse indossare se non per impiccarsi.

Lo fulminai con uno sguardo attraverso l'anta a specchio dell'armadio in legno scuro che si trovava davanti a me. «Certo, così sarei sembrato ancora di più un perfetto idiota!» controbattei alla sua proposta, che avevo assolutamente escluso settimane prima.

«E tu credi che Ollie, vedendoti conciato così, non si metterà a ridere ugualmente? Secondo te quale sarà la prima cosa che ti dirà non appena ti vedrà?»

Incurvai le labbra verso l'alto al pensiero del mio topino che si sarebbe sicuramente fatto beffe di me. «Che sembro un pinguino», risposi sghignazzando.

In fondo era quello che pensavo del mio stesso riflesso, avvolto in un pantalone sartoriale nero carbone con giacca abbinata; almeno ai piedi avevo le mie amate converse.

Matt si tirò su dal letto, venendomi incontro e raccogliendo da terra l'oggetto che avevo gettato poco prima, andandolo a posare sul comò in rovere della mia vecchia stanza nella casa dei miei nonni. «Dai retta a me... » iniziò, slacciandomi i bottoni del colletto per riabbassarlo e lisciarlo con attenzione. «Ollie ti aveva detto che se volevi potevi andare al matrimonio con una delle tue solite magliette a maniche corte. La cravatta non ti serve, quello che vuole trovarsi ad attenderla sull'altare sei soltanto tu», mi consigliò uno dei miei due testimoni, dandomi una pacca sulla spalla.

Aveva ragione, a Ollie le formalità non interessavano di certo. Non avevamo mai pensato fino a quel momento a sposarci perché non ci fregava assolutamente nulla di un pezzo di carta. Il nostro amore era sancito ogni giorno da gesti quotidiani e quello era tutto ciò che contava. Ma adesso era sopraggiunto un buon motivo per fare quel passo e dovevamo fare di tutto per riuscire nel nostro intento.

Dopo la sera dell'ultimo dell'anno non ci eravamo mai più lasciati. Nonostante il suo problema di cercare lavoro in qualunque parte del mondo, di cui mi aveva parlato immediatamente, altrettanto celermente era arrivata la soluzione: a quanto pare il suo amico pomposo francese aveva un conoscente della sua famiglia che possedeva una galleria d'Arte a Parigi ma, il suo socio italiano, ne stava aprendo una qui nel nostro paese, e fu così che la assunsero come stagista per promuovere sia la loro nuova apertura, sia dei promettenti artisti ancora sconosciuti. Furono talmente soddisfatti del suo lavoro e della passione che ci metteva in ciò che faceva, da assumerla al termine di quei sei mesi con un contratto a tempo indeterminato.

Ero felice per lei, anche quando doveva andare fuori per un paio di giorni a causa dei suoi impegni; era riuscita a unire il suo amore per la fotografia con la sua laurea. Anche se, andava detto, che negli ultimi anni viaggiava meno, a causa di un cambio improvviso nelle nostre vita.

«Papààààààà!»

Ecco appunto!

Mi voltai in direzione della porta, trovandomi davanti la mia piccolina corrermi incontro, aggrappandosi alla mia gamba come un koala.

"Tutta sua madre!"

Mi misi in ginocchio per portarmi alla sua stessa altezza, sistemandole la fascia rosa confetto con un fiocchetto bianco al centro, che teneva in ordine quei suoi boccoli color cioccolato che le scendevano morbidi sulle spalle. «Topina, non dovresti essere con la mamma?»

RICOMINCIAMO/INIZIAMO (VOL.3 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora