CAPITOLO 3 - UNA CASA NORMALE

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Matt

«Sì... ho fatto la rinuncia agli studi!»

Nell'udire quelle parole, mi allargai in un sorriso d'orgoglio. Molti forse avrebbero pensato che Luke fosse stato un pazzo a compiere una scelta simile, ma francamente ritenevo che non esistesse un obbligo scritto che imponeva di dover fare l'università, soprattutto per chi, come lui, stava studiando, con scarsi risultati, qualcosa che detestava. E poi il mio amico aveva ormai altri progetti in mente.

«Bravo, cazzo! Hai cacciato le palle, amico, per compiere questo passo!» mi congratulai, alzandomi dallo sgabello per dargli una pacca, un po' troppo forte forse, sulla spalla.

Si massaggiò il punto in cui lo avevo colpito, chinando la testa; non era tipo a cui piacevano i complimenti.

«Sì... diciamo che erano soldi buttati ogni anno quelli per le tasse universitarie. Ormai ho capito che voglio fare altro, come ben sai.»

Stava davvero cambiando quel ragazzo. Non era più lo stesso che dovevo andare a raccattare stramazzato su di un bancone, per il troppo alcool ingurgitato, quando non voleva pensare. Quei mesi in cui lui ed Ollie avevano messi in standby la loro situazione gli stavano servendo molto. All'inizio, qualche volte, era ricaduto nelle sua vecchia abitudine della bottiglia di rum, ma una sera, circa un mese dopo la partenza di Ollie per Londra, in cui aveva potuto rivederla e salutarla prima che si dirigesse da Meg, aveva abbandonato quel rifugio che era la sua stanza, e mi aveva fatto una semplice richiesta: ti va una birra?

Ci bevemmo davvero solo una birra al pub quella sera, chiacchierando del più e del meno e, tra un sorso e l'altro, mi raccontò qualcosa in merito ai suoi genitori, di come li avesse persi da piccolo, e di come ciò avesse mandato all'aria la sua relazione. Non era sceso eccessivamente nei dettagli, ma era normale che fosse così; tra uomini non ci si lasciava mai troppo andare.

Per metterlo a suo agio, gli avevo parlato anche io di me, della mia infanzia ed adolescenza, rivelandogli anche che le mie intenzioni con Meg erano serie. Sarà stato che ci trovavamo entrambi sulla stessa barca, ovvero quella per chi non può avere al proprio fianco chi vuole, ma credo che quella serata fece bene ad entrambi. Anche se, rientrando a casa verso l'una, non resistetti nel chiedergli se dopo quel momento di confessione si aspettasse che lo invitassi a cena fuori e che gli regalassi dei fiori. Ovviamente mi aveva mandato a fanculo ridendo, ma non ci potevo fare nulla, ero fatto così, ed alleggerire le situazioni era la mia specialità.

Da quel giorno aveva iniziato a darsi una raddrizzata, che lo avevano portato a prendere quella decisione per poter realizzare un altro obiettivo che era in ballo da un po' di tempo.

«Ma oggi non era anche il giorno in cui vi dovevano dare conferma per quella faccenda con la banca?» lo incalzai.

Alzò gli occhi al cielo per la mia insistenza, ma questa volta non dovetti starlo a pregare, svelandomi subito ciò che volevo sapere. «Sì, abbiamo firmato i documenti questa mattina io ed Alessio... l'Ascensore è ufficialmente nostro

Gli rifilai una seconda sberla sulla spalla, questa volta più forte della prima, preso dall'eccesso di entusiasmo; ero troppo su di giri per loro.

La scelta di abbandonare gli studi da parte di Luke non era stata motivata dal semplice fatto che si fosse stancato, ma perché due mesi prima, quando Roberto, il vecchio proprietario del locale, li aveva informati che aveva deciso di vendere per andarsene in pensione, lui ed il suo amico si erano fatti avanti per acquistarlo. Quel vecchiaccio era affezionato a quei due ragazzi che lavoravano per lui da anni e, non avendo figli a cui passare l'attività di famiglia, era stato più che felice di poter cedere il lavoro di una vita a qualcuno che conoscesse bene e che ci tenesse quanto lui a quel luogo.

RICOMINCIAMO/INIZIAMO (VOL.3 - COMPLETATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora