Vetri come prigioni

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Vetri cari, che il freddo
fermate là fuori,
mi separate dall'aria
che vorrei assaporare
ma son obbligata sol a sognare.
Quant'è brutto aver avuto la febbre
e, in salute, attender tra quattro mura
la possibilità d'uscire,
che spesso è tanto scontata
quanto ogni abitudine nostra
ma è una grande opportunità
di vivere ancora e meglio.
Vetri miei cari, regalatemi il fresco
che là fuori si azzuffa con le nubi
che ridon fugaci scostandosi
e il sole così invade la mia stanza,
dilania il mio cuore,
gelido e straziato, bramoso ed errante,
miei cari vetri, apritevi sul mondo,
lasciate che i miei occhi viaggino
ancora. Il residuo d'un malanno
fermarmi non può,
io amo quel freddo che divora
le strade, io cerco quel freddo
che quando esci t'assale.
Vi prego, miei vetri,
aiutatemi voi,
voglio uscir e da fuori
salutarvi ridendo
felice.

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