CAPITOLO 35

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-Alexandra sei pronta?- ulrò Imma dal piano di sotto

-Si, quando infilo le scarpe e scendo- urlai anch'io in risposta. Quel pomeriggio saremmo dovute andare a scegliere il vestito. L'altro giorno per impegni vari di Imma non andammo. Ero emozionata all'idea di entrare in un negozio di abiti da sposa e di sceglierne solo uno tra tanti, sono sempre stata appassionata di abiti da sposa. Quando ero una ragazzina sfogliavo i cataloghi dei negozi che li vendevano e dicevo a mia madre indicando il modello che mi piaceva "Quando mi sposerò indosserò un vestito così" e lei mi rispondeva "Ancora ce ne vuole di tempo, fin quando ti dovrai sposare ne usciranno di nuovi modelli" e infatti aveva ragione, da quel tempo fino ai tempi di oggi sono usciti tanti nuovi modelli di abiti da sposa, da quelli semplici a quelli pieni di perle e brillantini, quasi da farti sembrare una principessa. Il mio sogno era di indossare un vestito stretto dal busto e poi larghissimo di sotto, magari con una bella coda lunga e gli altri particolari non contavano. Scesi le scale e raggiunsi Imma che stava già fuori dalla porta, quando mi vide si girò per sorridermi e ci avviammo in macchina.

-Come ti senti? Cioè le tue emozioni come sono?- chiese mantendo lo sguardo fisso sulla strada, non sapevo che rispondere, erano tante le mie emozioni: felice, emozionata, ansiosa e anche preoccupata. Mi preoccupava il fatto di non trovare il vestito che sognavo da tempo. Notai che la donna aspettava una risposta da me e così feci.

-Beh...Uhm, sono emozionata, ma anche preoccupata- le mie mani vennero torturate da me stessa mentre parlavo

-Perchè preoccupata?- mi chiese guardandomi per un momento

-Beh, da tempo ho in mente un abito da sposa ben preciso e se oggi non lo trovassi, sarei persa- quasi piagnucolai. Imma mi rivolse un sorriso di conforto.

-Non so, ma io e te ci somigliamo- rise per poi continuare -Quando andai  a scegliere il mio vestito di nozze fui nella tua stessa situazione- rise ancora e io l'accompagnai. Il resto del viaggio fu abbastanza piacevole, parlammo del più e del meno.

-Eccoci- disse quando parcheggiò la macchina, mi girai e notai un negozio con vestiti da sposa in vetrina, i miei occhi brillarono a quella vista. Due vetrine enormi con dentro vestiti stupendi, capii che sottovalutai un po' troppo Londra, cioè in quella città avrei potuto trovare tutto quello di cui avevo bisogno.

-Ti piace?- chiese

-E' stupendo, quei vestiti in vetrina lo sono- risposi con lo sguardo rivolto verso le vetrine

-Ti ho portato nel miglior negozio di abiti da sposa che Londra possa avere- affermò

-Mi sarebbe bastato anche un semplice negozio- mi rivolsi verso di lei e le sorrisi

-Se io e te ci somigliamo, questo è quello di cui hai bisogno. Io ho preso qui il mio abito, quindi non lamentarti- mi scherzò e si mise a ridere rumorosamente. Quanto potevo amare mia suocera? Tanto. Fin dal primo giorno mi accolse a casa sua con quel sorriso che mai nessuno glielo tolse. Quando i miei si trasferirono in Italia, quasi mi costrinse ad andare a vivere da lei, ricordo che mi disse "Non lascerò che una bella ragazza come te viva da sola in una casa così grande" mi voleva bene e io gliene volevo il doppio. Imma non fu la solita suocera rompi scatole che una ragazza si ritrova ad avere, lei non è quella che dice "Fai soffrire mio figlio e ti spezzo quelle gambe che ti ritrovi" lei molte volte disse  al figlio "Non lasciarla mai, lei ti ha reso diverso in modo positivo.Lasciala e ti caccio di casa". Fu migliore il rapporto con lei che con mia madre, mi distrasse da tutte queste riflessioni dicendomi di scendere dalla macchina per poi avviarci nel negozio. Era stupendo, grande e pieno di abiti appesi, tutti i modelli possibili e immaginabili erano lì, appesi in quel meraviglioso negozio. Giravo guardando ogni signolo vestito con occhi increduli, come se non avessi mai visto niente del genere, infatti fu così, non entrai mai in un negozio del genere prima d'ora. Una commessa si avvicinò a Imma chiedendole se le servisse aiuto e la donna mi chiamò, mi girai e le vidi, sorrideva anche la commessa, forse mia suocera la contagiò.

Due fratelli, Due emozioni diverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora