-30-

710 72 0
                                    


"Più forte quel pugno,Riley!" mi incita Jeff. Sto continuando a prendere a calci e pugni questo povero sacco da almeno un' ora intera. Pugno destro,pugno sinistro,calcio destro,calcio sinistro.
Jeff mi ha spiegato che partire da piccole mosse,è la cosa migliore. Ancora devono scoprire che strana creatura io sia,ma anche se non lo vuole ammettere, penso che Adam abbia già qualche teoria.

Le mani di Jeff bloccano entrambi i miei polsi,così mi giro di scatto verso di lui.
"Non me ne faccio niente di una ragazza con la testa fra le nuvole. Rimetti a posto gli ingranaggi del tuo piccolo cervello e impegnati. Questo non è un passatempo,ma un allenamento. Bruce Lee diceva sempre 'Il grande errore consiste nel voler anticipare il risultato dell'impegno; non dovreste preoccuparvi di come finirà, lasciate solo che la natura faccia il suo corso, ed i vostri strumenti colpiranno al momento giusto' e aveva ragione,cavolo se aveva ragione. Niente distrazioni. Niente preoccupazioni. Niente pensieri. Ma soprattutto,niente paura." Mi tira una pacca amichevole sulla spalla ed esce dalla stanza lasciandomi in balia di un silenzio interrotto ogni tanto dal mio respiro irregolare.

Reprimo l'istinto di urlare e sento una strana forza pervadermi il corpo.
Comincio a tirare una raffica di pugni contro il sacco. Uno dietro l'altro,sempre più forti. Le nocche cominciano a sanguinare,ma ignoro il dolore e continuo a colpire.

Alec

Un pugno

La mamma

Un pugno

Papà

Un pugno

James

Un pugno

Samantha

Un pugno

Casa

Un pugno

Continuo così finché non diventa una raffica ininterrotta e imprecisa di pugni, finché non sento le nocche consumarsi, finché il dolore non diventa insopportabile. 

Due braccia mi circondano la vita e mi bloccano le braccia.

"Basta Riley. Fermati" mormora una voce.

"No,no,no, lasciami! Dovete smettere! Io sono forte,posso farcela!" comincio a sbraitare, nonostante io stia cercando di liberarmi, le braccia che mi bloccano non lasciano la presa. Continuo ad urlare,e senza accorgermene, le lacrime mi offuscano la vista e cominciano a rigare il mio volto, "io ce la posso fare" mormoro. Sono forte,ce la farò. Ce la devo fare. Posso riuscire ad affrontare qualsiasi cosa. Mi basta avere un minimo di coraggio in più rispetto a quello che ho ora. Ma io sono una guerriera. Jenny e Sebastian lo dicevano sempre.
La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. Io ho molta difficoltà ad essere vera con gli altri . Ho paura di essere fraintesa, di apparire fragile. Non mi espongo mai. Perché mi manca la forza di essere quella che sono, quella che mi fa accettare i miei limiti. È la forza della vita che ci insegna a non mollare mai,anche quando sei sul punto di dire basta. E così faccio quello che mi ero ripromessa di non fare.
Mi lascio andare. Mostro a questo ragazzo il lato che cercavo di tenere nascosto a tutti.
Gli mostro quanto io sia fragile,quanto io riesca a crollare facilmente. Mi conosce da neanche un giorno, ma continua a tenermi stretta a se,senza lasciarmi andare.

***

"Grazie Drew,non era necessario" mormoro mentre lui continua a fasciare la mia mano.
"Si invece" alza leggermente il capo per incontrare il mio sguardo,poi però lo riabbassa subito. "Sei stanca,dovresti riposarti" mi suggerisce lui. Si alza ed esce dal bagno ed automaticamente lo seguo.
"Se ti serve un cambio,nel primo cassetto ci sono una maglia e un pantalone della tuta che mi vanno stretti,a te potrebbero andare" si gira di schiena,convinto del fatto che io prenda quei vestiti e dorma qui. Ma si sbaglia, io non passerò un minuto di più in questa dannatissima stanza.
"Preferisco andare a dormire in camera mia" con passo veloce mi avvicino alla porta. "C'è il coprifuoco" mi spiega però lui girandosi.

Non ci avevo pensato. Cavolo. È vero, in tutto quello che è successo non ho tenuto conto del tempo. Prima James,poi Jeff e ora Drew, è passato un intero pomeriggio e nemmeno me ne sono accorta. Ora si spiega lo strano brontolio del mio stomaco,ho saltato la cena.
Mi stupisce che Jenny non mi sia venuta a cercare,solitamente mi era sempre alle calcagna,pronta a ricordarmi addirittura di fare la pipì prima di andare a dormire.

"Non posso sgattaiolare giù di sotto?" domando. Sicuramente non ci soni dei controllori che restano sulle scale a controllare tutto quello che succede, e penso che non ci siano degli allarmi che scattano non appena tu esci dalla tua stanza.
"Ci sono degli allarmi che scattano non appena tu metti piede fuori." Come non detto. "Nella sala di controllo dove ci sono tutti gli schermi che riprendono c'è un cleromante, ti legge nel pensiero e vede cosa hai intenzione di fare non appena sarai uscito. Adam non è stupido, ha avuto un'infanzia rigida,non gli era permesso di fare nulla, così lui di conseguenza fa lo stronzo con noi."

Dunque sono obbligata a rimanere in questa stanza per il resto della serata.
"Ma se io esco pensando al cibo, e faccio pensare al cleromante che vado a prendere da mangiare ma poi vado in camera?"

"Tutte le camere alle undici si chiudono automaticamente ed esattamente fra 3...2...1,ecco non puoi più entrare in camera tua" guarda l'orologio che ha al polso soddisfatto e poi si gira verso di me sorridendo, "Sei qui da un po di giorni,nessuno ti ha spiegato niente?" mi domanda confuso. "No" gli rispondo alzando gli occhi al cielo. Apro il famoso cassetto e prendo i primi vestiti che mi capitano sotto mano,entro in bagno e mi chiudo dentro. Mi sfilo lentamente la maglia,cercando di non strisciare in qualche modo i punti in cui mi sono sbucciata,e faccio lo stesso con i pantaloni.
Alzo lo sguardo e lo punto nella mia figura riflessa nello specchio.
Sono ridotta ad uno schifo. Ho le guance completamente arrossate , i capelli ridotti ad un cespuglio di nodi e sul mio corpo ci sono alcuni lividi che mi sono procurata recentemente.
Mi lego i capelli in una coda alta e mi metto la tuta di Drew. La maglia sbiadita e i pantaloni neri mi stanno leggermente larghi,ma per il resto é tutto abbastanza comodo.
Lancio un ultima occhiata allo specchio e poi esco.

Drew è sul piccolo balcone della camera,appoggiato alla ringhiera,con una semplice maglietta a mezze maniche e un pantalone della tuta simile al mio addosso. Sono sicura che mi ha sentito arrivare alle sue spalle,ma nonostante questo continua a rimanere girato. "Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell'universo" mormora. Mi appoggio affianco a lui e punto lo sguardo verso il cielo. È uno spettacolo stupendo. Mille stelle occupano la volta celeste. Una più luminosa dell'altra. Una più bella dell'altra.

"Abbiamo bisogno delle stelle, perché siamo alla ricerca di punti di riferimento luminosi, non di oscuri segnali devianti e opprimenti.
Cerchiamo le stelle che sono tra i pochi elementi del creato che ancora ci fanno fantasticare in un mondo che non ci permette di meravigliarci, cioè di essere come i bambini ogni tanto.
Scrutiamo le stelle per cercare qualcosa, perché è dell'uomo la ricerca continua, la scoperta, il mettersi in gioco per non dare tutto per scontato." per un attimo i suoi occhi brillano,ma poi quella luce si spegne, e il piccolo sorriso che si era  creato sul suo viso scompare.

"Andiamo a dormire" rientra nella stanza e sono obbligata a seguirlo a causa del leggero venticello che si è innalzato.

Ci stendiamo nel letto,dandoci le spalle, e aspetto con pazienza che lui spenga la luce.
"Buonanotte" mormora, poi ci lascia nel buio totale.
"Buonanotte".

Young WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora