t w e n t y - t h r e e

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Si specchiava nel vetro della finestra, che rifletteva il suo viso, vittima di un insolito pallore. I padroni di casa erano fuori per chissà quale motivo a Taehyung sconosciuto. La pioggia batteva con insistenza sul vetro, così come le sue lacrime scorrevano di un ritmo incessante, fino ad arrivare al mento.

Ogni volta che si sentiva triste, si sedeva sulla poltrona del grande salotto della villa, e contemplava fuori dalla finestra, per calmarsi.

Ma nemmeno quello riusciva a togliere dalla mente e dal cuore quel peso tanto gravoso: anzi, se chiudeva gli occhi, riusciva ancora a distinguere bene quelle mani che ogni tanto si posavano sulla sua testa per scompigliargli i capelli, con un affetto che solo un padre può dare.

Aveva da sempre avuto un rapporto speciale con lui, e a diciannove anni, doverne soffrire la morte, lo annientava profondamente.

Ma quando un singhiozzo più forte fu impossibile da trattenere, uscì dalla cucina Jungkook, con i capelli castani che formavano un caschetto un po' disordinato, e un abbigliamento che consisteva in pantaloni in tuta grigi e fruit nera un po' stretta. Teneva in mano una lattina di birra, e sembrava preoccupato.

«Taehyung, cos'hai?» si avvicinò con la regalità che riusciva a mantenere in ogni situazione, e si accucciò per raggiungere la sua altezza da seduto. Abbandonò per un attimo la bibita al lato della sua gamba e massaggiò con le mani quel viso inumidito dalle lacrime, per asciugarle.

Scosse la testa: non aveva intenzione di dirglielo così, non sapeva ancora se potersi fidare, e in ogni caso, non voleva condividere con lui quel momento di profondo dolore.

Strinse forte gli occhi e abbassò la testa, poco intenzionato a farsi vedere ancora in quello stato agli occhi di Jungkook, che per quanto con lui fosse stato buono, non aveva ancora conquistato a pieno la sua fiducia.

«Ti sentiresti meglio, se ti sfogassi un po'» lo incitò il moro e con due dita sotto il mento gli alzò la testa e gli sorrise, cercando di far fare lo stesso al biondo, che però riuscì a rispondere solo con una smorfia.

Avrebbe voluto fare una visita al cimitero, vedere la foto del padre e raccontargli tutto ciò che di brutto e di bello era accaduto in sua assenza. Ma di solito era il Signor Jeon a portarlo, e di chiederlo a Jungkook proprio non se ne parlava.

«Non è nulla... solo un po' di malinc-»
«Taehyung» La voce del ragazzo risultò un po' più affettuosa, contornata dal sorriso che serviva a rassicurarlo «Mio padre mi ha detto cosa è successo, e mi dispiace... ha detto che vorrebbe starti vicino come ha sempre fatto, e portarti al cimitero, ma lui non può oggi...»

Taehyung strabuzzò gli occhi e tirò su col naso: davvero aveva detto quelle cose? Sbattè più volte le palpebre mentre le mani di Jungkook presero le sue per farlo alzare. Non era in vena di camminare, di provare emozioni, e nemmeno di dare un espressione al suo viso pallido che contrastava il rossore dovuto alle lacrime.

«Ho solo la moto, nessun altro mezzo per poterci arrivare» spiegò Jungkook, e l'altro in risposta alzò la testa. Non voleva certamente essere un peso per lui, farsi accompagnare e nell'eventualità che fosse continuare a piovere, di farlo restar sotto la pioggia per un suo capriccio. Mormorò quindi che non importava.

«Lo so che ti importa» Jungkook puntò i pugni chiusi contro i fianchi e lo pregò con i suoi grandi occhioni castani di seguirlo, finché Taehyung non si arrese seguendolo fino all'entrata del garage.

«È pericoloso andare in moto sotto la pioggia»
«Non preoccuparti» rispose il castano porgendo lui il casco e facendolo salire, invitandolo poi a reggersi abbracciando il suo busto. Mise in moto e partirono a grande velocità, con ancora le gocce di pioggia che si infrangevano contro i loro visi.

«Eccoci arrivati» frenò davanti al cimitero, scendendo e sistemandosi i vestiti zuppi di pioggia «Suppongo voglia la tua intimità, quindi ti aspetto qui»

Taehyung si strinse nelle spalle annuendo, ma venne bloccato per il polso da Jungkook, che inaspettatamente lo strinse forte a sé, dando lui un calore all'altezza del petto che proprio non riusciva a spiegarsi. Gli scoprì la fronte spostando i capelli umidi da un lato, e ci posò le labbra, che restarono posate lì per pochi secondi.

Si staccò con un sorriso un po' preoccupato, e con le mani poste dietro il collo di Taehyung. Nel suo sguardo si leggeva la supplica di non piangere, di non essere triste e di sorridere. Perché dove le parole non riuscivano ad arrivare, c'erano gli occhi, capaci di esprimere mille emozioni. Emozioni che Jungkook non avrebbe mai detto a voce alta, ma che avrebbe esternato a poco a poco, gesto per gesto, per conquistare il cuore di quel ragazzo che in poco tempo aveva rapito il suo.

«Ti aspetto»

Ho riscritto questo capitolo, come credo farò con i restanti, fino alla fine della storia, dato che non mi soddisfano tantissimo. Scusate se sono poco costante nella pubblicazione, cercherò di postare più frequentemente.

how are you [kth,,jjk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora