Aveva passato i giorni che precedevano la cena dai Choi in quasi completa solitudine, se non per qualche colorata e tranquilla conversazione con Myunghee, che portava lui un buon umore pronto a sparire non appena la figura della ragazza spariva dietro la porta della sua stanza.
Per il resto era tornato tutto come prima, lui lavorava alla villa, in giardino o in cucina, ogni tanto gli veniva affidata la lista della spesa per andare al mercato e far compere. Niente di nuovo, niente di più o meno entusiasmante da ciò che faceva solitamente: se non fosse per una presenza che aleggiava continuamente nella mente di Taehyung. Jungkook.
Jungkook che da quella cena si era assicurato di sparire dalla faccia della terra, o quantomeno, dagli occhi cupi del biondo. Non avevano più parlato, la ferita bruciava ancora come se alimentata ogni giorno da una manciata di sale. Tante erano le volte in cui il giovane passava davanti alla porta del moro, altrettante erano le volte in cui ci era andato di proposito, indeciso se bussare o meno. Ma l'orgoglio aveva la meglio su tutto. D'altronde, più i giorni passavano, più era forte la certezza che, per Jungkook, Taehyung non dovesse essere granché importante. Insomma, se lo fosse stato sarebbe corso da lui a chiedergli scusa. Eppure non sembrava toccarlo troppo, la loro distanza.
«Perché devo essere l'unico che soffre? Perché io devo penarmi e riempirmi di tristezza, mentre lui se me sta in panciolle senza provare a sistemare le cose?» chiese retorico, cercando di intrattenere al meglio una conversazione con il suo riflesso dello specchio. Si lanciò con uno sbuffo sul letto, a braccia aperte, indeciso sul da farsi. Fare l'indifferente? Andare a quella sorta di rinfresco a cui avrebbero partecipato più famiglie e farsi degli amici? Far vedere al castano che senza di lui se la stava spassando?
Ridacchiò carico di amarezza al suo ultimo pensiero: anche un cieco, ed un sordo avrebbero notato il suo cambio repentino, dopo quella sera. Il modo stanco con cui lavorava, e la sua voce che era sempre lì lì per incrinarsi e scoppiare in un'isterica crisi di pianto. Era così debole, senza di lui... senza le sue continue lusinghe su quanto fosse bello, sui suoi occhi adoranti che lo guardavano come se stesse facendo le cose migliori del mondo, senza il suo sorriso sbilenco che metteva su ogni volta che lo scrutava. Era ciò che dava lui sicurezza, ed era la prima volta che si sentiva così apprezzato. Non era che una macchiolina invisibile prima che Jungkook si accorgesse di lui, ma adesso pure ai suoi occhi era indifferente.
Una lacrima scese solitaria, venendo presto assorbita dal tessuto del lenzuolo adagiato sul letto. Ne seguirono altre, abbondanti e copiose, prima che arrivassero anche i singhiozzi. «Odio Jeon Jungkook» disse fra le lacrime, stringendo il cuscino in due pugni per poi scaraventarlo dall'altra parte della stanza «Lo odio» ripeté a voce più alta, continuando singhiozzare e a mordersi le labbra arrivando a farne uscire del sangue. Triste e distrutto, ecco come si sentiva, ecco come si vedeva guardandosi allo specchio. Pregava che, durante una delle sue soliti notti insonni, il bruno sgattaiolasse nella sua camera e si sdraiasse accanto a lui, che lo riempisse di coccole e belle parole, perché era quello ciò di cui il suo cuore si alimentava.
«Vorrei anche solo vederlo, vorrei incrociarlo durante la colazione e... non importa nemmeno mi saluti» disse, mentre Myunghee giocava con i suoi capelli biondo chiaro. Era il venerdì mattina che precedeva la festa, e non poteva che essere più agitato. Lì vedere Jungkook sarebbe stato inevitabile, e non aveva la più pallida idea di come comportarsi.
«Non converserete molto, se nemmeno ti saluta» scherzò la ragazza, ridendo lievemente, e facendo formare un sorriso a Taehyung, che ritornò presto alla sua espressione affranta. Si alzò a sedere ed incrociò le gambe contro il letto, guardando il muro.
«Basta solo che mi dica qualcosa, qualsiasi cosa. Anche un'offesa, una presa in giro, un insulto magari. Saprei che non mi ha dimenticato. L'indifferenza è senz'altro più letale dell'odio, credimi» si portò una mano sulla guancia, e si appoggiò ad essa guardando il pavimento. Pensava a quanto fosse semplice raggiungere la camera di Jungkook, bussare ed entrare, una volta ricevuta una risposta. Avrebbe messo fine a tutto il suo dispiacere. Ma non era lui, quello che doveva presentarsi come un disperato, in cerca di spiegazioni. Era l'altro che avrebbe dovuto mettere da parte la sua maschera di arroganza e sfrontatezza per scusarsi perché insomma... erano più o meno fidanzati! Arrossì di colpo al pensiero fulmineo che lo aveva attraversato, e si alzò dal letto guardando l'orologio.«È ora di colazione»
«Vai, magari lo trovi» La castana si alzò dal letto pronta a raggiungere la porta: anche lei aveva molto da fare. Taehyung scosse la testa, ben consapevole del fatto che come ogni giorno, Jungkook avrebbe saltato il pasto, giusto per non vederlo. Sbuffò distrattamente, e si compose giusto per non ricevere una ramanzina da parte della Signora Jeon, e uscì dalla porta nello stesso momento di Myunghee, al quale scoccò un bacio sulla guancia in segno di saluto.Scese le scale di malavoglia, ma sorrise per cortesia ai Signori Jeon, già seduti al tavolo che bevevano il loro thè mattutino. Si sedette di fianco a loro, ringraziando una delle governanti che mise di fronte a lui una tazzina di caffè fumante, e rimase in silenzio a guardare davanti a sé, dove si stagliava il corridoio con in fondo il salotto dedito alle feste. La porta era aperta, il lampadario di cristalli era splendente, colpito dai raggi del sole, e una melodia di pianoforte che solo allora si era permesso di notare, riempiva il primo piano della villa.
«È Yoongi» lo precedette il Signor Jeon, accorto dell'espressione confusa di Taehyung «Viene qui per far pratica con il nostro pianoforte, e a proposito» si schiarì la voce «Mi ha chiesto di dirti di andargli a fare un saluto, dopo la colazione. Ha detto che non ti vede da un po'»
Il biondo rimase sorpreso da tutto quell'interessamento ma il sorriso che era nato sulle sue labbra morì all'istante. E se in salotto avesse rivisto Jungkook dopo giorni? La cosa non gli dispiaceva più di tanto, ma non si era preparato psicologicamente a dovere. Si alzò comunque, e prese entrambe le tazze degli altri due presenti al tavolo, le lavò in fretta, asciugandosi le mani distrattamente sui propri pantaloni, per poi camminare a passi lenti ed indecisi, verso il salotto, dove la musica appariva più vivida e chiara.
Di schiena, una figura esile dai capelli biondo platino, muoveva svelta le dita contro i tasti, tenendo comunque una postura dritta con le spalle. Si accorse dell'entrata di Taehyung solo dopo pochi minuti, e abbandonò lo strumento nel bel mezzo della canzone, alzandosi con un sorriso tutto gengive. Al minore piaceva Yoongi, era una brava persona.
«Ciao» lo salutò, e contro ogni sua aspettativa ricevette un rapido abbraccio che non riuscì a ricambiare, paralizzato. «Come stai?»«Ben-»
«Non dire cazzate. Jungkook mi ha detto tutto»
Taehyung si ammutolì, e finalmente stirò il viso in un espressione malinconica, non più costretto a fingere di essere sereno e felice. Gliene fu grato. Seguì Yoongi che, come se fosse a casa sua, si sedette sul grande divano accavallando le gambe, e tirando fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette con un accendino. Doveva essere molto amico della famiglia, per permettersi tutta quella confidenza. Come aveva fatto, Taehyung, a non accorgersi di lui, gli anni precedenti?«Insomma è stato uno stronzo» iniziò il discorso il più grande, prendendo una grande boccata di fumo. «Comprensibile, non sarà l'ultima volta che accadrà, ma non lo biasimo, poveraccio, è stato tirato su privo di amore e di conseguenza gli è molto difficile esternarlo»
Il biondo serrò le labbra, riflettendo: stava andando tutto bene prima di quella sera, e più volte gli aveva dimostrato quanto in realtà fosse dolce, quando serviva.
«Ci tiene a te, Taehyung»
«Non mi è nemmeno venuto a chiedere scusa» sussurrò giocando nervoso con le dita della mano destra, poggiata sulla coscia.
«Non ci riesce. Lui non ha mai avuto rapporti... che andassero oltre l'amicizia, non ha mai provato le sensazioni che gli stai dando tu. È tutto così nuovo per lui, ed è impaurito e smarrito»
«Anche per me è nuovo»Yoongi sorrise e scosse la testa. «Tu sei un ragazzo dolce come il miele, non ti è difficile dare amore, e prendere tutto per il verso giusto. Jungkook è diverso, si fa milioni di complessi, ha talmente paura di sbagliare che getta la spugna. Vuole che tutto sia perfetto, non vuole farti soffrire»
«Non l'ho mai visto tanto vulnerabile come in queste giornate. Non lo sto difendendo, e sono il primo a definirlo un idiota, ma è davvero triste e dispiaciuto. Sta facendo del suo meglio per provare a cambiare, davvero» Taehyung sentì gli occhi farsi lucidi e involontariamente sorrise, voglioso più che mai di alzarsi da quella poltrona, e correre con quanta più forza aveva nelle gambe per andare da lui.
«Allora perché...» Il suo sorriso si affievolì «...perché ha detto quella cosa su di me?»
«Non sta a me spiegartelo, lo farà lui e credimi, capirai in seguito la sua scelta»
Taehyung rimase fermo e in silenzio, con lo sguardo puntato verso il grande strumento posto al lato della stanza: «Dov'è adesso?»«Non te lo dico» Non lo stava guardando, ma poté percepire un ghigno da parte del maggiore «Tu aspettalo, fidati di me» Si alzò, gli fece un occhiolino per poi congedarlo con un "ci vediamo, bello".
Aspettalo...
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Fanficᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ❝dove alla morte del padre, taehyung viene accolto nella casa jeon, dove il signor kim lavorava come giardiniere❞ 【kookv】 #978 FANFICTION 26/04/2018 #688 FANFICTION 02/05/2018 #580 FANFICTION 10/05/2018 #365 FANFICTION 27/05/2018 #273 FANFI...