e l e v e n

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Spense le ultime luci del salotto con gli occhi che quasi si chiudevano per il sonno e trascinò i piedi fino alla sua stanza, e guardò l'orologio: erano le due del mattino, e il Signorino Jeon non aveva ancora fatto ritorno, ma poco gli importava, non era sotto la sua responsabilità.

Ma non appena si infilò sotto le coperte cercando di addormentarsi, un tonfo proveniente dal piano di sotto lo fece balzare in aria.

Scese di corsa, procurandosi un lancinante mal di testa, e tirò un sospiro di sollievo: non era un ladro, ma era Jungkook che era caduto sul tappeto dell'entrata.

«Aiutami» alzò le braccia in aria, e da quella semplice parola Taehyung poté constatare che non fosse sobrio.

Lo prese e lo aiutò a rimettersi in piedi, mentre il castano rideva. Non lo aveva mai avuto così vicino in vita sua, ed era bello: più bello di quando si dava un tono cercando di stare composto. Quando sorrideva era più umano.

«La riporto nella sua stanza» mormorò tenendolo per il fianco, e camminando verso la rampa di scale. Jungkook scosse la testa e appoggiò la fronte sulla spalla di Taehyung, che in imbarazzo cercò di scostarlo da sé.

«Su Signorino, deve riposarsi» tentò Taehyung e finalmente riuscì a trasportarlo fin di fronte alla porta della sua camera.

«Signorino? Non chiamarmi così» storse un po' il naso, il castano «Mi fa sembrare una persona importante, io non sono una persona importante, faccio schifo»

Il biondo strabuzzò gli occhi e rimase un po' a guardarlo. «Non dica sciocchezze, e si metta a letto»

«Oh si, io sono un mostro. Grr» mimò con le mani gli artigli e poi sorrise guardando il vuoto «Si, si, un mostro, si»

«Si metta il pigiama e...»
«Non darmi del lei» si imbronciò e fece cenno di no con il dito «Non mi piace»

Taehyung si morse il labbro: se solo da sobrio si fosse sentito il giorno dopo. Spazientito cercò nel cassetto il pigiama e lo posò sul letto, sbottonandogli in fretta e furia la camicia.

«Sei bello»
È solo ubriaco, non ascoltarlo.
«Dico davvero, questi capelli sono perfetti. Ma perfetti perfetti perfetti»

«Grazie» gli sorrise con un po' di rossore sulle guance, e poi gli indicò i pantaloni «Quelli non posso toglierteli»

«Faccio io» mugolò e tolse quelli che aveva sostituendoli con quelli in cotone grigio scuro. Si accomodò sotto le coperte strisciando verso il lato, colpendo il materasso accanto a lui «Mi fai compagnia?»

Scusatescusatescusate mi ero completamente dimenticata di aver questa storia da pubblicare mi odio cknrbdkcl mi farò perdonare i promise

how are you [kth,,jjk]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora