Two

18.8K 496 7
                                    

Finalmente é arrivata l'ora di partire, saluto uno ad uno i miei fratelli, prima Celine,  poi aurora, poi Sofia, poi Fernando e infine Ramon, mi abbracciano tutti insieme e le mie sorelle iniziano a piangere, Fernando si aggrappa alla mia gamba piagnucolando, Ramon cerca di non scoppiare ma ha gli occhi lucidi, «dai Fernando, devo andare, tornerò presto, promesso tesoro mio» lui alza il suo visino pieno di lacrime «mentirosa» impallidisco, mi ha dato della bugiarda, ha ragione, sto mentendo per non farlo piangere, «devo andare o perdo il volo» sussurro, Ramon lo strappa dalla mia gamba e lo stringe a sé, provo a non piangere, prendo il borsone enorme, lo metto nella spalla e senza voltarmi esco da casa mia, sento le urla del mio fratellino, urla il mio nome, il cuore mi si spezza, vorrei portarlo con me, ma non posso, salgo sul pick-up, mio padre mi guarda con indifferenza, io e lui non abbiamo mai avuto un bel rapporto, mette in moto e andiamo verso l'aeroporto. «Salutami tutti » mio padre annuisce, scendo dal pick-up e sospiro, prendo il borsone e correndo entro verso l'entrata, controllo l'orologio dell'aeroporto e sono quasi le 14, un hostess annuncia il mio volo, mi avvicino all' hostess che guarda i biglietti, «scusi sono in ritardo, tenga» cerco di trattenere l'affanno, lei lo guarda, lo timbra e mi fa passare, le sorrido, corro verso il tunnel che porta fuori verso gli aerei, corro finché non vedo il mio aereo, il L.A. Company, stanno per togliere le scale mobili, comincio a correre, urlo e faccio segnali, loro si bloccano e arrivo alle scali mobili, salgo lentamente, «mi scusi, ho fatto tardi» l' hostess mi sorride, io ricambio e salgo sopra l'aereo, cerco un posto libero, l'unico però é accanto a una signora, mi avvicino a lei, «mi scusi, posso?» dico riferendomi al posto accanto a lei, lei mi guarda e mi sorride, annuisce, le sorrido, prendo i miei bagagli e li poso sopra la mensola, mi siedo, la signora mi porge la mano, «piacere di conoscerla» gli stringo la mano, «piacere mio, mi chiamo Emery» lei sorride, «Dorotea Campbell», «é italiana?», «itala-americana, tu invece sei colombiana?» annuisco, «come mai vai a los Angeles?» mi domanda, «per lavoro» lei annuisce e sembra pensare a qualcosa, «lei invece perché va a los Angeles?», «dammi del tu ti prego, vado a los Angeles da mio marito e i miei figli, sono stata qui per lavoro» annuisco sorridendo, «quanti figli ha?» sta per rispondermi quando il pilota annuncia che stiamo per decollare e di allacciare le cinture, lo ascolto e mi metto dritta, sospiro, l'ansia si fa sentire dentro di me, provo a non prendermi di panico, sento l'aereo camminare e poi alzarsi in cielo, «non hai mai preso l'aereo?» «no, é la prima volta» gli sorrido, «comunque, ti rispondo alla domanda di prima, ho 2 figli, uno di 22 anni e una di 10 anni, si chiamano Demon e Jasmine» le sorrido, «tu hai fratelli?» annuisco, « siamo sei in tutto contando anche me, ho 2 fratelli e 3 sorelle », «siete una famiglia numerosa, anch'io ho sempre voluto una famiglia allargata, ma purtroppo sono figlia unica» mi sorride, é simpatica, «quindi, hai detto che cerchi lavoro» annuisco, «sai, sto cercando una cameriera giovane e ben attiva, e credo che tu possa fare a caso mio» cameriera? A casa sua? É ricca, ma cosa ci fa qui se é ricca? Non dovrebbe essere in business glass? «allora? Ti interessa l'offerta?», «ecco..» lei mi interrompe, «ti darò una camera in cui stare, ti pagherò per bene, sarai libera di uscire, avrai dei giorni liberi» é un ottima offerta, «ehm, va bene, si accetto» lei mi sorride, «l'unica regola in casa mia é farsi i fatti propri, qualsiasi cosa vedrai, farai finta di nulla, dimenticavo, non farti abbindolare da mio figlio» annuisco, «bene» si mette comoda e incomincia a leggere una rivista, mi metto comoda e chiudo gli occhi, sarà un lungo viaggio...

𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora