Twenty Four

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I sensi di colpa, si, sono la cosa più brutta che possa esistere, ti divorano dentro, ti lacerano il petto e ti rendono la testa pesante, o almeno questi sono i miei sensi di colpa, ho tolto la vita a una ragazza, anche se voleva uccidermi fin dal principio, mi sento in colpa, perché ho tolto il futuro a una persona che poteva migliorare se solo voleva, ho tolto la vita a i suoi futuri figli condannandoli a rimanere in paradiso, se ne esiste uno, ho condannato la sua intera esistenza, ma soprattutto ho privato di una figlia a una madre tanto buona che adesso piangerà la morte di colei che la delusa tante volte ma che amava incondizionatamente, e il mostro di tutto questo sono io, Emery Leila Holt, già, ho un secondo nome, tenuto nascosto dalla sottoscritta, storia troppo lunga, e un segreto da tenere nascosto, «tesoro, vuoi qualcosa? Un po di acqua? Whisky?«Christina mi sta accanto da quando siamo tornati tutti a casa, faccio no con la testa, «sei sotto shock é normale, se vuoi possiamo uscire a fare quattro passi, anche se ora Roger e la sua banda saranno in tutta New York a cercarti come dei pazzi» stringo di più le ginocchia al petto, «Emery se  non la uccidevi tu, ti avrebbe uccisa lei, o l'avrebbero uccisa altri, quindi non colpevolizzarti per un qualcosa che sarebbe accaduta ugualmente prima o poi» piango di nuovo, le sue parole non sono per nulla di aiuto a togliere questo peso dal petto, «okay, ora ti vesti e anche se é terribilmente pericoloso andiamo all' Eleven e compriamo una bottiglia di vodka per te e per me, ci ubriachiamo e ci divertiamo un pochino, Emery dobbiamo, altrimenti cadrai in depressione » io guardo fuori dalla finestra, «o un altra soluzione e che scopi sfrenatamente con Demon, potrebbe distratti anche quello» io faccio un piccolo sorriso divertito, lei ride, «ok» mi alzo e vado verso la cabina armadio, mi tolgo il vestitino di prima e metto dei pantaloncini e una felpa più grande di me nera, mi sciolgo i capelli, mi metto un paio di scarpe da tennis e mi alzo il cappuccio della felpa, «andiamo» lei annuisce sistemandosi il cappuccio nero sulla testa, usciamo dalla mia stanza, superiamo in corridoio ignorando gemiti e altro, si sa, i ragazzi non tornano mai a mani vuote a casa,  scendiamo le scale, non guardo nessuno, apro la porta d'ingresso ed esco fuori in giardino, mi appoggio a un auto bianca sportiva anche se un pò vecchietta aspettando l'arrivo di Christina, ma invece esce Demon, viene verso di me, é senza maglietta, io guardo nella direzione opposta alla sua, si mette di fronte a me, «stai attenta, non fare cazzate» non gli do retta, lui mi prende il viso con forza, «voglio che mi guardi in faccia quando ti parlo» é incazzato, annuisco, senza preavviso lo abbraccio, lui mi mette una mano sulla schiena e l'altra sulla testa, mi bacia la testa, «ok andiamo, Emy guida tu» mi stacco da Demon e prendo le chiavi al volo, non ho ancora preso la patente, ma so guidare, lui mi guarda con le mani in tasca, prima di salire nel posto di guidatore vado verso di lui,  e lo bacio sulle labbra, lui ricambia, mi stacco e mi da una pacca sul sedere, entro nell'auto, chiudo lo sportello, accendo l'auto, inserisco la marcia, con lentezza esco da lì, cambio marcia, e aumento di botto facendo rumore con i pneumatici sulla strada, Christina é tranquilla, «perché hai fatto guidare me?» «perché ero sicura che tu fossi una con le palle, e sono sicura che non farai incidenti guidando a 100 chilometri all'ora »  annuisco divertita, «dove si trova questo... Ehm...» «minimarket, ti porto lì perché é l'unico che da alcool e sigarette ai minorenni» annuisco,  «gira a destra, poi sinistra, tutto dritto fino ad arrivare vicino al Bronx» sbarro gli occhi, «sei matta? Il Bronx é un brutto quartiere, lì ci uccidono prima ancora di metterci piede» lei ghigna, «peccato che chi comanda il Bronx é mio fratello, avrei potuto morire dallo spavento, e invece no, non ci toccherà nessuno, sanno chi sono io, sanno persino chi sia tu, ovvero la donna del più temuto e spaventoso boss che comanda l'intera Los Angeles, New York, Brooklyn e quasi California e Miami» resto senza parole, «hai appena detto che comanda tuo fratello il Bronx» «beh si, ma sotto il comando di Demon, nessuno oserebbe mancarti di rispetto, sanno che sei con le palle, la notizia che hai ucciso Veronica é girata, e in poco tempo ti sei fatta rispettare senza farti conoscere»  continuo a guidare senza fermarmi, «dovevi girare a sinistra» freno, faccio retromarcia, ma qualcuno spunta all'improvviso dietro di me, freno improvvisamente, mi slaccio la cintura, esce dall'auto dietro un ragazzo senza maglietta completamente tatuato, ha un so che di famigliare, «ehi stai attento idiota» lui resta in silenzio ad osservarmi, Christina esce dall'auto, «Derek, fratellino» sbarro gli occhi guardando Christina, «mio fratello Derek, fratellone lei é...» «Emery Leila Holt, la donna del boss, quella che fino a 4 ore fa a sparato a quella troia, si, la conosco» mi sorride, é davvero un bel ragazzo, «già» riesco a dire solo questo, «dove stavate andando?» «al minimarket vicino al Bronx, abbiamo bisogno di due bottiglie di vodka e di un paio di pacchetti di Marlboro gold» il frattelo ride, «non vi daranno fastidio, tranquille, sanno a cosa vanno incontro se li fanno» lui mi fissa con uno strano bagliore negli occhi, salgo di nuovo in auto, aspetto che Christina rientri e giro l'auto, vado verso la direzione giusta stavolta, «come fa a sapere il mio secondo nome?» «non ne ho idea, perché non vuoi che si sappia?» «é una lunga storia» «abbiamo davanti una lunga notte» io rido spensierata dopo l'accaduto al The press lounge, «va sempre dritta» proseguo finché non vedo un insegna in bianco con il numero 7 stampato in esso e la scritta “Eleven”, faccio retromarcia posteggiando l'auto, Christina scende dall'auto e io la spengo, esco anch'io, lei entra nel minimarket, io mi appoggio nel cofano davanti dell'auto, prendo una sigaretta e l'accendo,  la fumo tranquilla, un paio di ragazzi spuntano, mi guardano e abbassano lo sguardo sussurrando qualcosa, «preferisco che mi dite le cose in faccia invece di dirle in sussurro come carogne» loro mi osservano, «noi...nulla» ghigno, continuo a fumare,  loro entrano, guardo le stelle, ce ne sono molte stasera, avrei preferito che piovesse, un flashback mi attraversa....

Flashback...
«Guarda quante stelle Leila» lei le osservò, sorrise mentre gli occhi gli brillavano di felicità, ma tutto fu bloccato non appena urla e pianti arrivarono nelle nostre orecchie, Leila si alzò correndo, ma partì uno sparo e vidi solo tanto sangue, Leila non c'era più.
Fine flashback

«Emery, Emery ci sei? » scuoto la testa, «si, si dammi la bottiglia» lei mi passa la bottiglia alcolica, «ti va bene alla fragola? Sennò ti do questa alla melone» «no va bene questa, grazie Chri» lei mi sorride,  si mette vicino a me mentre comincia a bere, «ho una domanda, come sei cugina di Demon se insomma sei...» «orientale? Io e Derek siamo stati adottati, i nostri genitori ci hanno abbandonati in un orfanotrofio nelle Filippine, anche se insomma, io non sono filippina, ho origini cinesi e giapponesi»  annuisco, «tu invece? Perché non vuoi che si sappia che ti chiami Leila di secondo nome?» prendo un sorso dalla bottiglia che ho in mano, «avevo una sorella più grande di me, io ne avevo 5 appena compiuti e lei 14, in una serata stellata, degli uomini vennero a cercare mio padre, volevano dei soldi, con gli anni ho scoperto che erano usurai, avevano prestato soldi a mio padre, ma lui non li spese mai per noi, ma per lui, per pagare i debiti con la mafia e giocare alle slot macine o in alcool, così quegli uomini invece di sparare a mio padre, spararono a mia sorella, così l'avrebbero fatto convivere con i sensi di colpa e l'odio verso se stesso, e così fu, mio padre continuò a peggiorare sempre di più, io ho il nome di mia sorella perché mia madre dopo 2 mesi, voleva che io portassi il nome di lei cosi non l'avessi mai scordata, abbiamo speso un sacco di soldi per aggiungere quel nome nei mie dati personali, ma ne é valsa la pena» lei resta in silenzio, «che schifo di vita abbiamo avuto eh» io annuisco, «e che schifo di vita ancora ci attende» lei annuisce, «brindiamo, a questa vita di merda» «a questa cazzo di vita di merda» sbattiamo le bottiglie già a metà, ridiamo, «andiamo in un posto in cui ce un lago, potremmo fare il bagno, e vivere una notte indimenticabile» quasi non mi soffoco, «ma si, freghiamocene». «Spogliati pappa molle» lei é già nuda, «nude? Tu sei folle!!» io rido, mi spoglio anch'io, corro verso il lago, l'acqua é congelata, ma la vodka che ho in circolazione mi fa solo morire dal caldo, «this is monster, tutututututututum» scoppiamo a ridere, «siamo due cazzo di ubriacone» ridiamo senza sosta, esco dall'acqua, prendo il telefono di lei e chiamo Demon,  lui risponde «ciaoooo tesoroo, non siamo ubriache» scoppio a ridere, «torneremo tardi, forse di mattina, non lo so, stiamo facendo il bagno nude, e dio non sai quanto mi stia eccitando, vorrei che tu fossi qui, sto già immagino tutti i modi per scoparti in questo posto» christina affianco a me comincia a gemere senza ritegno, io scoppio a ridere, «a dopoo» riattacco, riposo il telefono e continuiamo a ridere, «Emery...sto per...» smetto di ridere, comincia a vomitare, gli tengo i capelli, guardo altrove, «grazie», un conato anche a me, in poco tempo ci scambiamo i ruoli, ci sciacquiamo nel lago, ci rivestiamo, «dio ho un mal di testa orribile» «io un sonno terribile» ci stiracchiamo, «sono quasi le 5 del mattino» annuisco stiracchiandomi di nuovo, saliamo in auto, solo ora mi rendo conto del guaio fatto con Demon, sarà cosa mi aspetta. Entriamo in casa, Billy viene di corsa verso Christina, la prende a sposa e la porta sopra lanciandomi uno sguardo indecifrabile, poi arriva il suo sguardo, terrificante e glaciale, «Demon io...» «sta zitta» inghiotto la saliva terrificata da ciò che potrebbe farmi o dirmi, «Demon, ascoltami» lui si avvicina minaccioso a me, mi sbatte alla porta, «volevi giocare? Preparati a giocare allora».

𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora