Nine

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Ho paura...ho paura di cosa possa accadere, di cosa possa succedere e di cosa penserà Dorotea se sapesse che vado a letto con suo figlio, perlopiù fidanzato, sospiro frustrata, posso farcela, ormai ho preso questo impegno al posto di Veronica e lo rispetterò nonostante si tratti di fare una cosa illecita e sleale. Mi guardo allo specchio, ho gli occhi gonfi, ho finito le lacrime per poi rendermi conto che ormai é troppo tardi per piangere, la colpa é solo mia, mi preoccupo per gli altri senza mai pensare a me e alle conseguenze, sono una persona molto impulsiva, ed é una cosa che odio molto del mio carattere, sospiro un ultima volta prima di uscire dal bagno e dalla mia camera. «Com'è andata?» Veronica mi osserva di sottecchi mentre taglia un cetriolo, «normale» resta in silenzio, prova ad aprire la bocca per dirmi qualcos'altro ma si blocca non appena vede Chantal, «puoi lasciarmi sola con lei?» Veronica mi osserva ed esce dalla cucina pulendosi le mani sul grembiule, «cosa vuoi?» lei gira il bancone mettendosi di fronte a me, «solo mettere le carte in chiaro, Demon é il mio ragazzo, e ho notato che gli stai girando troppo intorno, quindi finiscila» alzo un sopracciglio, «é il mio padrone, non gli giro intorno, eseguo semplicemente i suoi ordini, quindi togliti dalla testa questo pensiero, perché non é cosi, sono fidanzata anch'io, e io in confronto a te, sono fedele» lei sbarra gli occhi inghiottendo la saliva con fatica, «hai promesso di non dirlo a nessuno, anche perché sennò Anton ti caccerà fuori da qui» mi guarda con sguardo trionfante, «al signor Anton non frega nulla di te, vuole solo un amante con cui passarsi il tempo, e guarda so abbastanza da poter dire che Dorotea caccerebbe lui e te a pedate da qui dentro, quindi, chiudi il becco, o dirò tutto a Demon» «dirmi cosa» io e Chantal ci blocchiamo, la guardo, ghigno, «nulla signorino, cosuccie da donne» mi giro di nuovo verso di lei, «tesoro, ho un mal di testa orribile, vado in camera nostra, ti aspetto» dice infine sussurrando l'ultima parolina in modo sensuale, lui resta in silenzio, lei se ne va, mi sposto cercando di superarlo, mi prende per un braccio, «parla, non sono idiota, e la cosa che più detesto sono le prede per il culo» guardo la sua mano sul mio braccio, stringe di più la presa, «ogni cosa a suo debito, ho promesso, non posso parlare» lui stringe ancora di più il mio braccio, «parla» il suo sguardo é duro, «non posso, adesso lasciami» lui mi lascia il braccio per poi andarsene in cucina ignorandomi, osservo ogni suo movimento, lui si volta a guardarmi, mi giro e salgo le scale di corsa, prendo la chiave, apro la porta di camera mia, la apro, ma qualcuno mi spinge dentro per poi chiudere la porta, lui é davanti a me, chiude la porta a chiave, poi si toglie la maglietta aderente, «che in..intenzione hai?» balbetto, ho paura, lui ghigna, «hai paura» «no» lui si avvicina, indietreggio, sono bloccata dal letto, non posso indietreggiare, non posso scappare, non posso urlare, sono in trappola, lui si avvicina sempre di più, mi spinge facendomi cadere nel letto, allarga le mie gambe mettendosi tra esse, «no, non voglio» trattengo le lacrime, lui se ne accorge, «ormai hai preso una decisione, non puoi tirarti indietro, sei a mia completa disposizione quanto e quando voglio, adesso ho voglia, puoi decidere, o ti fai scopare, o mi dici cosa nascondi tu e quella puttana» resto in silenzio, «non posso» lui ghigna, «come pensavo» si alza, si toglie la cintura, si sbottona i jeans, «in ginocchio» resto ferma, lui mi prende per il braccio facendomi inginocchiare, esce la sua erezione dai boxer e mi apre la bocca con forza, entra il suo pene con forza dentro la mia bocca, provo a non rigurgitare, lui geme, cerco di accontentarlo per paura di una qualsiasi reazione negativami , mi scopa la bocca con violenza, mi esce una lacrima, lui continua fregandosene come sempre, improvvisamente un qualcosa di caldo é nella mia bocca, provo a non sputare, ingoio silenziosamente, lui si rimette a posto, mi alzo sorpassandolo chiudendomi in bagno, chiudo a chiave, scoppio a piangere, io non sono cosi, io non faccio questo, sto passando per quella che non sono, bussa alla porta, «esci, parliamo» non rispondo, «Emery non farmi incazzare, non sarò più cosi tanto ragionevole se non apri questa cazzo di porta entro due secondi» mi asciugo il viso fatto di lacrime, apro la porta, lui é di fronte me, «sei ancora una bambina» resto in silenzio, «scusa se non riesco a scopare senza avere i sensi di colpa e il disgusto per me stessa» lo oltrepasso, mi siedo nel mio letto, lui resta immobile davanti la porta del bagno, mi guarda, «perché?» lui si lecca i labbro inferiore, «perché fin da quando ti ho vista, ho immaginato tutti i modi in cui ti avrei fatto urlare il mio nome» mi mordo il labbro, lui prende la sua maglietta, riapre la porta e senza dire nulla se ne va, resto ferma, ha scelto me, devo farmene una ragione e smetterla di mostrarmi debole, gli piaccio io, desidera me, é l'ora di attivare il mio lato da donna, il lato forte, da oggi, io Emery Holt, mi farò desiderare a tal punto da vederlo sbavare, giocherò al suo stesso gioco, occhio per occhio, dente per dente.

𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora