Mi sveglio di soprassalto con un ombra che mi osserva, «che ci fai in camera mia? » sbadiglio, «sono andato a prendere i tuoi vestiti, li ho portati qui, non potevi restare con quei vestiti addosso», «ah... grazie» lui mi sorride e sta per uscire dalla mia camera, «hai visto Demon? Sta bene? » lui si blocca, «si sta bene, a proposito stavo per dimenticarlo, stanotte dobbiamo partire per New York, Demon vuole che tu stia più al sicuro» lo guardo confusa, «pensavo che qui fossi già al sicuro» lui viene verso di me sedendosi nel letto, «non sarai mai al sicuro, ricordalo sempre» sospiro, «io sono venuta qui per lavorare, sono una semplice domestica, non pensavo che sarebbe successo tutto questo, ho bisogno di lavorare, mi servono soldi per la mia famiglia » lui annuisce, «non preoccuparti per questo, ci penserà Demon a tutto», «io non... » «Emery ascolta, sei in pericolo, tu in primis, ieri notte, volevano te, perché pensano che tu sia il punto debole di Demon, hanno controllato ogni minino movimento che hai fatto, ogni minima cosa, e qualcuno che era all'interno della casa riportava tutto ciò che succedeva all'interno , c'era una traditrice, sappiamo che é Veronica, l'hanno vista insieme agli stronzi che ieri volevano farci fuori, non so cosa lei gli abbia detto, ma una cosa e certa, ti vogliono morta, o stai con noi, o muori» impallidiscono, «incomincio a sistemare le mie cose» sussurro, lui annuisce, «ti aspettiamo per pranzare» si alza dal letto ed esce dalla mia camera, Jeff ha ragione, o sto con loro o muoio, non ci sono altre decisioni, potrei tornarmene a Barranquilla nel mio paese oppure a Bogotà dai miei nonni, ma non sarebbe più lo stesso, ce qualcosa che mi lega qui, quel qualcosa si chiama Demon, anche se mi procura del male, sta rischiando la sua vita per me, per una sguattera proveniente dalla Colombia, ce ne sono tante come me, anche più belle, ma lui sta rischiando tutto per me, e ripagandolo andandomene non sarebbe corretto, non so se soffrirebbe ma io si, soffrirei, sono infatuata di lui, e se me ne andassi non so cosa potrei provare a non rivederlo più, guardo i miei vestiti, mi alzo avvicinandomi, corruccio la fronte, li guardo uno ad uno, «questi non sono i miei vestiti» sussurro tra me e me, li guardo uno ad uno, leggo le marche, Gucci, Vuitton, Zara, Alcott, Armani, non sono miei, apro la porta di camera mia, vedo delle scale quindi probabilmente devo andare da qui, le scendo velocemente, Jeff é seduto in uno sgabello di pelle bianca in un mini bar con il marmo color grigio, «Jeff hai scambiato i miei vestiti, non sono i miei quelli» lui posa il bicchiere in vetro con all'interno del liquido marroncino, «me li ha dati Demon, non penso che lui sbaglierebbe » beve di nuovo quel liquido, adesso é tutto chiaro, mi ha comprato l'intero guardaroba, persino l'intimo e tutto, più tardi mi sentirà, sospiro, mi siedo vicino a lui, «cosa stai bevendo? » «whisky, mi aiuta a non pensare» «vuoi fatto un cocktail? Sai sono brava» lui sorride, «davvero? Mi stupisci signorina Emery» rido, mi alzo e vado dietro il piccolo bancone pieno di alcolici, «é roba vecchia, ma si può comminare qualcosa»lui annuisce, «bene, allora voglio un whiskey sour» «pensavo volessi qualcosa di più pesante, a quanto pare sei una femminuccia» lui ride, «allora un negroni» gli sorrido, prendo del vermut rosso, bitter campari e gin, prendo un bicchiere di vetro pulito, prendo i cubetti di ghiaccio e li metto in esso, poi incomincio con il vermut e inseguito con il bitter e il gin, «limone o arancia? » «limone» prendo un limone, ne taglio una fetta e la metto all'interno del composto come bellezza, gli e lo pongo, lui lo prende e lo beve, «complimenti, é perfetto» gli sorrido, «tu non bevi? » « dobbiamo andare a mangiare, non mi sembra il caso di bere» «avanti, non penso che tu sia astemia» alzo gli occhi al cielo divertita, «un aviation, va bene? » lui sembra pensarci, «qualcosa un pochino più forte» «un Manhattan allora» «come si fa? » « whisky, vermut rosso e angostura ma solo una goccia » lui ride divertito per l'espressione facciale che ho fatto, mescolo tutto all'interno di un bicchiere per cocktail da ricchi e lo bevo lentamente, «come sai tutte queste cose? » «facevo la barman a Bogotà, é una storia lunga» «abbiamo tutto il pomeriggio» io rido, « beh, li a Barranquilla non c'era lavoro, dovevo aiutare la mia famiglia, così sono andata nella capitale dai miei nonni, ho trovato lavoro in una discoteca, si chiamava pachanga, cosi ho imparato cosa c'era da imparare in quell'ambito e ora so fare cocktail di ogni tipo» lui mi guarda, «se sei una barman, allora perché fai la cameriera? » sospiro, «perché quando ero sopra l'aereo diretto per los Angeles ho incontrato Dorotea, gli ho detto che cercavo lavoro, lei mi ha proposto di lavorare per lei cosi ho colto subito l'offerta» lui annuisce, «é una brava donna, ne ha passate tante a causa di quel bastardo di mio padre» «perché non l'ha lasciato? » «perché se si ama una persona con tutta se stessa, ci si aggrappa fino all'ultimo che cambi» quelle parole mi spiazzano, é la pura verità, ci si aggrappa fino alla fine, lui é pensieroso, «non sei come Demon» alza gli occhi dal bicchiere quasi vuoto, «come sarei? » «beh, sei amichevole, simpatico e apprensivo, almeno sono questi i lati del tuo carattere che mi hai mostrato» lui mi sorride, «sono come mi hai descritto tu, ti sei dimenticata solo un particolare, sono terribilmente affascinante» io scoppio a ridere e lui tenta di rimanere serio, «perché no? «si sei carino» lui sorride scuotendo la testa, «l'amore é cieco» io divento seria, «che intendi? » «sei talmente innamorata che non vedi che sono identico a Demon, cambia solo il fatto che sono biondo » guardo i suoi occhi verdi, «e per gli occhi» «hai ragione i miei sono più belli» alzo gli occhi al cielo, «che montato» lui ride, «sai, quando ho conosciuto Demon molti anni fa, pensavo che fosse il mio gemello, pensavo fossimo stati separati dalla nascita, poi ho scoperto che in realtà io sono nato a causa di un preservativo rotto e la mia vita é stata completamente distrutta» ha gli occhi leggermente rossi a causa del l'alcol, «beh se ti può consolare io sono nata a causa di una pillola che non ha fatto effetto» lui fa un piccolo sorriso, «ragazzi a tavola» Dorotea ci chiama dalla cucina, «andiamo latin lover» lui ride, esco da dietro il bancone e lo seguo in cucina, entriamo e ci sediamo a tavola, é una cucina normale, classica e raffinata, nel solito stile di Dorotea, ci mette davanti varie scelte di verdura, patate e purè, ognuno prende quello che vuole, non prima di aver ringraziato Dorotea per bene, guardo il mio piatto, é stracolmo di cibo, ho una fame bestiale, «Jeff come sta Demon» la voce di Dorotea é preoccupata, «sta bene, stasera io e Emy ce ne andiamo a New York» Jenny butta le posate in tavola sbattedole sposta la sedia e corre per le scale, «vado io» Jeff si alza dalla sedia andando da lei, Dorotea sospira, «é un brutto periodo per lei, ha saputo che dovrà andare per un pò con il padre, e ora la notizia di voi che ve ne andate, può sembrare una bambina forte, ma ogni tanto crolla anche lei» sospiro anch'io, «penso che con il padre sarà più al sicuro, tutta questa brutta situazione la può mettere in pericolo, sarà meglio lì» lei annuisce, «doveva prendersi cura di noi Marcos il padrino di Demon, si é sempre preso cura di noi quando mio marito ogni tanto faceva l'idiota in giro, ma ho preferito tenerla al sicuro dal padre, resterò io con lui, d'altronde é un mio caro amico» annuisco sorrridendogli leggermente, «so perché andrete a New York, vuole tenerti al sicuro lì, non l'aveva mai fatto con una ragazza, neanche con quella poco di buono di Chantal, credo che lui si sia legato veramente tanto a te tesoro» «suo marito era un...» «mafioso? Si purtroppo ha lasciato tutto a Demon, ogni volta o una paura enorme, ha solo 23 anni e avere questa responsabilità addosso pesa, resto sempre con la paura che me lo portino via, non sono mai stata una buona madre per Demon ero sempre fuori per lavoro, ha sofferto tanto per causa mia e del padre, ma ora, ha te, e sono sicura che saprai renderlo un uomo migliore e soprattutto felice» abbasso lo sguardo nel piatto, «lo spero» sussurro, continuiamo a mangiare silenziosamente e con la testa fra le nuvole. «Fatti trovare pronta, partiamo alle 9» annuisco, «Jenny insomma come... » «male» resto in silenzio, lui apre la porta d'ingresso ed esce, resto ferma, guardo il frigo pieno di disegni, guardo da chi sono firmati quando ne vedo uno, un lupo circondato da fumo nero leggo da chi era stato fatto DEMON MITCHELL 16/04/2005, osservo quel lupo, é solo, circondato da nubi nere, non ce colore solo bianco e nero, ha rappresentato sé stesso, il fatto che sia solo circondato da tenebre, non vede colore nella sua vita, vede solo cose positive o negative, nessuna via di scampo, solo cose nere o bianche, nulla di colorato, «l'ha fatto mio fratello» Jenny mi guarda, ha ancora gli occhi leggermente rossi, «lo so, é davvero bravo» «già, so che lo ami» «io non... » «non fingere, ti si legge negli occhi» mi mordo il labbro inferiore, «voglio un cocktail» la guardo in modo strano, «Jenny hai solo 9 anni, non puoi bere alcolici» «aiuta a dimenticare ho sentito, e io voglio dimenticare tutto, rivoglio il mio papà con la mia mamma, e rivoglio che tutti siano felici» ritorna triste, «cosa vuoi che ti prepari? » lei mi guarda, «non lo so» corre verso il bar di prima e la ritrovo seduta nello sgabello, «faccio io» dico, guardo cosa posso fargli di analcolico, prendo la crema di cocco e succo d'ananas, un piña colada senza rum chiaro, é analcolico e adatto a lei, gli metto una spolverata di cioccolato e gli e lo do, lei lo beve dalla cannuccia, «é buono» Dorotea entra e mi guarda confusa, gli mimo “analcolico” e lei mi sorride, mi sposto dal piano bar e mi avvicino a Dorotea, «vado in camera a riposarmi, ci vediamo dopo» gli sorrido, lei mi abbraccia e io ricambio, ci stacchiamo e vado verso le scale, le salgo e arrivo nel corridoio apro la 2° porta a destra e sono nella mia camera, chiudo la porta a chiave, mi butto nel letto e guardo il soffitto bianco con qualche disegno raffinato qua e là, come dovrei comportarmi adesso con Demon? É permaloso, testardo non potrei mai scherzare in quel modo come con Jeff, se la prenderebbe subito a male, sospiro, accendo la musica dalla radiolina messa vicino a me, cerco una stazione mi fermo non appena sento la canzone di Charlie puth one call away, chiudo gli occhi per farmi trasportare dalla canzone, ma mi addormento. Un bussare continuo alla mia porta mi fa sussultare, guardo fuori, é buio, non posso aver dormito fino alle 9, é impossibile, apro la porta velocemente, é Jeff, «comincia a prepararti» lo guardo confusa per la millesima volta, «che ore sono?» «le 7 sbrigati» annuisco, chiudo di nuovo la porta a chiave, prendo dai miei vestiti nuovi l'intimo di pizzo nero, le calze nere, dei pantaloncini grigi strappati e una maglietta con la pancia di fuori firmata Gucci, prendo le mie scarpe di sempre e le porto in bagno, accendo l'acqua della vasca da bagno abbastanza grande e comincio a spogliarmi, aspetto che essa si riempia e poi entro dentro, comincio lavarmi. «Ho sistemato tutto» scendo la valigia grande rosa che ho trovato nella cabina armadio e la metto vicino alla porta d'ingresso, mi siedo a tavola, sono le 8 e 30, afferro una fetta di pizza al salame piccante come piace a me e comincio a mangiarla, «teniamoci in contatto, non voglio perdere tue notizie Emy» io gli sorrido, «ti verrò a trovare spesso, quando potranno accompagnarmi, a speriamo che questa situazione finisca, cosi torneremo tutti alla tranquillità» Dorotea annuisce sorridendo amareggiata da questa situazione difficile, continuiamo a mangiare. «Ci vediamo presto» abbraccio Dorotea e poi Jenny abbracciandola forte, Jeff chiude il bagagliaio dell'auto e saluta Jenny e Dorotea, il signor Marcos é arrivato, é l'uomo che era anche lui all'asta di beneficenza, quando é andato a parlare con Demon, lo guardo e lui guarda me, « pensavo che il mio figlioccio stesse scherzando quando aveva detto che si fosse fidanzato, a quanto pare no» arrossisco, non stiamo insieme, ma mi piace sentirlo pronunciare da bocche sconosciute che non sanno la realtà dei fatti, «Emery andiamo! » Jeff mi chiama da dentro l'auto, corro verso la sua auto ed entro dentro chiudendo lo sportello, parte a velocità facendo strisce a terra sulla strada, io mi rilasso sul sedile comodo in pelle, accende la radio, alzo il volume della radio mentre sento la canzone di Rihanna, appoggio la testa al finestrino, quella canzone é sempre stata il mio punto debole, é bellissima e piena di significato, l'ascolto, ogni minima melodia, ogni minima parola che dice, ricca di significato e di emozione, ripenso ad ogni cosa, ogni cosa che mi sia accaduta, fino ad arrivare a lui, il mio fottuto punto debole, sorrido pensando a lui. Siamo alla ventesima canzone, siamo quasi arrivati, l'ansia si fa sentire, come l'emozione di rivederlo, Jeff fa segnali ad un auto, si ferma e io resto immobile cercando di capire, non é la sua auto quella, lui mi guarda, «scendi dai» mi sorride, io lo guardo uscire dall'auto, scendo dalla macchina di corsa sbattendo lo sportello, corro verso di lui e lo abbraccio forte, lui mi bacia la testa stringendomi con le braccia muscolose e piene di tatuaggi, «stai bene? » «adesso si» ha la voce strana, ma non ci faccio caso, «mi sei mancato» lui mi stringe di più, «anche tu» sussurra pianissimo, sorrido, ci stacchiamo, «spero che ti abbia trattato bene Jeff» sorrido a Jeff, «benissimo» sorridiamo insieme, lui corruccia la fronte insospettito da qualcosa, i ragazzi che erano nell'auto di Demon passano nell'Audi di Jeff, mi fa cenno di salire in auto, entro nella range rover nera con i vetri oscurati, lui entra anche, mette in moto e mi guarda gli sorrido leggermente, lui fa un accenno di sorriso e parte a tutto gas verso chissà dove.
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𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛
ChickLitEmery Holt, una ragazza povera proveniente da Barranquilla, per far vivere la sua famiglia parte per los Angeles, ma chi l'avrebbe mai detto che un volo non programmato, potesse stravolgere completamente la sua vita, tutto é partito da lì, da un...