«vieni con me?» «si, non ti lascio sola, soprattutto ora che sei più esponibile a pericoli» sistemo i lacci delle scarpe e mi metto in piedi guardando la mia figura, guardo la mia pancia, é gonfia, sorrido per la milionesima volta, non devo illudermi, non ci sarà assolutamente nulla dentro di me sarà solo un gonfiore causato al ritardamento del ciclo, «andiamo?» mi giro verso Demon, «si, si andiamo» lui mi guarda sospettoso, «a cosa stavi pensando?» non voglio dirglielo, non capirebbe, «che sto ingrassando » lui alza gli occhi al cielo, lo supero uscendo dalla stanza e scendo le scale in marmo, ieri le ho contate sono esattamente 100, un po faticose farle, Demon va verso Jenny, non parla e guarda un punto fisso, é così da ieri, non so cosa gli dice, l'unica cosa che vedo é il pancione che ha Chantel, e se anch'io sarò così? No...devo smetterla, Demon viene verso di me, suo padre si avvicina a noi, Demon lo osserva, «grazie per averci fatto restare qui questa notte, ma adesso ce ne andiamo, ti manderò il biglietto per Jenny» senza dire nessun'altra parola mi afferra per la mano e camminiamo verso l'uscita, il maggiordomo ci sorride, «le valigie sono già in macchina signore» Demon annuisce, andiamo verso l'auto, apro lo sportello ed entro nell'auto, chiudo lo sportello, guardo di nuovo la mia pancia, la accarezzo senza farmi accorgere da Demon, poggio la testa nel finestrino e sbuffo, «perché sbuffi?» «perché sto pensando» lui accende l'auto ed esce dal cancello, «so che mentivi per il fatto dell'essere ingrassata, stai mangiando poco in questo ultimo periodo, quindi cos'è che ti ronza in testa?» prendo un grosso respiro, «se fossi incinta? Cosa faresti?» lui cambia espressione, «non farei nulla, non sono pronto per fare il padre, non dopo le ultime vicende che stanno accadendo, non so come reagirei» come immaginavo, «ok» mi metto dritta nel sedile, e guardo come la pioggia cade libera. «Signora Mitchell, salve, sono la dottoressa Sharman, prego si accomodi sul lettino» mi siedo sul lettino, «bene, come mai ha richiesto una visita di urgenza?» «ho un ritardo di una settimana e dato che prendo la pillola...ecco...sono preoccupata» mi sorride gentilmente, mi distendo sul letto e lei incomincia a controllarmi. «Bene signorina, ho finito» mi sistemo mentre la dottoressa scrive qualcosa, mi abottono i jeans, scendo dal lettino, mi siedo sulla sedia di fronte alla scrivania, «signorina, stia tranquilla, lei non é incinta, la pillola prescritta fa un ottimo effetto gli e le ho prescritte di nuovo» un enorme sollievo si fa spazio dentro di me, «allora perché non arriva il ciclo?» «perché é molto stressata in questo periodo signora Mitchell, stia tranquilla, il ciclo arriverà presto» gli sorrido, prendo il foglio con le pillole prescritte ed esco dal suo studio, Demon si alza subito dalla sedia, viene verso di me preoccupato, «sono incinta» lui sbianca e sbarra gli occhi, «sto scherzando, il ritardo é causato dallo stress» lui respira sollevato e si lecca il labbro inferiore, mi prende per mano, usciamo dallo studio.
Pov's Demon...
La mia testa pulsa, ogni volta che penso i miei polmoni si chiudono come lo stomaco, nell'arco di 4 mesi la mia famiglia non esiste più, ho tutte le responsabilità addosso di me, mia madre é morta, mia sorella non parla più, mio padre é pieno di rimorsi e io sono solo un essere umano svuotato, non spero più in nulla, non credo più in nulla, l'unica cosa che mi tiene in vita e sapere che accanto a me ce lei, vorrei solo essere spensierato, vorrei che tutto quanto fosse andato differentemente, mi fermo sul ciglio di un marciapiede, sono vicino a una cabina telefonica, una di quelle vecchie che ormai é stata distrutta dai bambini che non hanno nulla da fare, guardo la via, e solo ora mi accorgo di essere entrato nella via che riguarda un pezzo del mio passato, quella cabina, io la conosco...
Flashback..
«Ro dimmi che quel cazzo di telefono che hai fottuto a quel vecchio rincoglionito funziona» lui mi guarda mentre stringe nelle labbra una Marlboro rossa, «fratello non lo avrei fottuto se non funzionasse» mi porge il telefono a sportellino, lo prendo tra le mani provando ad accenderlo, «coglione non funziona» lui corruga la fronte, tiene di nuovo la sigaretta tra le labbra e mi strappa il telefono dalle mani, prova ad accenderlo ma nulla, «eppure funzionava prima» prova a scuoterlo, a sbatterlo nella mano ma nulla, «non e che l'hai stretto troppo?» lo fulmino con lo sguardo, lui riprende a sbattere quella aggeggio, «a chi cazzo devi chiamare? Non puoi aspettare che arriviamo al Crosmo pub?» tiro dalla mia sigaretta, «no, devo chiamare ora» lui si guarda intorno, questa é la via in cui abita Roger, lui fa segnali con la testa verso una cabina telefonica, «ecco a te, adesso chiama e non rompere più, vado a pisciare, tu sbrigati fratello»
Fine Flashback...Troppi ricordi, troppe risate in quella cabina telefonica, troppi angoli piene delle nostre stronzate, troppo tutto, come é possibile che da fratelli ci siamo ridotti a due stronzi che si danno la caccia a vicenda? Come é possibile che sia stato capace di uccidere quella che lui chiamava zia se non addirittura mamma? Come ho potuto io uccidere sua sorella, e suo padre? Adesso é troppo tardi per rimurginarci sopra. «Dove sei stato?»
Il suo tono é preoccupato, «a fare un giro» lei annuisce, stringe a sé il cuscino e mi osserva silenziosamente, «é arrivata una lettera per te 2 ore fa, é lì sul comò, non ho osato aprirla» io annuisco, sarà qualche stronzata da parte dell'avvocato, la prendo e strappo la carta, la leggo passo dopo passo:"mi dispiace per tutto, mi dispiace per ogni mio gesto, mi dispiace per ogni minima azione, mi dispiace di averti ferito, mi dispiace, riesco solo a dire questo, non ti chiederò scusa, sai che non lo dirò mai, me l'hai insegnato tu che chiedere scusa é da deboli, mi hai insegnato molto, mi hai insegnato ad essere l'uomo crudele che sono oggi, grazie mille Demon, mi hai reso un uomo senza scrupoli che é riuscito ad uccidere la donna che chiamava mamma perché una non ce l'ha avuta mai, grazie per avermi fatto arrivare al punto di distruggere la donna che mi curava le ginocchia bruciate e i polsi tagliati, davvero tante grazie FRATELLO.
R.M"
Gli occhi diventano lucidi, strappo la lettera in mille pezzi sfogando la mia rabbia su di essa, mi alzo dal letto e senza ascoltare Emery prendo la giacca di pelle ed esco dalla camera, prendo il telefono e le chiavi dell'auto, esco dalla porta principale e cammino veloce verso l'auto, una voce mi blocca, «so cosa c'era scritto in quella lettera » mi blocco, «l'ho aperta di nascosto, volevo bruciarla, volevo non fartela trovare, ma ho pensato che in fondo dovevi sapere con certezza che ad averla uccisa era stato lui», resto girato di spalle, non provo rabbia per il gesto che ha fatto Emery, provo solo una rabbia irrefrenabile nei confronti di quello che era mio "fratello", «ti prego, non fare uno sbaglio, ti chiedo di non andare da lui, ti chiedo di ucciderlo lentamente e di controllare la tua rabbia, ti prego» la sua voce trema, voglio girarmi per assicurarmi che non stia piangendo, ma la mia parte bastarda prende possesso, «mi dispiace» cammino ancora più veloce verso l'auto, entro e metto a moto, parto a tutta velocità. So che lui é qui dentro, prendo la pistola e la carico al massimo, la nascondo nella tasca interna del giubbotto, scendo dall'auto e prendo una sigaretta dal mio pacchetto, la porto alle labbra e l'accendo, aspiro e getto il fumo, mi appoggio alla mia auto e aspetto, ma cosa aspetto di preciso? So che lui mi sta aspettando qui, era il nostro luogo di ritrovamento questo vecchio capannone, lo vedo uscire dal cancello pesante di ferro arrugginito, getto la sigaretta e mi avvicino velocemente a lui, non mi sente, non si accorge neanche che sono quasi dietro di lui, esco la pistola e la carico, prima che si giri sono già dietro di lui con la pistola puntata sulla sua testa, sorrido maligno «ciao,fratello».
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𝑃𝑎𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛
ChickLitEmery Holt, una ragazza povera proveniente da Barranquilla, per far vivere la sua famiglia parte per los Angeles, ma chi l'avrebbe mai detto che un volo non programmato, potesse stravolgere completamente la sua vita, tutto é partito da lì, da un...