Thirty One

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Provo a non piangere, provo a trattenermi, «no...no» sussurra, ogni sua parola é un sussurro, un sussurro di dolore, «dimmi che non gli é successo nulla», «Demon...devi essere forte per Jenny, perché non ce la farà a superare tutto questo» i suoi occhi diventano lucidi, alza gli occhi al cielo, non vuole piangere, «Emy ti prego dimmi che non...» la sua voce é disperata, faccio un respiro profondo, «non ce l'ha fatta, gli hanno sparato» lui alza gli occhi al cielo cercando di trattenersi, «cazzo, cazzo, cazzo!!» da una pedata alla sedia rompendola, si passa le mani in viso, ha gli occhi rossi e lucidi, «sono stati quei figli di puttana?! Dimmelo!!» mi urla contro, «si, sono stati loro...» si appoggia al tavolo, sta in silenzio, «Demon» «mi serve il telefono di Ryder» é l'unica cosa che dice, annuisco, esco fuori cercandolo, é seduto nel giardino mentre consola Christina, corro verso di loro, «mi serve il telefono, ora» lui lo tira fuori e me lo passa, corro di nuovo verso l'entrata, ma mi blocca il rumore di cose rotte, entro e per poco non mi colpisce con un vaso, mi avvicino lentamente, lui mi strappa il telefono dalle mani, digita un numero e lo appoggia all'orecchio, «Non é il momento Ryan, passami Jeff» il suo tono é minaccioso, «praparatevi sarò il più presto possibile a Los Angeles, andate nel Bronx da Edward fatevi dare le munizioni e le armi, ci vediamo a los Angeles mi farò sentire io, in caso di problemi chiamate qui» riattacca e mi guarda, sbarra gli occhi quando vede che ho una guancia tagliata, i pezzi del vaso mi hanno colpita ma sono stata in silenzio, «ti ho colpita» «non mi hai colpita, é stato un incidente» lui stringe i pugni, riprende il telefono e ridigita sullo schermo un altro numero, lo riappoggia all'orecchio e aspetta, «ciao Anton, volevo solo informati che mentre eri impegnato a scoparti quella zoccola, mia madre combatteva per restare viva, ce stata una sparatoria, l'hanno uccisa, domani tornerò a Los Angeles, prepara il funerale io da qua non posso, ci pensa domani Emery a dare la notizia a Jenny» riattacca senza dargli il tempo di controbattere, poggia il telefono sul tavolo, si passa le mani sul viso, mi avvicino a lui, quando mi guarda mi blocco, «non ti faccio nulla, vieni» mi avvicino a lui, mi prende dal polso e mi tira verso il suo petto, mi abbraccia, mi stringe forte, io lo abbraccio anche, sento la mia spalla bagnarsi, sta piangendo,si stacca da me e si asciuga subito il volto, «Demon, devi essere forte per Jenny, tua madre voleva mandarla dagli zii in Germania, almeno finché tutto questo non si sarebbe calmato» annuisce, «li chiamerò dopo» si allontana da me, «cosa succederà appena torneremo a Los Angeles?» lui si blocca, «succederà un casino» impallidisco, «inizierà una guerra tra clan?» lui ride nervosamente, «é già iniziata la guerra, chi tocca la mia famiglia muore» esce da casa, lo seguo, «dove stai andando?!» «devo schiarirmi le idee» «vengo con te» lui si blocca, «no!» il suo tono é aggressivo, «ho detto che vengo con te!» alzo il tono di voce, si gira verso di me, «sei una rompi coglioni» gli sorrido, «se non lo fossi stato non ti sarei piaciuta» lui ghigna, «muoviti» corro verso di lui, «dove stiamo andando?» «a bere fino a fare schifo, sei voluta venire, e adesso bevi». Una grossa insegna con sù scritto "Angel's Pub" illumina la porta d'ingresso del locale, entriamo senza esitare, i bodyguard ci lasciano passare senza chiedere nulla, vedo che nel locale si balla, vedo ragazze vestite per bene, poi guardo come sono vestita io, potevo fare di meglio, lui mi prende per mano trascinandomi nel bancone, ci sediamo, una ragazza con i capelli rossi tatuata guarda Demon e gli sorride, «Demon Mitchell, quale buon vento ti porta qui?» lui la osserva silenziosamente, «cazzi miei» lei ride, «non cambi mai, sempre scorbutico » lui gli ghigna, «cosa ti servo» «un angelo blu e per lei un Cuba libre» la ragazza mi osserva silenziosamente, «non sapevo fosse con te» mi guarda male, «sono la sua ragazza» lei sbarra gli occhi, lui mi osserva e ghigna mordendosi il labbro inferiore, «tu fidanzato? Wow Mitchell che diamine ti é preso? Mica hai una malattia a lungo tempo vero?» lui scuote la testa divertito, «cose che capitano, tu piuttosto ancora fai la puttana? » lei si rabbuia in viso, «ti preparo i drink» se ne va silenziosamente, un pò mi dispiace per lei, «un pò mi dispiace per lei, cercava di essere amichevole» lui si gira verso di me, «me la sono scopata 2 volte, sei ancora convinta che volesse essere amichevole?» la gelosia si fa spazio dentro di me, «no, hai fatto benissimo a rispondergli in quel modo, se ci riprova la uccido» lui ghigna, la rossa ci porta i drink e se ne va facendo altro, io prendo una cannuccia, la metto all'interno del grosso bicchiere di vetro e mescolo il contenuto giocando con il ghiaccio all'interno, lo assaggio, non ce neanche il sapore della coca, «questo drink fa cagare, cazzo» si lamenta Demon, «a casa abbiamo alcool?» lui mi osserva cercando di capire le mie intenzioni, «no» «allora andiamo in qualche posto, compriamo dell'alcool e te li faccio io i cocktail, qui non sanno neanche come si fa un Cuba libre che cazzo é la cosa più semplice che ci possa essere» lui ride, si alza dallo sgabello e mi prende la mano trascinandomi fuori in fretta, non abbiamo pagato, corriamo verso un auto, Demon spacca il finestrino oscurato la apre ed entra , mi apre lo sportello permettendomi di salire, rompe la spia che fa scattare l'allarme, collega dei fili e l'auto parte, inserisce la marcia, fa retromarcia e corre fuori dal parcheggio del pub. «Bene l'alcool c'è, ora questa bellissima auto dove la lasciamo? » lui sterza una strada più in là di casa nostra e frena di botto, la posteggiata nel vialetto di qualcuno,mette il frena a mano e scollega i fili, esce in fretta dall'auto, io prendo la busta contenente l'alcool e chiudo lo sportello, ci allontaniamo velocemente da lì. «Abbiamo rubato un auto e ora siamo in giardino a bere, chi l'avrebbe mai detto che sarebbe andata così » prendo un sorso del mio whisky mentre osservo Demon che guarda un punto fisso davanti a lui, «se saremo rimasti a New York forse sarei riuscito a salvarla» , «il destino ha scelto questo, magari non l'avresti potuta salvare ugualmente» lui resta in silenzio, «io vado a sistemare le valigie, sali con me?» lui fa no con la testa, mi alzo prendendo la bottiglia, «Emery» mi blocco «dimmi» «é meglio se tu e Christina partite per la Germania con Jenny» sbarro gli occhi, non può dirlo sul serio, «Demon no, io non ci vado in Germania io ritorno a Los Angeles con te» lui sospira, «lo vuoi capire che se stai vicino a me rischi di essere ammazzata? Forse tutto questo ti sta sembrando un gioco, Emery, ma non é così, non si sono fatti scrupoli a uccidere mia madre, la donna che quel bastardo chiamava zia, pensi che ci penserebbe due volte a uccidere te che ti reputa solo un ostacolo da superare per arrivare a me, tu te ne vai in Germania, non voglio perdere anche te, non lo accetterei» lui si alza e mette una sigaretta nelle sue labbra rosee, l'accende, mi avvicino a lui, «io voglio solo che tutto questo finisca, sono stanca di spostarmi di continuo da una città a un'altra» lui resta in silenzio, «sapevi che stare accanto a me era difficile e sei rimasta ugualmente al mio fianco, adesso hai due scelte, o vai in Germania o ritorni a Los Angeles per i cazzi tuoi scordandoti di me» i suoi occhi blu mi scrutano attentamente, sospiro, «Demon...» «voglio una risposta, ora» il suo tono é glaciale, «voglio andare a Los Angeles, ma non da sola, con te, perché so a cosa vado incontro, e se voglio rischiare vuol dire che sono preparata psicologicamente a tutto quello che accadrà, io non ci voglio andare in Germania, non riesco a starti lontana» lui continua a fumare silenziosamente, butta la cicca a terra e si avvicina a me, mi abbraccia, lo stringo a me, «vieni con me?» «vengo con te».

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