25.

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Hobi:

<Kookie torna! Le cose si possono sistemare!>

<Ti prego Jungkook, rispondi>

Yoonsugar:

<Hey piccoletto, allora? Come stai?>

Chimmy:

<Domani devi registrare la tua canzone, sono sicuro che ci andrai! Ti aspettiamo coniglietto>

Jungkook, rileggendo i messaggi che riceveva dai suoi amici, si accorse che questi non avevano ancora disdetto l'appuntamento con la sala registrazione; d'altronde nemmeno lui lo aveva fatto: per un motivo o per un altro rimandava i suoi doveri.

Erano passati due giorni dalla sua partenza ma ancora non aveva avuto il coraggio di uscire di casa. Era andato lì per rifarsi una vita, avrebbe trovato un lavoro per bene, una ragazza seria da sposare, una casa da arredare e, un giorno, anche una famiglia da accudire: insomma avrebbe condotto la vita perfetta che sognava. O almeno pensava di sognare. Ma i suoi buoni propositi svanivano sempre a causa di un peso sul cuore che lo facevano rimanere nel letto per tutto il giorno.

Sua madre era preoccupata e chiamava di continuo Namjoon per informarlo della situazione ma questi rispondeva sempre che ciò che bisognava fare col piccolo Jungkook era pazientare.

Namjoon era in grado di capire le persone, sembrava quasi un veggente, anche per questo venne scelto come leader. Quando gli telefonò con Jin, due giorni prima, sentì qualcosa di strano nella sua voce: era, si, terrorizzato, ma anche determinato e questo fece capire al "saggio Joonie" di dovergli lasciare un po' di spazio per prendere le sue decisioni. Ormai non era più un bambino e forse Jungkook non voleva più essere trattato come tale.

<<Kookie noi ti aspettiamo. Pensaci bene perché tutto si può risolvere. Ti voglio bene>> così aveva chiuso la telefonata e da allora non si fece più sentire.

Si diede tre giorni per aspettarlo, dopodiché avrebbe informato anche il resto dello staff. Ma in realtà non ci sperava molto: il tempo passava lentamente e il senso di soffocamento arrivava a qualsiasi ora. Aveva paura. Una paura fottuta di veder disintegrarsi avanti ai suoi occhi tutto ciò per cui avevano lottato fino a quel momento.

Anche quel giorno Jungkook rimase a letto per un tempo infinito: aveva solo voglia di dormire per spegnere la voce dei pensieri ed alleggerire il macigno sullo stomaco. Mangiava poco, dormiva tanto, leggeva troppo. Leggeva per lo più i messaggi che gli intasavano il cellulare, e le due strofe della canzone che non avrebbe mai cantato. "Non l'ho nemmeno finita" pensò mentre gli compariva un sorriso triste sulle labbra.

All'improvviso si ricordò di non aver nuovamente salutato e ringraziato la sua dottoressa. "Questa volta non c'è nulla da doverle ringraziare". Decise comunque di mandarle un messaggio

<Salve Dottoressa, mi dispiace non essere più venuto alle sedute
ma non sono più a Seoul>

<Jungkook non fa niente! Come mai non sei più qui?Come stai?>

<Sono successe così tante cose in questi dieci giorni..non voglio dilungarmi.
Volevo solo salutarla e ringraziarla per tutto. Ora sono a Busan:
ho deciso di lasciare il gruppo>

<Se sei felice così allora ringraziami pure altrimenti non farlo!
Ricorda di non aver paura di essere ciò che sei! Ti voglio bene.>

Già. Ma lui chi era? "Perfezionista, gay, codardo, ossessivo compulsivo, paranoico, ansioso: avrei preferito non conoscermi"

&quot;You made me again.&quot; |VKOOK/KOOKV|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora