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Lottie
Tolgo il casco con non poca fatica, ritrovandomi coi capelli tutti appiccicati alla pelle sudata.
«Grazie per il passaggio» mormoro mentre scendo ancora un po' debole dalla moto.
Ho così paura di lasciar intravedere sul mio timbro di voce la mia angoscia e l'ansia inspiegabile che trovo in questo momento con lui.
Se balbetto, o se addolcisco anche solo il tono, si farà un'idea sbagliata.
«Di nulla. Ci vediamo domani a scuola allor-» «A-aspetta!».
Maledizione! Stupida bocca imbranata!
«Sí?».
Per un attimo, una frazione di secondo, credo di scorgere sul suo viso un sorriso compiaciuto.
Poi quando sbatto le palpebre ed i miei occhi tornano lucidi, noto solo le labbra addolcite in una linea sottile.
Sto immaginando le cose, vero?
«Niente... Io... Nulla, ci vediamo»
«Andiamo Lottie, lo vedo lontano un miglio che fatichi a reggerti in piedi. Non sarei comunque partito senza averti accompagnata alla porta. Speravo solo fossi meno orgogliosa del solito»
«Quindi mi stai mettendo alla prova?»
«Non è quello che stai facendo tu con me?».
Bingo. Ha ragione.
«Dai, ti aiuto» prosegue, mentre leva il casco rivelando gli zigomi leggermente arrossati per il calore.
Si avvicina.
Afferra il mio zaino, e nell'attimo in cui la sua mano sfiora la mia pelle sotto la maglia, mi assalgono nuovamente i brividi.
Sto proprio male oggí.
D'un tratto mi sento sollevare da terra con estrema leggerezza.
È sempre stato un ragazzo fisicamente muscolo e forte.
«N-non è necessario. Mettimi giù»
«Ma se tremi anche solo stando in piedi. Lottie... Ci conosciamo da anni, e so ormai come funziona il tuo corpo durante il tuo malessere».
Le sue parole arrivano dritte al mio petto come siluri.
Perché... Perché non riesco a controbattere?
Dov'è finita la solita Lottie?
Perché mi sciolgo a queste parole di un ricordo passato ormai irraggiungibile?
Ma soprattutto, perché continuo a pensare al fatto che vorrei conoscesse il mio corpo in un altro modo?
Che mi prende?
Devono essere gli ormoni a mille in questo periodo, o semplicemente il fatto che non abbia ancora mai scoperto il lato sessuale delle cose.
Sì, è solo curiosità mista allo stupido istinto animale di accoppiarsi.
Sto semplicemente tanto male, e il mio cervello più che mai.
«Ehi. A che stai pensando? Hai la faccia incazzata. Ti prego, avvisami per qualsiasi cosa, non voglio trovarmi un calcio lì sotto o un pugno sul mio bellissimo viso»
«Egocentrico. Sei nella norma» dico decisa, ma so che non è vero.
Ce ne sono pochi come lui in giro.
È effettivamente un bel ragazzo, il tipico dannato e misterioso su cui tante ragazze fantasticano, ed io purtroppo ero tra loro qualche tempo fa.
«Bene, eccoci».
In un attimo realizzo di essere in camera.
Assorta com'ero nei miei pensieri non ci ho fatto caso.
Mi adagia sopra le lenzuola, poi fa scivolare dalla spalla lo zaino, per lasciarlo ricadere sul pavimento.
«Ti porto un po' di acqua e le pastiglie» senza attendere risposta si dirige alla porta.
«Solito posto?» domanda voltandosi in mia direzione.
«Sí».
Sparisce nel corridoio.
È passato diverso tempo da quando veniva a trovarmi quando stavo male, eppure, le cose non sembrano cambiate.
Ricorda tutto, e questo suo essere così presente ora mi uccide l'anima.
Perché non potevamo proseguire così dal principio?
Rientra col bicchiere d'acqua e le compresse, strappandomi ai miei pensieri.
«Gli zii?» così ci siamo abituati a chiamare i nostri rispettivi genitori fin da bambini.
Anche io li andavo a trovare spesso prima della... Della morte della zia.
«Papá è andato in Canada una settimana per lavoro, mamma probabilmente sarà andata a fare spese»
«Capisco, mi piacerebbe salutarl-»
«No!».
Mi guarda stranito, confuso.
«Cioè, non credo sia una buona idea. È con lei che mi sono confidata quando... Quando ci siamo lasciati, per cui, dubito avrebbe parole dolci per te».
Sembra addolorato dalle mie parole.
«Certo, ha senso. Scusa».
Il suo tono è sempre più docile.
«Se non ti serve altro, me ne vado».
Sistema la felpa, dirigendosi per l'ennesima volta verso la porta.
Oh no, sento che le mie labbra stanno per schiudersi.
E quando non sono io a dare loro il permesso, è solo perché devono emettere stronzate.
«Se vuoi potremmo vederci per il progetto di chimica, così magari mia mamma vedrà che siamo ancora... Ok... E tornerà ad essere la solita zia» ecco appunto.
Ma che diavolo sto dicendo?
«Davvero!? Cioè, non cambierai idea di nuovo?»
«Non sono così lunatica»
«Avrei qualche dubbio»
«Sei il solito antipatico» dico lasciando sfuggire una risata.
Non appena mi è abbastanza vicino da provocarmi questi brividi indescrivibili, congelo il mio ridere.
«Mi sei mancata» sussura ad un soffio dalle mie orecchie.
Mi stampa un bacio in guancia, poi senza dire nulla se ne va.
Sì, lo ammetto, sono sconvolta, ho i sudori freddi, le palpitazioni a mille... Ma è solo per il malessere.
Sì, solo il malessere.

Vi ricordo che vi aspetto numerose al progetto "Un'inimmaginabili Storia" così da crearla insieme e a vostro piacere! Sto attendendo solo voi 😆

Per una Semplice Cifra SbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora