Lottie
È suonata anche l'ultima campanella di fine lezioni, e in tutto questo tempo non sono tornati in classe né Steven, né Parker.
Dovrei smetterla di chiamarlo per cognome, nella mia mente lo sto distanziando io stessa così facendo.
Ormai sono andati via tutti. Il tempo in cui noi allunni impieghiamo a lasciare l'aula per uscire da scuola è... Un guinness dei primati.
In meno di mezzo minuto si sono tutti volatilizzati, insegnante compreso. Non ci sono quasi più rumori per i corridoi, se non pochi rimbombi dei passi dei bidelli che si assicurano tutti gli studenti siano usciti.
«Tesoro, cerca di sbrigarti, d'accordo? Appena finisci mi avvisi che chiudo» dice la più dolce di loro.
Nadja, l'inserviente più amata da tutti noi studenti.
È una donna piuttosto anziana, estremamente dolce e delicata in tutto quello che fa.
Non c'è mattina in cui il suo sorriso e la sua gentilezza non riempiano i nostri volti con la stessa nota allegra.
«Grazie mille. E scusa il ritardo, faccio in un lampo» mento, visto che sistemo le cose nello zaino con calma, con molta calma, sperando di vedere entrare i due ragazzi per prendere i loro libri.
Sorride poi si dirige all'uscita.
Rallento ancora di più il mio moto appena la sento parlare dall'altra parte della porta.
«Oh! Giovanotto, e tu che ci fai ancora qui?»
«Nadja, sei radiosa come sempre. Fatti vedere». Riesco ad immaginare Steven mentre la affera per un braccio e l'aiuta a roteare su se stessa.
Lei ridacchia imbarazzata, io faccio lo stesso divertita.
«Prendo le mie cose, poi sparisco, promesso»
«Ma certo, fai con calma caro».
Non è giusto, io devo sbrigarmi e lui può fare con calma?
Accidenti al fascino di Steven.
Sento i passi di lei allontanarsi, mentre quello più decisi e pesanti di lui, avvicinarsi a me.
Solo i suoi però. Quindi non sono insieme?
«Lottie? Che ci fai ancora qui?» chiede leggermente stupido.
«Non dovevi parlarmi?»
«Ah, giusto... Facciamo un'altra volta, okay?» mentre mi passa affianco e sia accovaccia per afferrare lo zaino, sento un odore pungente pizzicarmi le narici.
«Fumi ancora, eh?»
«A volte, quando sono stressato» risponde senza nemmeno guardarmi negli occhi.
So che mente, l'ho visto molte volte dalla finestra della scuola fumare di nascosto in cortile. Perché deve mentirmi su una cosa del genere?
O forse è semplicemente sempre stressato?
No, è di Steven che stiamo parlando.
Non c'è nulla che lo stressi al mondo, è diventato una roccia inscalfibile dopo gli avvenimenti familiari, non ha più ragioni per provare preoccupazione o ansia, e questo ai miei occhi lo rende in qualche modo più debole.
Si è indurito tanto, da non rendersi conto di essere divenuto più fragile di un cristallo.
Quando lo guardo vedo un diamante: bellissimo, invincibile, pronto a scalfire ogni suo ostacolo, ma estremamente fragile. Così fragile che il più piccolo urto, potrebbe frantumarlo come nulla fosse.
«Perchè lo hai fatto?» domando prima che possa sparire dietro la porta.
«Non capisco a che ti riferisci».
Non lo capisco nemmeno io.
Mi riferisco al perché mi abbia tradita, o a quel che è successo poco fa con il nostro compagno di classe?
«Perchè hai fatto sgammare Mark?» codarda.
Sono solo una codarda. Me ne struggo, me ne lamento, eppure non ho la forza di chiedere il perché al diretto interessato.
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Per una Semplice Cifra Sbagliata
Novela Juvenil[DISPONIBILE CARTACEO ED EBOOK] C'è molto poco da dire. Sbagli a digitare una cifra? Beh, ti ritrovi con un numero completamente diverso. ✨ Se la storia vi piace supportatela condividendola, dandomi la vostra opinione e magari qualche stellina di ap...