Per una Semplice Cifra Sbagliata

~30~

Lottie
«Bastardo!» grida furente, mentre stringe i pugni in una morsa.
«Non sei arrabbiato con me?» chiedo sorpresa, dopotutto ho dubitato di lui.
Contorce le labbra in una smorfia di rabbia, poi si rasserena di colpo, forzatamente.
«No, certo che no. Non hai colpa, non potevi saperlo... Nessuno poteva».
Dice le ultime due parole in un sibilo glaciale.
Non riesco a decifrare bene cosa stia pensando.
«Forse è meglio tornare in classe per ora. Fingi che non esista, e se ti fa qualcos'altro, avvisami».
Più facile a dirsi che a farsi, ma che ne è stato del "saltiamo le lezioni?". Ametto che l'idea ora, mi alletta più che mai.
Attendiamo il suono della campanella di cambio ora, prima di rientrare, sperando forse di non imbatterci nella prof, ma ci sbagliamo.
Nello stesso attimo in cui stiamo per entrare lei esce.
«Lottie! Mi stavo preoccupando a non vederti più tornare. Per quanto riguarda te invece...» borbotta rivolta a Steven, «Tu sei nuovamente nei guai signorino. E come se non bastasse ora stai pure influenzando malamente Parker. Fino a qualche settimana fa era così tranquillo e taciturno, mentre ora si permette di saltare le lezioni e occultare prove!» lamenta, sicuramente riferendosi alla questione del bigliettino avvenuta durante l'interrogazione.
«Non se la prenda con lui. Mi ha solo aiuatata, non stavo molto bene» vado in suo soccorso.
«Parker?»
«N-no. Mi riferivo a Steven. Sa che soffro di forti crampi all'addome durante il ciclo, e penso sia uscito perché mi ha vista in difficoltà» mento spudoratamente, o quanto meno in parte.
La storia dei crampi e la bassa pressione è vera, ma manca ancora un po' prima del mio prossimo ciclo mestruale.
«Uhm... Capisco. Effettivamente ti ho vista abbastanza strana, ma ciò non cambia che non debba fare una cosa del genere»
«Ha ragione, ma la prego. Metta in punizione me, non lui» insisto, suscitando in lei emozioni contrastanti.
Riesco a scorgere nel suo volto il forte desiderio che bramava per sospenderlo, ma riesco anche ad intravvedere la volontà di ascoltare la propria cocca.
«E va bene. Ma solo questa volta. Sei una brava ragazza, di te mi fido. Ma che non si ripeta mai più»
«Certo, glielo garantisco io!» gioisco entusiasta, trattenendo appena la voglia di saltarle addosso e abbracciarla.
«Ora tornate in classe prima che inizi la prossima lezione. Io vado dal preside a imporre una severa nota disciplinare a Parker. Non è che per caso lo avete visto?».
Ma come? Non è rientrato?
Dove sarà andato?
No, Lottie. Non deve importarti cosa fa quello scemo.
«Credo di averlo visto uscire con in mano un pacchetto di sigarette» interviene Steven, con un sogghigno compiaciuto in volto.
«Cosa!? Ma che gli prende a quel ragazzo? Forza, voi entrate. Ora me la sbrigo io».
Facciamo come dice, e una volta dentro mi decido a parlare.
«C'era proprio bisogno di inventare quella balla? Sai benissimo che non fuma!»
«Di che ti arrabbi? È solo una piccola vendetta»
«No, è una bambinata. È da prima che ti comporti come un ragazzino dispettoso» rimprovero, scaturendo in lui dell'evidente rabbia.
«È questo che ricevo in cambio per proteggerti?»
«Non mi stai difendendo, ti stai semplicemente divertendo alle spalle di Mark»
«Ma da che parte stai, Lottie?!» domanda mentre mi costringe ad indietreggiare, fino a poggiare la mia schiena a ridosso del muro.
Nessuno dei nostri compagni sembra prestare attenzione a noi. Del resto, il cambio d'ora è conosciuto per essere caotico, e soprattutto uno sfogo per le.ore consecutive di silenzio da parte degli alunni.
Ognuno fa i fatti propri, altri chiacchierano allegramente, altri ancora escono in corridoio per incontrare i colleghi.
«Non riesco a capirti» continua ad un soffio dal mio volto.
«Non ci riesco nemmeno io. Davvero. Scusa».
Perché mi scuso?
Ho forse sbagliato io a chiedergli di non parlarne male di Mark?
Non ho forse fatto la stessa cosa con lui, lamentandomi al telefono?
Sono solo un'ipocrita.