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Mark
«Io... Io ti ho rovinato» continua a fatica tra i continui singhiozzi.
Man mano che una lacrima le riga il viso, io sento una lama nel cuore premere.
«L-Lottie, non capisco di che parli. Ma sappi che l'unico che deve scusarsi qui sono io, e poi... Poi ti ringrazi-» «Smettila! È colpa mia. È solo colpa mia se sei ridotto a questo modo. Se io non avessi rifiutato Steven... Se ti avessi dato retta da subito... Se io non fossi cascata dal principio nella sua stupida scommessa a se stesso... Ora non saresti ridotto a questo modo!» grida esasperata con l'ultimo filo di voce che le è rimasto in corpo.
Ora capisco di cosa si dà atto.
Mi avvicino a lei e quando lo nota con la coda dell'occhio, volge ancora più decisamente il suo sguardo sconfitto a terra.
Mi porto, al meglio delle mie forze, al suo fianco mentre prendo una buona dose di aria nei polmoni.
«Ti ringrazio...» inizio, scaturendo in lei emozioni di stupore e colpevolezza, rivelate dal velo sottile che illumina e ricopre i suoi occhi.
«Ti ringrazio, anche solo per avermi rivolto la parola oggi, e a scuola. Ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato durante l'interrogazione di matematica. E ti ringrazio per il semplice fatto di esistere».
Finalmente alza gli occhi in mia direzione. Sono decisi, anche se terrorizzati.
«Mi dispiace per averti anche solo rivolto la parola quando non avrei dovuto. Mi dispiace per non esserti stata d'aiuto nell'interrogazione, e anzi, per averti mandato in presidenza. E mi dispiaccio di esistere e di aver rovinato la tua vit-» «No! Non dirlo nemmemo. Non trattarti così. Ci sono cose peggiori nella vita, ed io non sono certo costretto alla carrozzina per sempre. Sono solo lividi e qualche graffio.
Lottie... Ti prego, non fare così. Non essere così dura con te stessa. È già tutto passato» ripeto speranzoso che in qualche modo possa aiutarla a farla ragionare.
Non contesta. Rimane silenziosa per qualche secondo, con i suoi occhi magnifici nei miei.
Vorrei solo vederla sorridere ancora, o perché no, anche vederla imbronciata come solo lei sa fare.
Nella mia testa ritorna alla mente il suo viso seccato mentre credeva di parlare con Vera al cellulare, la sua faccia sorpresa quando realizza di non aver chiamato lei, e le sue guance rosse e il volto imbronciato dopo che avevo stupidamente provato a stuzzicarla dall'altra parte della linea.
Era così bella...
«Penso di essermi preso una bella cotta per te, quel giorno fuori dal centro commerciale».
... È così bella.
Anche ora che i suoi occhi sono stanchi ed arrossati, ai miei occhi è stupenda.
«Mi sono invaghito ancora di più di te sotto le mentite spoglie di Davis».
Se ci ripenso, sono stato proprio un idiota.
«Ma soprattutto, credo di essermi innamorato nell'attimo in cui ho capito che non volevo perderti».
Le sue labbra sembrano essere scosse da un impercettibile tremolio.
«Lottie... Io credo di amarti. Anzi, tolgo pure il credo»
«Non posso, non lo merito» dice senza giri di parole, ferendomi il cuore e l'anima, «... Però lo voglio. Voglio poterti dire, che anche tu mi piaci. Forse non è amore, ma, non riesco a smettere di averti in testa».
Non...
L'ha detto lei?
Forse ho capito male?
Sorrido. Non riesco a farne a meno.
Sorrido talmente tanto da provocarmi delle pazzesche fitte di dolore ai muscolo facciali, ma non me ne frega di meno in questo momento.
«Non mi importa se non mi ami ora. Ti aiuterò a crescere quel sentimento con tutto l'amore che ho in corpo!» esclamo, quadi grido, da quanto sono emozionato.
«Ouch!» lamento, appena il limite di sopportazione del dolore, arriva alla soglia massima.
Che figuraccia.
«Magari il corpo lascialo riposare per un po'» ridacchia con ancora le lacrime agli occhi, creando un'immagine di lei semplicemente celestiale.
«Mi accontento anche di questo per il momento» continua prima di avvicinarsi velocemente il suo volto al mio.
Chiude gli occhi prima ancora che possa farlo io, così ne approfitto per scrutare ogni millimetro del suo viso.
Pelle rosata, gote rossicce, lacrime luminose e orecchie dello stesso colore dei pomodori.
Le nostre labbra si sfiorano.
Sussulta leggermente appena si toccano, ma non si ritrae.
È così carina anche da imbarazzata.
Mi lascio avvolgere da questo calore soffice e leggero che le nostre bocche creano, chiudendo a mia volta gli occhi.
Si stacca di colpo, mentre sfoggia un lieve sorriso.
«Scusa, per tutto quel che è successo a causa mia. Mi dispiace, di non averti conosciuto prima, e grazie... Per non aver rinunciato a me».
Le sue parole mi spiazzano, ma sono talmente sincere da sciogliermi completamente.
«Grazie» ripete, prima di imprimermi ancora un fievole bacio.

Per una Semplice Cifra SbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora