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Lottie
«Avevo scritto la soluzione in un pezzo di carta e volevo darglielo» dice sviando come suo solito lo sguardo.
«Non ti credo nemmeno se vuoi, Steven. Odi la matematica, non sai nemmeno fare una divisione, e poi... Ho notato che non gli hai dato nulla.
Non hai visto che gli avevo già dato io le risposte?».
Sospira.
Sembra combattuto sul rispondere o meno.
«È questo il problema Lottie. Ti ho visto, ho visto benissimo, e sono geloso».
Mi spiazza questa sua risposta, non me l'aspettavo di certo.
Si avvicina lentamente a me.
Un passo, due...
«Perchè lo stavi aiutando? Non vi conoscete nemmeno».
Tre, quattro...
«È-è solo perché è tuo amico. Pensavo di far bene» rispondo sincera in un sussurro, vista la sua estrema vicinanza al mio viso.
Non devo balbettare. Non devo mostrarmi debole.
Accidenti, troppo tardi!
«Davvero?» mormora a sua volta, mentre il mio battito si focalizza sul suo respiro, caldo.

Mark
Dopo mezz'ora di ramanzina dal preside, ed altre tre ore a pulire per punizione tutti gli attrezzi scolastici della palestra e a sistemare le aiuole dell'entrata insieme al giardiniere, non sento nemmeno più la forza per tornare a casa.
È stata una giornata terribile quella di oggi.
Varco con lo sguardo ancora a terra la porta dell'aula per prendere le mie cose, ma appena noto con la coda dell'occhio due sagome familiari volgo gli occhi verso di loro.
Lottie è in piedi immobile, appoggiata al banco, mentre Steven le sta di fronte, ad un passo dalle sue labbra.
Si accorgono di me appena sbatto "casualmente" su un banco, creando un leggero frastuono.
Lei si affretta ad allontanarsi e a sistemarsi i capelli, nonostante siano perfettamente apposto.
Lui si volta in mia direzione, trapelando un sorriso compiaciuto.
Merda, un conto era immaginare la scena con lei che me ne parlava a telefono, un conto è vedersela accadere ad un passo dal naso.
È davvero doloroso.
«Mark...» saluta beffardo con un cenno della testa.
Senza proferire parola mi dirigo al mio posto, prendo lo zaino e mi avvio alla porta.
Sto per andarmene, ma le mie gambe non sembrano voler proseguire.
Rimango qualche secondo fermo sullo stipite.
Mi volto pronto a rispondere a tono a Steven, a rivelare tutte le sue intenzioni a Lottie, ma anche in questo caso il mio corpo non sembra darmi retta.
Sento una smorfia formarmisi in volto, mentre i pugni serrati mi provocano un leggero formicolio al palmo della mano da quanto sono stretti in una morsa.
No, non giocherò al suo stesso gioco.
Nonostante tutto, non voglio umiliarlo a questo modo, sarei solo uguale a lui.
I miei piedi tornano a muoversi, allontanandomi così da loro.
Davis...
È ora di tornare ad interpretare Davis.
Non sei l'unico ad avere le carte in tavola, Steven.

Lottie
«Allora, dove eravamo rimasti?» domanda tornando ad un soffio dalla mia faccia.
Eravamo rimasti che stavo per lasciarmi andare un'altra volta.
Avanti, forse dovrei solo farmi baciare così da non pentirmene come la volta scorsa.
Eppure, l'interruzione avuta ora, mi fa in qualche modo ricredere.
È tutto troppo... Strano.
«Scusa Steven, è meglio se torno a casa ora»
«Che succede? È per Mark? Non dirà niente a nessuno, non preoccuparti»
«Sono solo stanca, e penso sia meglio parlare prima di affrettare le cose-» «Aspetta, mi stai dicendo che c'è una possibilità?» interrompe contenendo a stento il sorriso.
Oddio, ma che ho detto?
Devo smetterla di essere vaga.
«V-vado. Ci si vede domani a scuola. Ricorda di studiare le dispositive, tra qualche giorno c'è l'esposizione» rispondo e senza lasciargli altro tempo per dibattere, cammino a passo svelto verso l'uscita.

Per una Semplice Cifra SbagliataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora