Capitolo 1 - La vita continua.

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E vissero per sempre felici e contenti...

Finivano tutte così le favole, quelle inutili storie che i genitori si ostinavano a raccontare ai propri figli prima di dormire. Credevano che con quelle storie i bambini avrebbero fatto dei bei sogni, ma si sbagliavano, sbagliavano alla grande. Ogni volta che mia madre finiva di leggermi una di quelle stupide favolette, una di quelle in cui il principe e la principessa si sposavano, io finivo sempre per fare degli incubi. Non erano incubi spaventosi, non sognavo dei mostri, sognavo degli stupidi matrimoni, miei stupidi matrimoni con degli uomini... A me l'ipotesi di sposare un uomo non faceva impazzire già all'età di 8 anni, già lì sapevo che cosa volevo e cosa mi piaceva, e non erano di certo dei maschi. A 5 anni ebbi la mia prima cotta per una bambina dell'asilo, era così carina coi suoi capelli lunghi neri e due occhi azzurri da paura. A 8 m'innamorai della maestra di italiano, era una gran bella donna, vestiva sempre in modo formale, spesso con gonne che mettevano in mostra le sue lunghe gambe o anche camicette piuttosto scollate. Quella cotta durò poco, mi bastò vederla col maestro di matematica a ridere e scherzare per farmi ingelosire. Di tanto in tanto me ne dimenticavo e ricominciavo a sperare che il maestro cadesse dalle scale, sebbene in quella scuola fossimo al piano terra quindi le scale erano poche, ma speravo che lui abitasse in un palazzo alto. In prima media diedi il mio primo bacio a stampo ad una ragazza, ma purtroppo sbagliai tipa, tra le tante scelsi proprio quella che sbandierava le sue conquiste in giro. Il giorno dopo venne a saperlo l'intera scuola e io non sapevo bene come prendere quella cosa, se bene o male. In fondo per me non era un problema, sapevo cosa mi piaceva e non mi dispiaceva, mi vergognavo solo quando passavo accanto a dei ragazzi e questi mi indicavano e ridevano. Altri li sentivo anche parlare alle mie spalle dicendo tante di quelle cose assurde che io nemmeno comprendevo. Parlavano di un bacio brutto, spinto o "bavoso", ma io non ricordavo nulla di tutto ciò. Fu un semplice bacio a stampo, niente di più, durò pochi secondi e mi staccai quasi subito. Ma poi capii che quella ragazza si divertì con i dettagli, e due anni dopo la baciai di nuovo. Probabilmente ero pazza, dovevo fargliela pagare per aver reso i miei primi due anni di medie un inferno (avendo sempre gli occhi di tanti ragazzi addosso) e invece alla fine la baciai di nuovo. Il mio intento era uno e uno soltanto: quello di farmi desiderare. Nel corso di quei primi due anni guardai molti film romantici, alcuni anche più spinti di altri, solo perché volevo imparare a baciare per bene, ma senza pratica la teoria non serviva a molto. Alla fine quella ragazzina finì per venirmi dietro per tutto il corso dell'anno, scelse persino il mio stesso liceo per starmi più dietro, ma a me non interessava già dopo quel primo bacio. Nel corso degli anni seguenti, nei primi quattro del liceo, ebbi svariate cotte, ma non m'innamorai mai sul serio. Tutte le ragazze che incontravo erano belle, eccitanti e altre anche molto simpatiche, ma con nessuna riuscivo a trovare il giusto equilibrio. Magari la colpa era mia, avevo dei gusti troppo complicati, la mia migliore amica pensava che io fossi una che evitava le relazioni stabili e che si divertiva nel farlo. Forse era vero, forse aveva ragione, diceva anche che potevano avere migliaia di cose che m'interessavano ma che se ne avevano solo una che non mi piaceva allora le avrei lasciate. Pensandoci bene aveva ragione, ma lo capii solo quando mi misi con un'ennesima ragazza. Lei la conobbi al liceo, era perfetta per me: avevamo tante cose in comune, stare con lei o anche solo parlarle al telefono era divertente ed eccitante, la provocavo spesso e lei ribatteva alla grande. Si chiamava Simona, aveva i capelli lunghi e castani, li portava spesso legati in una coda alta ma a me faceva impazzire quando li lasciava sciolti e delle ciocche le cadevano davanti agli occhi. Quegli occhi... Dio mio... Io mi ci perdevo sempre in quei suoi occhi verdi, erano così accesi e brillanti che non riuscivo mai ad abbassare lo sguardo da essi. Il suo umorismo era diverso da quello delle altre ragazze che frequentai prima di lei. Lei era dannatamente spiritosa, trovava sempre la frase giusta da dire al momento giusto per farmi ridere, ma quando ero io a far ridere lei allora il mio cuore si riempiva di gioia. Amavo la sua risata, amavo i suoi occhi, il suo profumo delicato e la sua pelle morbida e calda. Iniziai a frequentarla pochi mesi dopo i miei 17 anni, ci conoscevamo già, eravamo nella stessa classe, ma non ci calcolammo più di tanto prima di quel momento. Parlammo un po' quando un giorno i nostri compagni andarono in gita e noi fummo le uniche a non andare. L'insegnante di italiano, una donna carina (capelli corti a caschetto biondi e occhi scuri), ci fece sedere allo stesso banco, essendoci solo noi in classe, e non facemmo nemmeno lezione. Simona, dopo alcuni minuti di silenzio, provò a rompere il ghiaccio con una battuta: mi chiese se fossi single... Si, ok, forse poteva non sembrare una battuta, ma io la presi come tale. In quella scuola, e nella nostra piccola città di appena 6000 abitanti, la mia fama mi precedeva, o almeno erano le voci quelle che correvano. Tutti sapevano tutto di me, anche cose che nemmeno io sapevo. Alcuni mi chiedevano persino se avessi davvero fatto sesso con delle tizie che nemmeno conoscevo... Ma non pensavo a ciò che dicevano gli altri, non m'importava, sapevo con quante ragazze andai a letto e non erano così tante come pensavano tutti. Ebbi una decina di ragazze, tra i miei 12 e i 17 anni, con metà mi fermai a dei semplici baci, con altre ci andai molto vicino ma solo con due feci sesso. Io lo reputavo tale, non era amore, era solo semplice sesso. Ma quelle due esperienze ci furono quando avevo 16 anni, lo feci giusto un paio di volte e poi la smisi, mi concentrai solo sui motivi per cui lasciare la mia ragazza del momento. In effetti non mi facevo andare mai bene nulla, me la prendevo per tutto: se si facevano sentire troppo e se allo stesso tempo lo facevano troppo poco, se mi chiedevano come stavo o se non lo facevano e le dicevo che non s'interessavano a me, anche se magari qualche giorno prima le dissi di smetterla di chiedermelo ogni giorno... Insomma io dopo un paio di mesi mi sentivo soffocare, mi sembrava che andasse tutto troppo veloce e volevo la mia libertà, ma con Simona no. Con lei durò quasi un anno, ci andai anche a letto, più di una volta e quello che facemmo non lo chiamai mai sesso, con lei feci l'amore per la prima volta e fu meraviglioso. Dopo che mi chiese se fossi single, quando appunto in classe c'eravamo solo noi, lei rise e io iniziai a provocarla a mia volta.
«Perché, vorresti provarci con me?» le chiesi col mio solito tono sfrontato, ma vedendo il suo fantastico sorriso non potei fare altro che sorridere anche io.
«Oh cara, io non ci provo con le prede facili, a me piace la caccia!!» rispose lei col mio stesso tono.
«Cara?! Poca confidenza con me, signorina, non mi risulta che io e te abbiamo mai mangiato nello stesso piatto!!» ribattei io con un tono piuttosto altezzoso.
«Beh mi sembra logico che non ti risulti, non lo abbiamo mai fatto, e se dovesse accadere tu rimarresti a bocca asciutta...» replicò lei, io aprii la bocca per rispondere ma lei continuò. «Ti perderesti continuamente a fissare me e il mio modo leggiadro di sporcarmi anche mangiando una semplice pastina, t'innamoreresti di me per il modo in cui tenterò di coprire le macchie e non riusciresti più a dirmi addio!» concluse con un ampio sorriso soddisfatto.
«È la mia impressione oppure ho trovato qualcuno più modesto di me?» le chiesi io con un tono piuttosto sarcastico.
«Non so te ma io non so nemmeno cosa sia la modestia, se tu passassi anche solo mezza giornata con me rischieresti di aver voglia di baciarmi già dopo soli cinque minuti!» rispose lei, ed era decisamente seria.
Mi fissava con i suoi occhi chiari ed io non sapevo cosa dire, mi aveva in pugno e lo sapeva bene.
«A meno che tu non ne abbia già voglia...» aggiunse con un sorriso sarcastico prima di voltarsi in avanti verso la cattedra vuota.
Io e lei eravamo le uniche della classe a non dare mai molti problemi, solo qualche acciacco nello studio di tanto in tanto, qualche due di troppo e cose del genere, quindi gli insegnanti quel giorno ci lasciarono molta libertà.
«Secondo me sei tu che hai voglia di baciarmi.» ribattei io cercando di tenere il mio tono fermo, volevo che le sembrassi sicura ma sentii di non esserci riuscita bene, non ero convinta di ciò che dissi anche se lei mi spiazzò nuovamente.
«Oh non sai quanto hai ragione...» disse voltandosi di nuovo verso di me e guardandomi di nuovo con uno sguardo piuttosto serio. «Vorrei prenderti di peso, sbatterti al muro e baciarti, ma siamo a scuola e non si può fare.» aggiunse fermando il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Io non capivo se parlasse sul serio o se mi stesse solo prendendo in giro ma il mio cervello non connetteva con la mia bocca, avevo la gola secca, la salivazione azzerata e il mio cuore batteva fin troppo velocemente. Mi sentivo piuttosto accaldata, quel suo lato sfrontato mi eccitava un casino e quando qualcuno mi eccitava tanto non dicevo mai cose molto sensate.
«Beh d-dopo la scuola potresti passare da me così ti faccio passare questo sfizio...» le dissi sentendo un leggero tremolio nella mia voce.
Avevamo entrambe un carattere piuttosto forte, lei era solo più aperta di me, io ero più riservata nell'esternare i miei sentimenti, lei invece era sempre molto tranquilla di esprimere ciò che voleva. Quel lato sfrontato di entrambe però ci portò a rompere il ghiaccio in modo diverso dal solito, in modo fin troppo veloce, tra me e Simona c'era una chimica incredibile, e dopo la scuola lei venne sul serio a casa mia. Abitavamo a pochi metri di distanza, avevamo solo un palazzo che ci divideva, ma la strada era la stessa e lei lo sapeva. Si presentò davanti alla mia porta alle 15 in punto e io non sapevo bene che fare, alla fine la feci entrare, le feci strada nel piccolo corridoio di casa mia e ci fermammo nella mia stanza maniacalmente ordinata. Non amavo che qualcosa fosse storta e di conseguenza tenevo tutto in ordine, mettevo a posto la mia camera ogni giorno, e quando mi cambiavo riponevo i miei abiti nell'armadio o nel cesto dei panni sporchi. Quando lei entrò nella mia stanza rise silenziosamente, tutto quell'ordine la divertiva probabilmente, poi mi spiegò che lei era esattamente il mio opposto. Mi disse che lei aveva vestiti sparsi ovunque, sia sulla sedia, che sulla scrivania e spesso anche sul letto, aveva oggetti, peluche e quant'altro tutto messo alla rinfusa in ogni angolo della stanza e io provai ad immaginare quel disordine, ma non mi riuscì difficile (seppur io fossi decisamente il suo contrario). Mio fratello, Davide, era il classico "figo" (a detta della mia migliore amica), ed essendo così figo non si preoccupava di lasciare la sua roba ovunque, spesso mi ritrovavo anche le sue scarpe o maglie nel salotto. Quindi il suo essere disordinata lo capivo. Non parlammo molto, se non i primi 15 minuti per la questione del mio essere troppo ordinata e per il suo esserlo troppo poco. Il resto del tempo, una mezz'oretta scarsa, la passammo a baciarci, in fondo venne lì per quello... Quel bacio fu il primo di una lunga serie, una lunga serie di momenti fantastici. Mi trovavo alla grande con lei, era tutto magnifico, persino le giornate di pioggia le passavo da Dio con lei, ed io odiavo la pioggia, lei l'amava. Avevamo molte cose in comune e molte altre no ma non m'importava, io l'amavo. Fui io a dirglielo per prima, dopo un mese che stavamo insieme, glielo avrei detto anche prima ma avevo paura. Per la prima volta in tutta la mia vita avevo paura, io che non ebbi mai paura di nulla, se non di qualche insetto, ma quando si trattava di parlare dicevo di tutto a chiunque. Lei s'imbarazzò particolarmente, arrossì molto e mi disse un semplice "è ovvio che tu mi ami, quale persona sana di mente non mi amerebbe??". Subito dopo ridemmo entrambe, facemmo svanire in fretta quel nervosismo e quell'imbarazzo che provavamo e la baciai. Quando mi staccai mi disse che mi amava anche lei e io mi sentii la persona più felice del mondo. Passammo circa 8 mesi insieme, facemmo di tutto insieme (tutto ciò che due adolescenti senza patente né soldi potessero fare in una piccola città), parlammo spesso anche di progetti sul nostro futuro, e andammo davvero molto avanti col pensiero. Io l'avrei sposata sul serio, avrei voluto una casa con lei, anche una famiglia, ma un giorno di agosto cambiò tutto. Eravamo nella sua camera rossa piuttosto disordinata, ma molto meno di qualche mese prima, stavamo sedute sul suo letto disfatto abbracciate e con le spalle contro la parete. Continuammo a fantasticare sul nostro futuro ma quando mi disse di voler avere un figlio io mi bloccai. Non era la prima volta che ne parlavamo, nei due mesi precedenti non facemmo altro, ma a me iniziò a salire l'ansia. Mi sentivo come se il mio futuro fosse già scritto, ma da qualcuno che non fossi io, non mi piaceva quella sensazione e in fondo non sapevo nemmeno cos'avrei fatto quando un'ora dopo sarei dovuta tornare a casa. Dopo quella sua affermazione rimasi per cinque minuti buoni senza dire nulla, non sapevo cosa dire e qualsiasi cosa mi sembrava stupida. Lei si accorse del mio cambiamento repentino e mi chiese cosa avessi, io cercai di sviare il discorso dicendole che era tardi, ma lei non mi credette. Io mi alzai dal letto e lei si alzò subito dopo di me mettendosi davanti alla porta, io volevo uscire da lì ma lei non me lo permetteva.
«Mi spieghi qual è il problema??» mi chiese nervosamente.
«Non c'è nessun problema, devo solo andare a casa, è tardi.» risposi io guardandole il viso, ma senza avere il coraggio di alzare lo sguardo sui suoi occhi.
«Non è affatto tardi, fuori c'è ancora il sole, di solito se non è buio non esci da qui, e se non ti chiama tua madre minacciandoti di morte tu non ti schiodi da me!! Mi dici che cos'hai?» continuò lei insistentemente. «È per qualcosa che ho detto?» aggiunse poco dopo con un tono quasi triste, un tono che sentirlo nella sua voce mi fece male al cuore.
«N-no, tu non hai fatto niente, il problema sono io.» risposi io tentando di farla sentire il meno in colpa possibile, in fondo il problema era davvero mio.
«Sì, certo, e io ti credo...» ribatté lei con un tono sarcasticamente nervoso.
Scosse leggermente la testa e mi passò accanto, si sedette sul bordo del letto e fissò il pavimento per qualche secondo, poi si passò una mano tra i suoi lunghi capelli e alzò il suo sguardo su di me.
«Non vuoi più stare con me?» mi chiese con quel tono dannatamente triste e gli occhi lucidi.
«Ehi, no, non è questo, cioè... Non so bene cosa voglio...» risposi io provando ad avere un certo tatto, io l'amavo ma i rapporti a lungo termine mi spaventavano un casino e con lei non sembrava che ci fosse alcun tipo di problema, fino a quel momento però.
Mi avvicinai a lei, mi piegai sulle ginocchia di fronte al suo corpo e le presi le mani, o almeno ci provai, lei mi respinse subito.
«Cosa vuol dire che non sai cosa vuoi??» mi chiese innervosendosi ancora di più prima che una lacrima le bagnasse il viso, ma con un gesto veloce della mano se l'asciugò subito.
«È solo che non so cosa voglio fare in futuro, non so nemmeno cosa farò quando finiremo il liceo, quindi figurati se so cosa voglio tra qualche anno.» provai a spiegarle, ma era tutto troppo complicato. «Sai come sono andate le mie vecchie storie, anche tu come Maria mi dicevi che trovavo sempre scuse assurde per scappare da una relazione, ma adesso non è assurda, adesso ha un senso, non voglio farti perdere tempo se non so cosa voglio.»
«Sì lo so, ti conosco bene, conoscevo la tua storia da prima che tu ti accorgessi di me. Ci ho provato fin da subito perché mi piacevi, e mi sono rovinata la vita con le mie stesse mani.» commentò lei col tono particolarmente titubante.
«No, ehi, non è vero. Tu sei importantissima per me, tu sei speciale...» continuai io, ma lei m'interruppe.
«Già, sono speciale e importante, ma non lo sono tanto da rischiare e andare avanti...» disse ironicamente.
«Siamo state insieme per 8 mesi, prima di te la mia storia più lunga è stata di un paio di mesi, quindi non sottovalutarti, tu sei speciale eccome.» ribattei io provando calmarla, ma ormai era tardi.
«Allora perché hai cambiato idea? Se sono così speciale come dici allora perché non resti e affronti le tue paure piuttosto che scappare??» mi chiese mentre una seconda lacrima le bagnò il viso, ma quella e le successive le lasciò scorrere lungo le sue guance fino ad arrivare sotto al mento.
«Non sto scappando, sto cercando un modo per affrontarle, ma non voglio che tu stia male a causa mia.» risposi e lei fece un sorriso sarcastico.
«Non vuoi che io stia male? Beh allora resta con me, non andare via.» replicò lei.
«Mi dispiace, non sarebbe giusto...» dissi io col cuore in gola.
«Giusto non è sinonimo di felice, ed io voglio stare con te perché solo con te ho trovato un po' di felicità.» commentò lei passandosi una mano sotto l'occhio destro.
«Ma non lo saresti...» continuai io e lei s'innervosì di più.
«Allora vai, avanti, vattene, non mi serve che tu resti qui a consolarmi, tanto è inutile!» sbottò lei con un tono leggermente più alto.
Io provai a calmarla ma fu tutto inutile, provai ad abbracciarla ma quasi mi rifilò uno schiaffo sul viso, si fermò prima. Mi alzai in piedi e mi avvicinai alla porta della sua stanza.
«Spero che tutto ciò ti passi, i-io ti aspetterò, ma sappi che non lo farò per sempre...» disse quando poggiai una mano sulla maniglia della porta.
«Sì, lo so...» ribattei io aprendo quella porta e uscendo fuori.

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Hola, i'm back!!! Sembra una minaccia... xD Sono tornata con un'altra storia piena di problemi, catastrofi e dubbi esistenziali, belle cose insomma! Spero che la storia vi piaccia, anche se non so bene ogni quanto l'aggiornerò. ^-^'' So che questa storia è iniziata peggio delle altre ma vi prometto che migliorerà, o almeno lo spero xD ... In questi mesi ho pensato a molte cose, molte trame e personaggi vari e alla fine mi sono decisa a scriverne un'altra (questa, appunto). Non pensate che sia pazza, questa "fine" di storia posta all'inizio ha un senso, di solito una storia migliore inizia proprio quando una finisce, e altre volte no... xD Adesso vi lascio e penso al secondo capitolo di questa storia, magari anche ad una descrizione visto che non ho scritto nulla... Ah, ultima cosa, non so se mettere il target per soli adulti, non so bene come si svilupperà tutto ciò ma al massimo lo metterò prima di un capitolo "scandaloso". Detto questo posso andare, ciao ciao!! :)


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