Capitolo 7 - Verità nascoste.

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Paola mi guardava sorridendo ma io ero terrorizzata dalla sua presenza lì, cosa diavolo ci faceva a casa mia?? Possibile che mia madre nella sua unica settimana di ferie aveva deciso di rompermi le scatole??
Io continuai a farmi tante assurde domande e dopo pochi secondi mia madre si fermò accanto a me e prese la forchetta dalle mani di Paola.
«Grazie cara, vai pure a sederti a tavola, adesso mi darà una mano Cristina!» le disse mia madre lentamente, Paola non se lo fece ripetere due volte, annuì e uscì dalla cucina. «Allora... come ti sembra?» mi chiese lei non appena Paola non fu più a portata d'orecchi.
«C-cosa?? Chi "come mi sembra"? Paola??» domandai io piuttosto sconvolta.
«Beh si, Paola, è una bella ragazza non credi?» continuò lei mentre io arrossii leggermente.
«Ma che diavolo di domande sono? Perché me lo chiedi??» continuai io decisamente confusa, non capivo proprio quale fosse il suo problema.
«Perché ti scaldi tanto? Pensavo che potessi darmi un consiglio...» rispose lei tranquillamente ma io la interruppi subito.
«Un consiglio per cosa?? Ti vuoi mettere con lei? Avete come minimo 30 anni di differenza!!» commentai io sarcasticamente e con un leggero nervosismo.
«Allora, prima di tutto non sono così vecchia, io e quella ragazzina abbiamo solo 19 anni di differenza. E secondo: non è per me, ma per tuo fratello.» mi spiegò lei facendomi saltare un battito.
Paola non poteva mettersi con mio fratello, anzi lei non poteva nemmeno conoscerlo, se lo avesse fatto se ne sarebbe innamorata sicuramente e io sarei rimasta lì a guardarli. Tra me e mio fratello capitava spesso così. Lui portava a casa una ragazza e io gliela fregavo, ma lo facevo solo quando vedevo che tra loro non c'era un vero interesse, infatti spesso lui finiva per ringraziarmi. Poi quando ero io a portare una ragazza a casa era lui a fregarla a me, o meglio, lui non faceva nulla se non girare per casa in mutande col suo dannato fisico da ex palestrato. Quando finì il liceo, prima di iniziare l'Università, si prese un anno per fare tutto ciò che voleva e una di quelle cose era andare in palestra. Ci andò per tutto l'anno, quasi ogni settimana, e si fece un gran bel fisico. Poi smise di frequentarla a causa di scarsità di soldi e tempo, ma due addominali o cose che poteva fare a casa senza attrezzi li faceva comunque. Spesso si svegliava presto ogni mattina per fare una piccola corsetta, anche se fuori pioveva, era un pazzo... Eravamo una famiglia di pazzi!!!
«Stai sul serio cercando una ragazza per Davide?? Ancora?? Ma non ti sei stancata?» le chiesi io, mentre lei mi lanciò un espressione piuttosto infastidita e ritornò a controllare i fornelli.
«Davide è un bravo ragazzo, ha diritto ad essere felice, poi da quando ho visto te con Simona ho pensato di dover continuare a farlo, di cercare la ragazza per lui. Come sai tuo fratello non la cerca, e con l'Università e il lavoro non ha molto tempo libero, almeno adesso che ricomincerà ad andarci.» commentò lei, ma a me una cosa suonava strana.
«Come fai a sapere che Davide lavora ancora??» le chiesi sapendo che lui non voleva assolutamente che lei lo sapesse.
«Sono vostra madre, potete anche nascondermi le cose ma io le verrò comunque a sapere!» rispose lei con fin troppa convinzione.
«Si, certo, come no...» commentai io sarcasticamente.
«Beh e Simona come sta?» mi chiese lei facendomi saltare un ennesimo battito. «È da un bel po' che non la porti a casa, è successo qualcosa?» aggiunse voltandosi solo per un istante verso di me.
Lei non sapeva che io e Simona avevamo rotto, forse lo sospettava ma non le diedi mai motivo di dubitare che stessi bene. Quando ruppi con Simona stavo male, ma credevo fosse la scelta giusta quindi provai a farmene una ragione e a non pensarci. Finsi ogni giorno davanti a mia madre, mentii un sacco in quel lungo mese e mi sforzai di comportarmi come sempre. Mio fratello lo sapeva, io e lui ci confidavamo tutto, ma preferivamo tenere fuori nostra madre da alcune cose, o per non darle troppe preoccupazioni inutili o perché non ci andava di parlarne poiché non poteva farci nulla, e in quel caso lei non poteva fare niente. Non mi andava di parlarne con lei, già pensava che fossi come mio padre (che ne lasciava una ogni tot di mesi perché si stancava subito) quindi non volevo darle altre conferme e continuai a mentire.
«Ha un po' di febbre, ma sta bene, prima sono passata da lei... Non viene più qui solo perché ci sei tu, cioè o ci sei tu o Davide, e io voglio la casa tutta libera!» le spiegai con uno stupido sorrisetto stampato in faccia.
«Non ti sei mai preoccupata di chi ci fosse o meno a casa, portavi chiunque a prescindere.» commentò lei con un tono sospettoso.
«Beh si, forse, ma lei in questo mese non è stata tanto bene quindi ho preferito andare a trovarla io piuttosto che farla uscire di casa per venire qui.» mentii io sperando che mi credesse, non mi andava di parlare con lei in quel momento.
«Ma quanto sei dolce...» commentò mia madre voltandosi verso di me e accarezzandomi leggermente il viso. «Tu non somigli affatto a tuo padre, mi spiace di averlo detto, tu sei migliore di lui.» aggiunse stampandomi un bacio sulla guancia, ma io in quel momento mi sentivo esattamente come mio padre, un'idiota che continuava a perdere tempo dietro a tante donne anche dopo aver trovato la più perfetta in assoluto.
Io le feci un semplice sorriso e lei tornò ai fornelli, dopo pochi minuti spense tutto e preparammo i piatti che portammo velocemente nella sala da pranzo. Quella stramaledetta sala da pranzo era dall'altro lato dell'ingresso e io odiavo quella predisposizione a cazzo tra le due stanze. Ogni volta che portavo dei piatti dall'altra parte, e magari mancava uno tra mio fratello e mia madre, avevo sempre paura che qualcuno potesse entrare all'improvviso, che mi sbattesse la porta in faccia e che mi facesse cadere il piatto dalle mani. Per fortuna non successe mai, avevamo un orario ben preciso per cenare, 19.30, e ogni volta che qualcuno non era in casa o avvisava poco prima di arrivare oppure avvisava per dire che avrebbe fatto tardi. A nessuno piaceva la zona in cui c'era la cucina, era decisamente troppo lontana dal tavolo in cui dovevamo mangiare, ogni volta che dovevo portare dei piatti con del brodo bollente ci mettevo sempre delle ore, ci mettevo così tanto che una volta arrivata a tavola il brodo si era già raffreddato. Spesso, quando tornavo da scuola e non c'erano né mia madre né mio fratello, io non perdevo tempo per andare nella sala da pranzo, facevo prima a mangiare in camera mia, poi magari mi dimenticavo lì il piatto per tutta la giornata ma quelli erano dettagli... La sala da pranzo faceva anche da salotto, era bella grande, le pareti erano di un color oro piuttosto scuro, decisamente migliore delle pareti in casa di Paola. C'erano un paio di divanetti a tre posti quasi dello stesso colore delle pareti, erano decisamente comodi e la sera finivo spesso per addormentarmi lì, erano situati quasi al centro della stanza con in mezzo un tavolino basso bianco. Accanto ad una parete c'era un mobile in mogano alto e largo quasi quanto tutta la parete, le ante della parte inferiore erano tutte in legno mentre quelle superiori erano in vetro e mostravano alcuni set di bicchieri, tazzine e bomboniere varie. Sul lato opposto c'era il tavolo, rettangolare a sei posti con delle sedie dello stesso materiale di quel mobile,  una tv piuttosto grande era appesa alla parete di fronte ai due divani mentre su vari punti liberi delle pareti c'erano alcuni quadri di paesaggi naturali che a mia madre piacevano tanto. In quel momento la tv era spenta, le uniche voci che si sentivano erano dei nostri "ospiti", che io ancora non capivo perché fossero lì, cioè erano consapevoli del fatto che mia madre li invitò solo per far mettere insieme Paola e mio fratello?? Credevo che la risposta alla mia domanda fosse no, ma non ci pensai molto. Entrai nel salotto, seguita da mia madre, salutai tutti e porsi ad ognuno un piatto. Il padre di Paola si sedette a capotavola, dando le spalle alla tv, la moglie era alla sua sinistra e la figlia era accanto alla madre. Quando ci sedemmo anche noi io mi ritrovai Paola proprio davanti, con mia madre seduta all'altro capo del tavolo. Subito iniziammo a mangiare, anche se io ero decisamente in imbarazzo, mia madre fece degli spaghetti al sugo e non mi andava di mangiare quella dannata pasta davanti a Paola. Non mi preoccupavo di sporcarmi la maglia, non ero come Simona, anche se lei era carina quando si sporcava, ero più imbarazzata perché mi sarei potuta sporcare le labbra in modo esagerato. Mia madre metteva fin troppo sugo e con gli spaghetti era tutto più "pericoloso". Durante la cena io pensai solo a mangiare, come fece anche Paola, anche lei sembrava in imbarazzo, ogni poco la vedevo prendere il tovagliolo accanto a se. I nostri genitori invece chiacchierarono allegramente, mia madre faceva un sacco di domande e i genitori di Paola sembravano felici di risponderle. In circa mezz'ora scoprii che loro tre si trasferirono lì da una città vicina, Paola doveva iniziare l'Università e loro si trasferirono da noi poiché la casa in cui stavano era troppo grande e l'affitto era troppo alto, quindi con le spese dell'Università che si aggiungevano non riuscivano ad andare avanti.
«Ma perché, quanti anni hai??» chiesi a Paola.
Ero piuttosto confusa, pensavo che avesse la mia età, non che fosse più grande.
«Ne ho 22...» rispose lei abbozzandomi un piccolo sorriso. «Lo so, non li dimostro, sembro più piccola!» aggiunse notando il mio sguardo sorpreso.
Solo in quel momento parlammo io e Paola, anche se io tornai a farmi sentire quando mia madre parlò di me e della mia relazione con Simona. Dopo la risposta di Paola, sulla sua età, mia madre le disse che in effetti sembrava più piccola e le chiese se avesse un ragazzo che l'aspettava in città. La madre di Paola sembrava simile alla mia, impicciona come non mai nei fatti degli altri, infatti rispose lei per la figlia.
«C'erano un paio di ragazzi che le andavano dietro, durante l'estate, erano entrambi molto carini ma lei non ne voleva sapere nulla.» disse la donna, mentre vidi Paola alzare gli occhi al cielo. «Ha avuto un ragazzo per un paio d'anni ma poi ha rotto con lui per un motivo che non mi è ancora chiaro...» aggiunse con un tono lievemente sarcastico.
«Ti capisco, anche mio figlio non esce con nessuna anche se ha delle ragazze carine che gli vanno dietro, e l'ultima con cui è stato l'ha lasciata e basta, non capisco perché non mi abbia detto il motivo.» commentò mia madre con un tono compassionevole, manco fossero loro le vittime delle rotture dei propri figli. «Cristina invece è fidanzata con una ragazza da 9 mesi, domani fate 9 mesi insieme, giusto?» chiese voltandosi verso di me.
Io alzai leggermente lo sguardo dal mio piatto, mi pulii le labbra col tovagliolo e provai a non guardare i volti dei nostri ospiti anche se solo quello della madre di Paola era piuttosto confuso, quello dell'uomo era sereno mentre Paola stranamente sorrideva. Guardai mia madre e provai a restare calma, anche se avrei voluto urlare di tutto.
«Sì, domani facciamo 9 mesi... Sembra un parto.» risposi io con un pizzico di scarcasmo e il 99.9% di nervosismo.
«Oh, ma quanto siete dolci...» commentò Paola con un tono fin troppo smielato, non capivo se fosse sul serio felice per me (sebbene fosse una bugia) o se mi stesse prendendo in giro.
«Sapete, questa ragazzina ha abitato sempre nella nostra stessa strada ma non si sono mai incontrate...» continuò mia madre iniziando a raccontare tutta la mia dannata storia con Simona. «Dovete vederle... A Cristina non piacciono i baci o gli abbracci ma quando è insieme a quella ragazzina non le toglie per un istante le mani di dosso, persino sul divano la fa sedere sulle proprie gambe, sono davvero carine insieme, devo presentarvela un giorno.» continuò lei, e io provai a nascondere parte del mio viso rosso sotto le mie mani.
«Mamma, la smetti per piacere??» le chiesi lentamente dopo un po' che parlava di ciò che facevo con Simona.
Non era nulla di esageratamente inappropriato, parlava di cose normali, di come inizialmente non riuscivamo a non prenderci in giro ogni due secondi, di come io provassi a difenderla da chiunque e lei ricambiava alla grande, o anche di quando a volte a tavola finivamo per tenerci la mano sebbene nessuna delle due fosse mancina (quindi una delle due finiva per mangiare male). A me non dava fastidio il modo in cui ne parlava, come se fosse una favola, a me dava fastidio proprio il fatto che ne parlasse. Ci misi del tempo per farmi passare tutto, per provare a non avere rimpianti o altro, e lei ci mise pochi minuti per far crollare tutto.
«Ma non sto dicendo nulla di male, sto solo parlando di te e Simona, è qualcosa di bello, no?!» commentò lei come se sul serio non sapesse quanto mi desse fastidio quel suo essere invadente.
«No, non è qualcosa di bello, io e Simona abbiamo rotto quasi un mese fa, quindi smettila di parlarne!!» ribattei io nervosamente con un tono leggermente alto.
Subito sentii delle lacrime scendere lungo il mio viso ma non mi andava di farmi vedere da nessuno in quello stato, mi alzai subito in piedi passai oltre quel tavolo e uscii dal salotto dirigendomi verso la mia stanza. Entrai dentro e mi sdraiai subito sul mio letto tentando di trattenere quelle dannate lacrime ma non ci riuscivo proprio. Ci riuscii per un mese, circa, e il non pensarci mi aiutò molto, ma mia madre era sempre pronta a farmi esplodere. Dopo pochi minuti sentii qualcuno bussare alla mia porta, io non risposi ma quella persona entrò ugualmente.
«Non mi sembra di averti detto "avanti"!!» contestai nervosamente alzando la testa sul cuscino e incrociando lo sguardo con Paola, ormai me la ritrovavo ovunque.

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