PDV Simona.
Mi rimisi diritta accanto al suo banco, incrociai lo sguardo col suo che era abbastanza confuso ma non le spiegai nulla, smisi di fare ciò che volevo e ritornai al mio banco, quella volta sul serio. Ma lo feci solo perché l'insegnante di inglese iniziò a chiedere una penna rossa in giro.
«Va bene, va bene, la smetto...» dissi con un finto tono rassegnato sedendomi sulla sedia accanto alla parete quasi completamente bianca.
«Ti tengo d'occhio signorina Rizzo, te e la tua amichetta lì. Quest'anno non finirà come l'anno precedente, quest'anno o vi comporterete bene o vi bocceremo all'istante.» ci minacciò la prof.
Io non dissi nulla, lasciai perdere ogni risposta divertente, stupida o intelligente che mi passò per la testa e la guardai semplicemente annuendo di tanto in tanto. Subito dopo si voltò verso l'intera classe e iniziò a sproloquiare contro chiunque l'ascoltasse. Disse che quell'anno sarebbe stato diverso, che nessuno di noi poteva fare ciò che volevamo, disse che eravamo grandi, che non potevamo continuare a fare i bambini, ma ciò che volevo fare io con Cristina non era una "roba da bambini". Per tutto il resto del suo discorso io finsi di ascoltarla, in testa avevo solo le immagini di me e Cristina di pochi istanti prima, delle sue labbra sulle mie e il suo viso leggermente rosso quando le diedi un piccolo morso sul collo davanti a quella psicopatica di Giorgia. Cristina credeva di riuscire a reprimere le proprie emozioni pensando ad altro ma in quel momento il suo viso divenne particolarmente rosso e io capii di non esserle del tutto indifferente, magari il suo era solo imbarazzo, magari sul serio non le interessavo più ma la cosa certa era che non sarei uscita dalla sua vita senza lottare. Dopo una buona decina di minuti la professoressa la smise di parlare e fece l'appello, io continuai a non prestare molta attenzione e dopo altri pochi minuti vidi qualcuno sedersi accanto a me. Alzai lo sguardo da quei jeans piuttosto stretti, passando per una t-shirt bianca, larga e leggermente scollata, fino a fermarmi sul viso di quella persona.
«Cosa diavolo ci fai tu qui??» chiesi a Giorgia che non aveva di certo un espressione più felice della mia.
«Sto solo facendo ciò che mi ha detto la prof, avrei cambiato con gioia il mio posto solitario all'ultimo banco solo se si trattava di mettermi accanto a Cristina. Con te non vorrei averci nulla a che fare.» mi spiegò lei e subito la prof ci riprese, stando al primo banco non avevo modo nemmeno di dirgliene quattro.
«Vi conviene andare d'accordo, voi due, resterete vicine per tutto il resto dell'anno.» concluse la prof guardandoci da dietro alla sua cattedra.
Io non volevo andare d'accordo con Giorgia, nemmeno capivo perché diavolo dovessi passare un intero anno accanto a lei, stare al primo banco davanti alla cattedra non era sufficiente come punizione?? Alla fine la prof ci disse che aveva alcune cose da completare, dei lavori che non capii del tutto, ci disse che se avessimo fatto silenzio non ci avrebbe fatto fare nulla, ma se avessimo fatto casino anche una sola volta, anche uno solo di noi, allora ci avrebbe dato qualche esercizio da svolgere o un testo da tradurre. Ovviamente nessuno obiettò nulla, nessuno aveva voglia di fare un granché il primo giorno di scuola, ma io dovevo far capire a Giorgia chi comandava e quindi presi un piccolo quaderno a quadretti, una penna blu e scrissi tutto ciò che lei doveva sapere per sopravvivere quell'anno.
«Cristina è mia!!» sottolineai varie volte la parola mia. «Tu non devi né guardarla, né parlarle, né altro. Al massimo puoi sognarla, è l'unica cosa che ti concedo.» lasciai la penna nel quaderno e glielo passai con nonchalance.
Mi voltai verso di lei sperando di farle un impressione negativa, o che perlomeno si spaventasse un tantino, ma il risultato non fu affatto come mi aspettavo. Sul suo viso comparve un sorriso piuttosto divertito, poi alzò il suo sguardo su di me e allargò di più il suo sorriso. Subito abbassò il suo sguardo sul quaderno, prese quella penna e iniziò a scrivere. La prof non alzò spesso il suo sguardo su di noi, era molto concentrata su quei fogli che aveva davanti, ma quel paio di volte che lei ci guardò io e Giorgia fingemmo di scarabocchiare la copertina di quel piccolo quadernetto. Ma non appena lei ritornò a concentrarsi su altro noi ritornammo a discutere silenziosamente.
«Hai paura che possa riuscire a rubarti la ragazza?» mi chiese lei subito dopo.
Io mi lasciai scappare un sorriso piuttosto nervoso, inizialmente credevo che nessuno potesse riuscire a rubarmi la ragazza ma in quel momento avevo paura di chiunque, anche di Giorgia, anche se effettivamente Cristina non era più a tutti gli effetti "mia". Provai comunque a non pensarci, continuai con la mia finta sicurezza e scrissi su quel quadernetto in modo piuttosto veloce.
«Io non ho paura di niente, benché meno di te, tu non puoi fare nulla, soprattutto non puoi rubarmi la ragazza. Cristina è troppo intelligente per lasciare una come me e mettersi con te.» risposi lasciandole il quaderno sotto agli occhi in modo più brusco e veloce delle volte precedenti.
«Vedremo...» fu l'unica risposta che mi lasciò su quel quadernetto e lì decisi di concludere il nostro discorso.
Durante il corso di quell'ora, e dell'ora successiva in cui avevamo storia (ma anche lì non facemmo nulla), io presi una matita e iniziai a disegnare un po' su quel quadernetto. Strappai il foglio su cui facemmo quella breve conversazione e lo gettai nel cestino dopo averlo ridotto in mille pezzettini. Verso le 10.10 iniziò la ricreazione, di solito ci lasciavano giusto dieci minuti per mangiare e andare in bagno. La professoressa di quell'ora era quella di italiano, come l'ora precedente seppur l'ora fosse di storia ma l'insegnante era sempre lei. Cristina chiese di andare in bagno pochi secondi prima che suonasse la campanella e io, poiché ero lì per approfittare del suo "piano", le andai dietro non appena la professoressa uscì fuori per andare a prendere un caffè nella sala professori. Quest'ultima era sul lato opposto ai bagni e non dovetti fare molti giri per arrivare da Cristina. Quando entrai in bagno la trovai davanti a un lavandino, si stava lavando le mani e non appena mi vide fece un sorriso sarcastico.
«Giusto a te stavo pensando...» disse chiudendo l'acqua e asciugandosi le mani con dei fazzolettini di carta mentre io chiusi la porta alle mie spalle.
«Come se potessi sul serio smettere di farlo.» ribattei io continuando a tenere quel tono sicuro che non mi apparteneva per niente.
Io non ero una persona sicura, ero insicura al massimo, mi piaceva provocare gli altri, soprattutto lei, ma non credevo sul serio che le risultasse difficile smettere di pensarmi.
«Già, hai ragione. Beh stai facendo un buon lavoro, persino Maria pensa che io e te non ci siamo mai lasciate.» continuò guardandomi a pochi metri di distanza per poi avvicinarsi lentamente a me.
Lanciò quei fazzolettini nel cestino accanto alla porta e si fermò a pochi passi da me.
«Perché è così, io e te non ci siamo mai lasciate, tu sei ancora la mia ragazza e io sono ancora la tua.» dissi facendo un paio di passi verso di lei ed eliminando del tutto la distanza.
Le poggiai una mano sulla parte destra del suo viso, tra la mascella e il collo, e subito dopo la baciai. Il suo piano era quello di convincere gli altri che noi stessimo ancora insieme ma in quel bagno non c'era nessuno, solo io e lei, nessuno poteva vederci.
«Cosa stai facendo?» mi chiese Cristina staccandosi da me e facendo un passo indietro.
«Tu volevi che fossi convincente...» risposi io in tono leggermente offeso.
«Lo so ma davanti ad altri, qui non c'è nessuno!» commentò lei sebbene sapessi già tutto ciò che disse.
«E allora? Potrebbero aspettarsi una cosa simile, l'anno scorso non era molto improbabile, lo pensavano ogni volta che entravamo insieme in classe.» replicai io senza riuscire a calmare il mio tono, in un certo senso non mi andava di baciarla solo per quella piccola sceneggiata, io volevo farlo sempre.
«Potrebbero aspettarselo, certo, ma potrebbero farlo anche se noi restassimo qui per dieci minuti senza fare nulla. Non avrebbero prove che qui sia successo o meno qualcosa.» continuò lei con un piccolo sorriso.
«Sì, va bene, allora andiamo.» ribattei io e a malavoglia mi voltai e mi avvicinai alla porta.
«Aspetta...» disse Cristina prima di poggiarmi una mano sulle spalle e fermarmi.
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Semplicemente lei.
Fiksi RemajaChi lo ha detto che un'ex può essere e restare un semplice ex? Niente contatti, niente chiacchierate, niente baci né altro... Chi lo ha detto?? Magari un ex potrebbe diventare un amico, un amante o anche un semplice ex! xD Nessuna opzione è da esclu...