Subito dopo aver fatto i piatti, e aver messo in ordine il salotto, io e mia madre ci dividemmo. Lei andò nella sua camera da letto e io nella mia. Erano le 9 di sera quando mi sdraiai sul mio letto, con un pantaloncino e una t-shirt bianca, accesi il pc e guardai una serie tv, o almeno ci provai. Non appena feci partire la prima puntata mi arrivò un messaggio su WhatsApp, un messaggio di Maria.
«Ehi Cris, ho saputo che hai baciato Simona... È per qualcosa che ti ho detto? Hai cambiato idea?» mi chiese lei, e da quel messaggio capii che quelle due si sentivano costantemente, probabilmente Simona le parlò anche della mia stupida idea di restare amiche.
«Non ho cambiato niente, credo ancora di aver fatto la scelta giusta, ho solo fatto un errore di percorso. In fondo non ho lasciato Simona perché non mi piaceva più, l'ho lasciata perché ho le idee confuse.» le spiegai io mettendo in pausa quell'episodio al pc.
«Allora non avresti dovuto baciarla, non puoi baciare chiunque ti capiti davanti.» protestò lei.
«Tu mi capiti davanti tutti i giorni eppure non ti ho mai baciata!» le rammentai ridendo.
«Beh io sono ad un livello troppo alto per te, non ti permetterei nemmeno di provarci!!» ribatté lei con una faccina decisamente soddisfatta. «Comunque lei ci ha creduto sul serio, ha creduto sul serio che tu l'amassi ancora quando le hai dato quel bacio, adesso non so proprio come farla riprendere.» mi mandò poco dopo.
«Senti, mi spiace di averlo fatto, ma le ho spiegato tutto, sa che non me la sento di continuare, e a lei non importa. Mi ha baciato poco dopo che mi sono scusata...» le spiegai velocemente.
«Voi due siete pazze... Lei è masochista e tu le offri delle armi per farsi del male, dovresti lasciarla stare. Lascia perdere tutto ciò che ti ho detto fino ad ora, se non provi più nulla è inutile continuare, ma non dovresti sentirla nemmeno più, le faresti solo più male. Sai com'è Simona, s'illude facilmente, ad ogni tuo messaggio, parola o sguardo verso di lei pensa che tu abbia cambiato idea...» concluse Maria.
Non c'era bisogno che lei mi spiegasse come fosse Simona, lo sapevo bene, in quei mesi imparai a conoscere ogni suo più piccolo aspetto, ogni sua più piccola fragilità e paura. Mi ripromisi di custodire per sempre il suo cuore, di proteggerla da tutto il male del mondo, ma non la protessi da me. Io che fin da subito sapevo che l'amore non faceva per me, che le storie durature erano semplici favole che il mondo si ostinava a raccontare e a credere, ed io che non avevo ancora capito cosa diavolo volessi fare. Ma avevo solo 18 anni, mi mancava ancora un ultimo anno di scuola, ed era normale che non sapessi cosa avrei fatto del mio futuro, no?! ... Risposi a quel messaggio di Maria, le dissi che aveva ragione e che avrei smesso di sentirla sperando che anche Simona avesse fatto lo stesso. Subito dopo ripresi quella serie tv ma in testa avevo perennemente quei due baci che diedi quel giorno, mi frullavano entrambi nella testa, sia quello che diedi a Simona che quello che diedi a Paola... Entrambi non li diedi tanto per darli, ma avevano un motivo ben preciso. A Simona lo diedi perché mi mancava, la sentivo così vicina a me eppure era così lontana, invece baciai Paola perché m'intrigava, c'era qualcosa in lei che mi faceva venir voglia di attaccarmi alle sue labbra e non staccarmi più. In entrambi i casi credevo di aver esagerato ma non mi sentivo in colpa, mi dispiaceva solo per Simona, in fondo con Paola non c'era nulla, non ancora almeno... Non riuscivo più a seguire nulla, nessun film, nessuna serie tv, persino le canzoni non le ascoltavo. In quell'ultima settimana di vacanza non feci altro, pensai ad entrambe, ma di Simona bene o male conoscevo tutto, Paola per me era un autentico mistero. Mia madre in quei giorni invitò spesso i nostri vicini a cena, le piaceva molto cucinare e quella per lei fu una scusa per legare con loro. Paola c'era sempre, avrebbe dovuto iniziare l'Università ad ottobre, e per mia fortuna mio fratello aveva sempre di meglio da fare che cenare con noi sebbene nostra madre fosse leggermente stufa dei suoi continui rifiuti, in fondo in parte lei lo faceva per lui.
«Mi spieghi dove vai ogni sera??» gli chiese mia madre durante la sua (e anche la mia) ultima serata di ferie.
«Esco con degli amici, molti hanno preso le ferie dal lavoro in questi giorni e non abbiamo avuto tempo di vederci prima. Poi andiamo a fare una partita di calcio sulla spiaggia, nessuno vedrà niente e sarà divertente beccare qualcuno in faccia.» commentò mio fratello ridacchiando.
«Sarebbe magnifico vedere il pallone che ti arriva in piena faccia, ma purtroppo devo stare qui.» replicai io con un finto tono triste, in fondo lì c'era Paola e non mi dispiaceva tanto.
In quei giorni parlammo molto, ma non restammo mai da sole, dopo quel primo bacio non ce ne furono altri seppur io ne avessi una gran voglia. Non ebbi nemmeno modo di parlare con lei appunto di ciò che successe, non sapevo se a lei interessassi o meno, ma quello non mi fermò mai dal provarci, e in fondo quando la baciai non oppose molta resistenza.
«Ha ah, molto spiritosa!!» ribatté Davide con un tono lievemente sarcastico.
«Non era una battuta la mia!» continuai io mentre nostra madre smise di insistere e ritornò in cucina lasciandoci da soli nel salotto.
«Dì la verità, la mamma vuole ancora presentarmi qualcuna?» mi chiese abbassando di più il suo tono e diventando completamente serio.
«Sì, è tutta la settimana che non pensa ad altro, sta impazzendo. Ma non preoccuparti, ci ho già pensato io alla tizia!» risposi ammiccando verso di lui e sdraiandomi completamente sul divano.
«Ah beh, vedo che non perdi tempo, e con Simona come la mettiamo?» ribatté lui sedendosi sull'altro divano.
«Uffa... Ma la piantate di parlarmi tutti di Simona?? Ho capito che sta male, ho capito che sono una stronza a provarci con un'altra, ma la vita va avanti anche dopo una rottura, per quanto sia dolorosa. Lei di sicuro si riprenderà!» commentai io tirandomi su velocemente e mettendomi seduta per guardarlo meglio.
«Va bene, va bene, se ci credi tu... Io vado, tu non fare danni.» disse alzandosi in piedi e uscendo dal salotto.
Salutò nostra madre e uscì di casa scontrandosi quasi con il padre di Paola. Io li sentii chiacchierare e mi alzai subito in piedi, uscii dal salotto e mi fermai accanto all'entrata. Lui e il signor Federico risero un po' e alla fine si salutarono, la famiglia di quest'ultimo entrò, con Paola in fondo alla fila, e io gli feci strada nel salotto.
«Tuo fratello è molto simpatico!» commentò il padre di Paola sebbene lo vide per soli cinque secondi.
«Già, ma è così solo i primi cinque secondi, dopo un po' diventa noioso!» gli spiegai io sarcasticamente alzando lo sguardo su Paola e incrociando lo sguardo con i suoi occhi.
Poi mia madre mi chiamò e interruppe qualsiasi cosa i miei occhi stessero tentando di dirle. Lasciai lì i nostri ospiti e mi diressi verso la cucina, quello sarebbe stato l'ultimo giorno in cui loro erano quasi costretti a cenare da noi. I mobili e il resto delle loro cose erano a posto, l'acqua c'era, era tutto pronto, mancava solo il gas e per quello ci misero un po' più di tempo. Ma non vennero ogni giorno, quella fu la quarta sera in una settimana, e a me non dispiacque affatto. Quella sera provai a sfruttare la mia occasione di avere lì Paola e dopo cena le chiesi di venire nella mia camera, davanti a tutti m'inventai la scusa di farle vedere un libro che mi piaceva tanto, notando che un paio di scatoloni erano pieni di libri e la madre due giorni prima ci parlò della passione di Paola per la lettura. Davanti a loro inventai quella scusa ma nessuno sospettava che era come la scusa delle "collezioni" che s'inventavano gli altri per portarsi a casa chissà chi, sebbene in fondo fu comunque una scusa banale. Paola si alzò dalla sua sedia e mi seguì in camera. Con lei alle spalle, per tutto il tragitto, non feci altro che pensare a quale altra scusa inventare, ma alla fine capii che non dovevo per forza inventare altre scuse, in fondo mi stava seguendo in camera mia, lì avrei potuto anche dirle la verità. Non appena entrai nella mia stanza le feci spazio per entrare, lei mi passò davanti e io chiusi la porta alle mie spalle.
«Allora, qual è il libro che...» commentò lei voltandosi verso di me, ma non le diedi nemmeno il tempo di continuare la sua frase che subito le tappai la bocca con le mie labbra.
In quel momento il tutto mi sembrava strano, lei provò a resistermi, indietreggiò di alcuni passi fino a scontrarsi con un'anta dell'armadio, ma quel suo modo di fare mi eccitava solo di più.
«Cristina, fermati...» mi disse lei staccandosi dalle mie labbra.
Mi poggiò le mani sulle spalle e provò a spingermi lontano da lei, ma io rimasi ben piantata col mio corpo contro il suo.
«Ehi, ti calmi per piacere?? Non stiamo facendo nulla di male!» ribattei cercando di calmarla.
«Non sarà nulla di male ma a me non va, io non sono come te...» replicò lei nervosamente alzando il suo sguardo sui miei occhi. «Io sono etero!» concluse con un tono più calmo come se volesse tranquillizzare me.
Io d'istinto risi, ma fu una risata breve, amara, piuttosto sarcastica, e lentamente mi staccai da lei. Feci un passo indietro, lasciandole tutto lo spazio che voleva, ma non mi tolsi quel sorrisetto dal viso. Mi sembrava tutta una presa per il culo, in fondo quel primo bacio lo ricambiò, non scappò, non fece nulla che mi fece capire che non ci stesse. Se era etero poteva dirlo subito così non ci avrei provato... Ok forse ci avrei provato ugualmente, ma almeno avrei saputo prima che stavo per sbattere contro un muro.
«Senti, mi va bene che tu mi dica che non ti piaccio, non posso piacere a chiunque, ma dirmi che sei etero no... È la scusa peggiore che tu possa inventare.» commentai io velocemente, mi dava tutto piuttosto fastidio, preferivo la verità, e quella non mi sembrava tale.
«È la verità, non è una scusa.» ribatté lei con un tono quasi offeso, ma in gran parte era solo dispiaciuta. «Se così non fosse non perderei tempo a parlare, ti avrei già fatta mia su quel letto!» aggiunse con un tono sarcastico ed io sentii subito delle fitte sul basso ventre, più parlava e più mi eccitava.
«Per quello che hai detto adesso di sicuro non sei etero!» protestai facendo di nuovo un passo verso di lei e sorridendole in modo malizioso.
«Volevo solo farti capire che sei una bella ragazza e che se fossi lesbica ci starei volentieri, ma non lo sono.» ribadì lei sebbene io continuassi a non crederle.
«Allora perché pochi giorni fa hai ricmbiato il mio bacio? Perché non mi hai respinta come hai fatto adesso?» le chiesi fissandomi più volte sulle sue labbra, avevo una voglia matta di baciarla e il fatto che fosse "etero" non mi preoccupava minimamente.
«Perché eri triste, sembravi particolarmente distrutta da quella rottura e non volevo essere causa di altro dolore.» mi spiegò lei con un tono piuttosto sicuro, ma io continuavo a non esserne così sicura.
«Beh quindi adesso invece vuoi essere la causa del mio dolore?» continuai io ironicamente avvicinando lentamente il mio viso al suo.
«Non voglio essere la causa di alcun dolore, ma non voglio nemmeno illuderti.» rispose facendo un passo verso la sua destra e lasciandomi lì a fissare l'anta dell'armadio. «Sei una bella ragazza, simpatica, intelligente... Troverai di sicuro qualcuno che faccia per te.» disse avviandosi verso la porta e salutandomi senza guardarmi.
«Dai, fatti almeno mostrare quel libro di cui ti parlavo...» le dissi implorandola quasi.
Lei si fermò lentamente, tolse la mano dalla maniglia e si voltò con un sorriso sarcastico sul viso, probabilmente credeva ancora che fosse una scusa, e come darle torto...
«D'accordo, ma se ci provi di nuovo allora me ne vado!» commentò guardandomi fisso negli occhi e facendo un paio di passi verso di me.
«Allora forse dovresti voltarti e uscire da qui...» le consigliai io prendendola in giro.
Lei non se lo fece ripetere due volte, si voltò e si avvicinò alla porta, provò ad aprirla ma io le arrivai subito alle spalle e chiusi la porta.
«Sei così bella, se non ci provassi me ne pentirei ogni giorno.» le sussurrai all'orecchio sinistro.
Le tenevo una mano dietro la schiena, poco sopra al sedere, l'altra era sulla porta con abbastanza forza da non farle riuscire ad aprirla, e sentivo il mio cuore battere velocemente. Il suo profumo era così delicato eppure così buono e intenso che mi riempiva la stanza. Non avevamo molti centimetri di differenza, forse solo un paio, le scarpe che aveva il primo giorno erano più alte di quelle che aveva in quel momento ed eravamo quasi alte uguali. Spostai la mia mano destra, quella che tenevo sulla sua schiena, e la feci salire sul suo collo, le spostai una ciocca di capelli e le stampai un bacio dietro la nuca.
«Cris, ti prego, ti stai facendo solo più male.» commentò lei voltandosi verso di me e mettendosi con le spalle contro la porta.
«Stare male non è mai stato così bello...» ribattei io eliminando di nuovo la distanza tra di noi e attaccandomi di nuovo alle sue labbra.
«N-no Cris, sul serio, smettila!» continuò lei poggiandomi di nuovo le sue mani sulle mie spalle ma il suo sguardo era diverso.
«Non ti comporti come una a cui non piaccio, ti comporti come una che ha paura di lasciarsi andare.» le dissi con un tono decisamente sarcastico, ma ci credevo sul serio.
«Perché, come si comportano le persone a cui non piaci? Cosa dovrei fare per farti smettere di essere così insistente?» mi chiese lei seriamente ed io sorrisi.
«Mi lasciano l'impronta della loro mano destra sul viso.» risposi con un sorriso sarcastico spronandola a farlo.
Non credevo che gli schiaffi fossero la risposta a tutto ma io sul serio non riuscivo a togliermela dalla testa, ormai era un chiodo fisso, mi piaceva un casino. Se mi avesse dato uno schiaffo almeno me ne sarei fatta una ragione, o forse no, ma provare non costava nulla, e lei non sembrava avere una mano così pesante.
«Cosa?? Io non ti darò mai uno schiaffo, non sono una persona violenta e non vedo motivo per cui debba farlo.» ribatté lei nervosamente.
«E allora io ci proverò sempre!!» replicai senza togliermi quel sorriso dal viso.
«Tu sei pazza!» esclamò lei provando a passarmi davanti ma io la bloccai di nuovo e tornai a baciarla.
La baciai con foga sentendo la voglia di fare sesso con lei crescere sempre di più, lei ricambiò di nuovo quel mio bacio, per essere una ragazza etero stava usando fin troppa lingua, non che mi dispiacesse... Subito dopo sentii una sua mano accarezzarmi dolcemente il viso, mentre con l'altra continuò a spingermi, ma non voleva allontanarmi da lei visto che ogni mio passo indietro era susseguito da uno suo in avanti. Lentamente caddi all'indietro sul letto, staccandomi da lei. Aveva la possibilità di uscire e scappare, ma non lo fece, salì sul letto, si sedette a cavalcioni su di me e mi fece un sorriso malizioso. Io non capivo quale fosse il suo piano ma mi piaceva un sacco. Lentamente si abbassò su di me, ma non tornò sulle mie labbra, si fermò sul mio collo e iniziò a mordere e succhiare quella piccola parte di pelle su cui si concentrò. Rimase lì per pochi secondi, era così eccitante e straziante al tempo stesso, ma alla fine si staccò da me.
«Bene, il mio lavoro è finito!» concluse alzandosi dal mio corpo e mettendosi in piedi.
«No, aspetta, non puoi andartene così!!» protestai io nervosamente.
«Ah no?! E per quale motivo? Non avrai mica pensato che volessi fare sesso con te?» mi chiese lei con un tono decisamente provocatorio.
«Certo che l'ho pensato, lo hai pensato anche tu, quindi adesso torni qui e lo facciamo!» risposi io mettendomi seduta aspettandomi che si muovesse verso di me ma invece fece il contrario, si mosse verso la porta.
«Mi dispiace, ma non posso, mi serviva solo una scusa per farti staccare da me!» ribatté lei continuando ad inventare delle scuse assurde.
«Preferivo quello schiaffo!» replicai nervosamente.
«Oh ma davvero?!» domandò lei con un finto tono triste.
«Beh...» commentai io ripensando alle sue labbra sul mio collo, il suo corpo su di me, ma più ci pensavo e più mi veniva voglia di saltarle addosso e alla fine scossi leggermente la testa provando a non pensarci, in fondo lì c'erano ancora i nostri genitori.
«Come sospettavo, ciao ciao piccolina, ci vediamo la prossima volta sperando di non concludere così la serata.» continuò lei aprendo la porta e uscendo fuori con un sorriso soddisfatto sul viso.
Io mi passai una mano sul viso, poi tra i capelli e alla fine mi lasciai andare di nuovo sul letto fissando il soffitto. Non capivo cosa diavolo stesse succedendo, ma una cosa era certa: lei non era affatto etero!!
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Semplicemente lei.
Teen FictionChi lo ha detto che un'ex può essere e restare un semplice ex? Niente contatti, niente chiacchierate, niente baci né altro... Chi lo ha detto?? Magari un ex potrebbe diventare un amico, un amante o anche un semplice ex! xD Nessuna opzione è da esclu...