PDV Simona.
L'interno di quel palazzo era piuttosto ampio, meno bianco del portone, un po' sbiadito e con parti di intonaco che cadevano a terra. Subito sulla destra c'erano una quindicina di cassette della posta in fila appese al muro, sulla sinistra invece c'era un largo specchio che mostrava a pieno tutto ciò che non andava in me. I capelli completamente bagnati appiattiti sulla testa e i miei vestiti chiari diventati scuri per la troppa acqua, insomma ero un disastro.
«Dai sei bellissima anche così ma adesso andiamo.» mi disse Barbara fermandosi a pochi passi da me e voltandosi indietro.
Subito arrossii leggermente, spostai il mio sguardo da quello specchio e lo portai su di lei che non mi diede il tempo di dire nulla, mi sorrise, si voltò in avanti e salì su tre piccoli gradini. Io abbassai lo sguardo e le andai dietro, salii quei gradini e subito entrai nell'ascensore dove mi attendeva già Barbara. Non appena entrai chiusi le porte alle mie spalle, Barbara premette un bottone col numero 4 e lentamente iniziammo a salire. Io mi spostai dalle porte e mi misi con le spalle contro il lato dell'ascensore di fronte a Barbara, alzai lo sguardo su di lei e mi concentrai su alcune gocce d'acqua che le scesero lungo il collo e continuarono la loro discesa nella scollatura del suo seno. Non appena mi accorsi di essermi fissata troppo su di lei alzai il mio sguardo sul suo viso e vidi che anche lei mi stava fissando. Io però ero imbarazzata, lei continuava a divertirsi. Incrociai subito il mio sguardo con il suo, ma tenni il confronto per poco più che dieci secondi, subito lo abbassai e rimasi a fissare il pavimento per un po'. Non ci volle molto a lei per convincersi ad avvicinarsi a me però, nel giro di pochi secondi me la ritrovai attaccata al mio corpo. A quella distanza tornai a fissare il suo seno, quella volta fu involontariamente, ma subito lei portò una sua mano sotto al mio mento e alzò il mio viso verso il suo. Non disse nulla, nemmeno un accenno di una sillaba, continuò solo a sorridermi. Spostò delicatamente quella sua mano sul lato sinistro del mio collo, mi fece scendere un piccolo brivido lungo la schiena ma non fece altro. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, le nostre labbra quasi si sfioravano, i nostri respiri si scontrarono più volte ma io continuavo a non avere il coraggio di dirle nulla. Lei sembrava intenzionata a fare qualcosa, mi guardò con uno sguardo piuttosto intenso e non si tolse per un attimo quel sorriso dal viso, ma quando l'ascensore si fermò lei fece lo stesso. Mi stava solo provocando, era evidente, cercava una mia reazione a quei suoi continui scatti verso di me ma io non le davo alcuna soddisfazione. Lentamente si staccò da me senza togliermi quei suoi occhi scuri di dosso, aprì le porte e mi fece segno di uscire. Io ero un po' titubante, non ero più tanto sicura di volerla seguire in casa sua, era tutto troppo strano. Nonostante quei miei dubbi mi staccai dalla parete e mi mossi verso di lei, le passai accanto lentamente e sotto il suo sguardo piuttosto soddisfatto uscii dall'ascensore. Mi trovai davanti una parete interamente colorata di beige, con delle mattonelle scure sul pavimento, mentre ad entrambi i miei lati c'era una porta dello stesso colore delle mattonelle. Non sapevo quale fosse quella dove dovevamo entrare e così aspettai che uscisse Barbara, e non appena lo fece mi disse di seguirla alla porta di destra. Non ci mise molto per aprire la porta, non appena entrammo sentii subito l'odore inconfondibile di pittura, e quando accese la luce vidi almeno una decina di scatoloni ammassati in un lungo corridoio blu.
«Ti sei trasferita oggi o una settimana fa?» le chiesi con un tono piuttosto sarcastico mentre lei s'inoltrò in quel corridoio con me alle sue spalle.
«Sono qui da una settimana ma è come se fossi qui da solo un giorno, non conosco nessuno e a malapena sono riuscita ad ambientarmi, non avevo proprio la voglia di svuotare questi scatoloni.» mi spiegò lei oltrepassando due scatoloni.
Subito dopo si voltò verso una porta sulla destra, l'aprì ed entrò dentro. Io arrivai davanti a quella stanza aperta e scoprii che era il bagno, le pareti erano interamente piastrellate con delle piccole mattonelle azzurre, mentre il pavimento aveva delle mattonelle più grandi ma colorate semplicemente di bianco.
«Dai entra.» mi disse prendendo un asciugamano e iniziando a tamponarsi leggermente sul viso bagnato.
Io feci come mi disse, entrai dentro e mi fermai a pochi passi accanto a lei, che era proprio di fronte al lavandino. Non appena mi fermai lei continuò a tamponarsi con quell'asciugamano sul collo e poi sul seno parzialmente scoperto.
«Non dovresti fissare così le donne.» commentò lei facendomi sussultare.
Alzai il mio sguardo verso di lei ma la vidi rivolta verso lo specchio alla mia destra, di fronte a lei, mi voltai verso di esso ed incrociai lo sguardo con lei. Feci decisamente una pessima figura mentre lei rimase tutto il tempo a guardarmi e provocarmi.
«Tieni, asciugati un po'...» continuò passandomi un altro asciugamano.
Io lo presi e me lo passai un po' sul viso e sui capelli mentre lei posò il suo nel lavandino. Subito dopo portò le sue mani sui bordi inferiori della maglia e se la tolse velocemente, mentre io in modo più veloce abbassai il mio sguardo sul pavimento.
«Non devi vergognarti, siamo entrambe femmine.» aggiunse voltandosi verso di me e rimettendo il suo seno nella mia visuale.
«Certo, ho anche delle parenti femmine ma questo non vuol dire che quando si cambiano i vestiti io rimanga lì a fissarle.» protestai io leggermente innervosita con lo sguardo ben piantato sulle mie scarpe.
«In effetti vedere un parente che si cambia potrebbe risultare strano, ma noi non abbiamo legami di sangue quindi non dovresti imbarazzarti tanto.» commentò lei avvicinandosi a me e poggiandomi una sua mano sul viso, ma velocemente la tolsi.
«Infatti sei un'estranea, è già imbarazzante così...» ribattei sentendo il mio viso scaldarsi ancora di più sotto il suo sguardo.
«Sei così carina quando arrossisci...» aggiunse facendo un altro piccolo passo verso di me.
Provò di nuovo a toccarmi il viso ma io le tolsi di nuovo la mano e alzai velocemente il mio sguardo verso il suo trovandomi le sue labbra a pochi centimetri dalle mie. Inizialmente ero furiosa dal suo modo di fare, non mi andava che continuasse a toccarmi e prendermi in giro per il mio sentirmi a disagio, volevo anche dirgliene quattro ma lei frenò ogni mia parola. Non sapevo cosa volesse fare, se volesse baciarmi o se volesse solo avvicinarsi a me senza sospettare minimamente del mio alzare il viso verso il suo. Fatto sta che ci ritrovammo lì in piedi, l'una di fronte all'altra, con le mie labbra che fremevano dalla voglia di incontrare le sue. Avrei potuto fare un passo o anche nessuno, mi sarebbe bastato allungare il collo un po' di più ed eliminare del tutto quella distanza tanto lei non si sarebbe di sicuro tirata indietro, mi sarebbe bastato poco ma non feci nulla. Rimasi ferma al mio posto fissando i suoi occhi che guardavano i miei, cambiai così velocemente idea e opinione su di lei che non sapevo più cosa volessi fare. Ci pensò lei a smuovere quella situazione. Abbassò ancora di più il suo viso verso il mio e mi stampò un piccolo bacio sulla guancia sinistra, aveva delle labbra così morbide che la mia guancia risentì spesso quell'impatto. Poco dopo mi passò accanto e, prima di uscire dalla porta, mi disse di togliermi quei vestiti bagnati e che lei intanto andava a prenderne di asciutti. Mi lasciò in quel bagno da sola per circa 5 minuti, in testa avevo solo quella donna, le sue labbra, il suo seno e quel suo profumo inebriante. Continuai a strizzare i capelli nell'asciugamano ma non mi tolsi di dosso nemmeno la giacca, non mi andava che lei mi vedesse mezza nuda. Dopo quei 5 minuti lei rientrò nel bagno, era scalza, aveva dei semplici calzini neri ai piedi e il pantalone di un pigiama blu addosso. Il busto era ancora parzialmente scoperto, aveva solo quel suo reggiseno nero addosso, probabilmente ci prese gusto a vedermi in imbarazzo. In mano invece aveva altri vestiti, tra cui alcuni che mise in un asciugatrice e altri che mi porse non appena mi arrivò accanto.
«Noto che sei ancora vestita, hai intenzione di farti venire qualcosa?» mi chiese con un tono quasi familiare, sembrava lo stesso di mia madre quando giravo per casa con i capelli bagnati.
«Non ho intenzione di fare nulla benché meno di farmi vedere da te mezza nuda!» risposi subito con un tono piuttosto convinto sebbene precedentemente non trovai nemmeno il coraggio per chiederle di allontanarsi da me.
«Bene, fai pure allora, io mi asciugherò i capelli e non ti guarderò.» commentò lei lasciandomi quei vestiti in mano e avvicinandosi di nuovo al lavandino.
Prese un asciugacapelli da un piccolo mobiletto bianco lì accanto e lo accese, io non ero sicura che lei restasse per tutto il tempo con lo sguardo sui suoi capelli ma provai a non pensarci. Mi tolsi velocemente i vestiti bagnati, dopo aver poggiato l'asciugamano su un gancio attaccato al muro, e mi misi altrettanto velocemente i vestiti asciutti. Non appena finii presi i miei vestiti dal pavimento, svuotai le tasche del pantalone e mi voltai verso Barbara che era ancora intenta ad asciugarsi i capelli, nel giro di pochi secondi lei mi vide e spense l'asciugacapelli facendomi segno di avvicinarmi a lei. Io lo feci cautamente e quando le arrivai abbastanza vicino mi fermai, lei accese di nuovo l'asciugacapelli e lo portò verso la mia testa, passandomi una mano tra i capelli.
«P-posso farlo anche da sola...» le dissi con lo sguardo fisso sui suoi occhi.
«Oh non ne dubito.» commentò lei ridacchiando mentre continuò a passarmi quella mano tra i capelli.
«Posso farlo da sola!» ripetei poggiando la mia mano destra sul suo polso sinistro.
Lei mi guardò più seriamente e spense l'asciugacapelli, disse un semplice "va bene" e mi tolse quei vestiti bagnati dalle mani mentre mi passò l'asciugacapelli. Lei si avvicinò all'asciugatrice, mise i miei vestiti all'interno, lasciando il mio cellulare e le mie chiavi sull'elettrodomestico in funzione, e subito si voltò verso di me. Io riportai velocemente lo sguardo sui miei capelli sperando che lei non avesse notato che la stessi fissando, ma credevo di aver distolto lo sguardo con un leggero ritardo, e infatti dopo pochi secondi me la ritrovai alle spalle. Ero rivolta verso lo specchio quindi ciò che vedevo era solo il suo riflesso, ma lei mi guardava con un sorriso malizioso ed io ero estremamente curiosa di scoprire cosa avesse in mente.
«Perché quel sorriso?» le chiesi un po' titubante.
Lei non rispose subito, portò le sue mani sulle mie e si prese sia l'asciugacapelli che il pettine, spense il primo e poggiò entrambi sul mobiletto alla nostra sinistra restando comunque alle mie spalle. Io rimasi ferma a guardare ogni sua mossa dallo specchio, pensavo che darle le spalle fosse la cosa migliore da fare per non farle avanzare nessuna nuova mossa ma mi sbagliavo. Non appena si ricompose mettendosi in piedi dietro di me mi spostò i capelli sulla spalla sinistra e scoprì la destra, fece tutto senza distogliere lo sguardo dallo specchio, voleva essere sicura che io non avessi obiezioni da fare ma in un certo senso ne avevo. Dopo pochi secondi distolse lo sguardo dal mio riflesso e lo abbassò sulla mia spalla scoperta, mi diede una maglia con uno scollo a barca a posta per fare ciò che voleva, lentamente portò le sue labbra su quella mia spalla e mi stampò dei piccoli baci lungo tutta la parte di pelle scoperta. La cosa non mi dava più così fastidio, anzi in un certo senso mi piaceva anche, ormai passavo dal volerla sbattere al muro al non volerla nemmeno avere davanti in un secondo, aveva modi di fare che mi piacevano e altri che mi piacevano di meno. Riusciva a confondermi solo le idee, ma forse ciò che mi confondeva le idee era il pensiero di Cristina che ancora vagava nella mia mente. Non era più una presenza assillante, si faceva strada solo di tanto in tanto, e in quel momento ritornò prepotentemente a farsi sentire. Barbara portò una sua mano sul mio ventre, da sopra la maglia, ma non appena provò a portare più giù quella sua mano io mi voltai di scatto.
«Avevi detto che non avresti più provato a fare nulla.» dissi incrociando il suo sguardo e trovandomi di nuovo le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.
Giustamente lei era già piegata in avanti, fui io a fare uno scatto troppo veloce. Io tornai a colorarmi il viso e lei tornò a sorridermi.
«In verità ho detto che non avrei fatto nulla, e io non sto facendo "nulla" sto facendo qualcosa...» replicò lei come se volesse giustificarsi ma erano frasi insensate. «Non so se lo hai notato ma tra me e te c'è una forte carica sessuale.» aggiunse tenendosi a due miseri centimetri di distanza.
«Non c'è nulla tra me e te, sei solo tu che t'illudi facilmente avvicinandoti tanto a me.» ribattei io con un tono sarcastico quanto il suo, sebbene il mio fosse meno calmo.
«Beh forse lo faccio perché non riesco a starti troppo lontana, forse mi ecciti troppo...» commentò lei che a quanto pareva aveva ancora meno filtri di Cristina. «O forse lo faccio solamente perché ti trovo adorabile quando t'imbarazzi.» aggiunse trattandomi come se fossi una ragazzina.
«Adorabile?! Sul serio?» le chiesi con un leggero tono nervoso.
«Sì, adorabile... Non ti piace? Lo vuoi cambiare?» rispose lei ricominciando a prendermi in giro.
«Perché, ne hai altri?» continuai io col suo stesso tono.
«Sexy...» disse semplicemente mordendosi il labbro inferiore e portando una sua mano dietro la mia schiena.
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Semplicemente lei.
Teen FictionChi lo ha detto che un'ex può essere e restare un semplice ex? Niente contatti, niente chiacchierate, niente baci né altro... Chi lo ha detto?? Magari un ex potrebbe diventare un amico, un amante o anche un semplice ex! xD Nessuna opzione è da esclu...