Capitolo 36 - Chiarimenti.

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PDV Simona.

Probabilmente ero un'ingenua, una stupida, continuavo ad offrire la mia spalla a colei che mi aveva spezzato il cuore, colei che senza il minimo ritegno mi usò solo per riempire il vuoto incolmabile che aveva dentro. Forse era come diceva lei, ero troppo buona, me lo ripeteva sempre, costantemente. Aiutavo chiunque mi chiedesse un aiuto per qualcosa, magari anche mentre ero impegnata a fare altro. Ma in fondo io volevo ancora molto bene a Cristina, non sapevo se l'amassi ancora ma sicuramente le volevo bene. In alcuni momenti la odiai, in fondo quando qualcuno ti faceva del male era difficile non odiarlo, ma io con lei mi sentii me stessa per la prima volta e quella me stessa non mi dispiaceva affatto. Lei ricambiò quasi subito quel mio abbraccio e mi strinse forte, risentire il suo corpo contro il mio mi fece uno strano effetto, in fondo il suo corpo non mi fu mai indifferente. Subito sentii il mio viso scaldarsi, mi imbarazzai parecchio, e di scatto mi staccai da lei facendo un passo indietro.
«Che cosa c'è?» mi chiese Cristina con uno sguardo decisamente confuso.
Io non le risposi subito, anzi non le risposi affatto, mi limitai ad abbassare il mio sguardo imbarazzato sul pavimento e a fare dei piccoli passi all'indietro molto lentamente. All'improvviso davanti ai miei piedi vidi quelli di Cristina, poi vidi le sue braccia allungarsi verso il mio corpo e con le sue mani sulle mie spalle mi spinse contro la porta.
«Cosa stai facendo?» le chiesi alzando il mio sguardo incerto sul suo viso.
«Shhh!» rispose lei semplicemente avvicinando il suo viso al mio e baciandomi sulle labbra.
Portò una sua mano sulla parte sinistra del mio viso e con foga continuò a baciarmi. Io rimasi ferma immobile tra quella porta e il suo corpo. Certo, avrei potuto spingerla via da me, avrei potuto muovermi, ma qualcosa dentro di me mi tratteneva. Non mi era ancora passata, col cazzo che mi era passata, lei era ancora lì, imperterrita continuava a confondermi le idee a suon di baci. Dopo pochi minuti fu lei a staccarsi dalle mie labbra, mi guardò con un sorriso soddisfatto come se con quel bacio mi avesse letto dentro.
«D-dobbiamo andare.» le dissi togliendomi la sua mano dal viso, ma era troppo tardi.
«No, non dobbiamo, possiamo restare qui tutto il tempo che vuoi.» contestò lei bloccandomi di nuovo con le spalle contro la porta.
«Per quanto mi riguarda siamo state fin troppo tempo qui.» ribattei togliendomi le sue mani dalle spalle.
Lei fece finalmente un passo indietro, nonostante mi guardasse con fare confuso, poi aprii la porta e uscii da lì. Mi avviai verso la mia classe ma a metà strada Cristina mi raggiunse, mi prese per un braccio e mi tirò verso di se spingendomi poi con le spalle contro una parete del corridoio.
«Mi spieghi cosa vuoi?» le chiesi col viso piuttosto rosso.
«Voglio che tu mi dica la verità: ti piaccio ancora?» mi domandò lei con un sorriso beffardo, sapeva già la risposta ma godeva nel sentirselo dire.
«Cris, togliti per piacere.» le dissi provando a togliermi le sue mani dalle spalle ma lei mi tenne particolarmente stretta.
«No, non mi tolgo fin quando non mi rispondi.» commentò lei insistentememte ma proprio in quel momento uscì dal laboratorio di informatica Barbara che si bloccò per mezzo secondo a guardarci.
Cristina la guardava con un aria di sfida mentre io ero terrorizzata. Alla fine Barbara si mosse, non ci degnò più di uno sguardo e si allontanò passando alle spalle di Cristina.
«Allora?» continuò quest'ultima con fare provocatorio.
«Cris, ma vaffanculo!» esclamai mettendo più rabbia e forza nelle mie braccia, la spinsi via da me e mi avviai verso la mia classe.
«Sei incazzata perché la "tua donna" ci ha viste tanto vicine? Magari capirà che non deve mettersi tra me e te.» disse lei con fare provocatorio e la cosa mi fece solo infuriare di più.
Mi fermai subito e mi voltai verso Cristina che mi guardava con quel suo dannato sorrisetto stampato sul viso.
«"Tra me e te"? Cazzo, Cris, io volevo solo essere gentile. Vuoi sapere se mi piaci ancora? Sì, forse sì, una parte malsana di me è ancora innamorata di te, ma fidati che non l'asseconderò mai più.» le dissi voltandomi di nuovo in avanti e facendo un passo in più lontano da lei ma subito mi fermai e mi voltai di nuovo indietro. «Un'ultima cosa... Tra di noi non si è messa lei, tra di noi ti sei messa tu. Sei tu che mi hai lasciata, sei tu che hai subito trovato un'altra con cui divertirti, perché con lei non ci farai di certo ciò che facevi con me. Quindi fai un favore ad entrambe: dimenticami, perché evidentemente non lo hai ancora fatto.»
«E tu lo hai fatto?» mi chiese con fare spavaldo.
«No, è chiaro che nemmeno io l'ho ancora fatto, ma perlomeno ci sto provando.» risposi in tono esausto, ero stanca di dare spiegazioni a chiunque.
«Beh si vede che io non voglio provarci, ci tengo troppo a te.» ribatté lei facendo un mezzo passo verso di me ma io la interruppi subito.
«No, tu tieni troppo a te.» contestai. «Tu non tieni a nessun altro oltre che a te, tutto ciò che fai è pensato e studiato per far star bene te. Il resto del mondo non esiste, ti senti il centro dell'universo, ti senti l'essere più importante di sempre. Ma sai che c'è? La tua importanza aumenta quando sono gli altri a dartela, se te la dai da sola esci fuori per ciò che sei.»
«Se mi reputavi tanto egocentrica ed egoista perché ti sei messa con me?» domandò in tono confuso e leggermente innervosito.
«Io non ti reputavo così, mi fa male anche il solo fatto di pensarlo adesso, ai miei occhi tu eri perfetta. Le mie amiche mi dicevano che tu eri esattamente così, che saresti stata con me fino a quando non sarebbe arrivata un'altra tipa o fino a quando non ti saresti stancata. Io ti ho sempre difesa, e mi sono allontanata da loro per stare con te...» le spiegai con i sensi di colpa che tornarono a farsi sentire.
«Ti sei allontanata per me? Tempo fa mi hai detto che lo avevi fatto perché le reputavi infantili, perché non avevate gli stessi gusti e cazzate simili... Perché mi hai mentito?» continuò con fare piuttosto confuso.
«E me lo chiedi? Io ti amavo, Cris, non volevo nessuno attorno che parlasse male di te perché sapevo che se lo avessero fatto avrei reagito male, quindi ho fatto una scelta. Evidentemente ho commesso un errore ma, pazienza, l'ho fatto col cuore, ci ho messo tutta me stessa e non me ne pento. Ed è ciò che farò con Barbara, non voglio perderla a causa tua, non voglio perdere una mia eventuale felicità a causa tua che non sai cosa diavolo vuoi dalla vita. Dimenticami, per favore.» conclusi con uno straziante nodo alla gola.
Mi sentivo talmente male, mi sentivo morire, non avevo più voglia di sentirmi in quello stato. Mi sentivo in colpa per ciò che dissi a Cristina nonostante fossero tutte verità, ed ero stanca di sentirmi in colpa quando con le mie parole ferivo qualcuno. Non capitava così spesso, mi tenevo sempre tutto dentro, non volevo ferire nessuno, ma in quel caso ero davvero esausta. Non appena finii di parlare mi voltai per l'ultima volta e ritornai sul serio in classe, mi sedetti al mio posto e nonostante fossi in classe la mia mente era altrove. Quel giorno non avremmo visto Barbara, quel giorno non avevamo matematica, ma io non vedevo l'ora che finissero tutte le lezioni per parlarle. Di solito quando non aveva l'ultima ora con noi, o anche se non ci vedevamo tutta la giornata, lei mi aspettava vicino alla sua auto ma quel giorno non lo fece. Quel giorno, dopo la conclusione di tutte le lezioni, mi presentai al posto in cui parcheggiò quella mattina (ovviamente lo sapevo solo perché mi passava a prendere ogni giorno) ma lei non c'era, né lei né la sua auto. Se ne andò senza di me, senza dirmi nulla, e io non sapevo se sentirmi più incazzata o delusa. Subito presi il cellulare e la chiamai, il telefono fece perlomeno 4 squilli e poi mi rispose.
«Cosa vuoi?» mi chiese con un tono quasi seccato.
«"Cosa voglio"? Dove sei piuttosto, non dovevamo tornare a casa insieme?» ribattei col tono simile al suo.
«Non sono più la tua autista personale, cercati pure qualcun'altro.» rispose lei staccando poco dopo la chiamata.
«Ma porca puttana!» imprecai io dando un pugno nell'aria ma non era ugualmente soddisfacente come quando li davo al muro.
«Ehi, vuoi un passaggio?» mi chiese una voce femminile alle mie spalle.
Mi voltai subito, con fare piuttosto allegro, e mi ritrovai davanti la macchina di Barbie con Giorgia alla guida.
«Sì, grazie, mi salvi la vita.» le dissi entrando subito dentro.
Velocemente le spiegai dove dovesse lasciarmi, non a casa mia ovviamente, e quando arrivammo a casa di Barbara la ringraziai e la salutai. Il portone di casa sua per fortuna era aperto, se fossi rimasta a suonare il citofono di sicuro non mi avrebbe lasciata entrare, invece per la porta avrebbe dovuto farlo. Salii velocemente su e mi attaccai al campanello, lei probabilmente sapeva che potessi essere io poiché ci mise alcuni minuti prima di aprire la porta e quando mi vide mi guardò con fare piuttosto nervoso.
«Cosa vuoi?» mi chiese in tono particolarmente innervosito.
«Voglio sapere perché non mi hai aspettata.» risposi subito col tono più nervoso del suo.
«C'era la tua amica a darti un passaggio, no? Siete tornate insieme quindi potrai anche tornare a casa con l'auto del fratello come al solito.» mi spiegò lei con fare infastidito, ovviamente fraintese tutto ciò che vide.
«Io non sono tornata proprio con nessuno, io sto con te e non voglio tornare a casa con loro, voglio tornare a casa con te.» ribattei con un tono leggermente più calmo capendo che alla fine aveva motivo di essere arrabbiata.
«Certo, come no, mi dispiace ma la stazione dei taxi è chiusa.» contestò lei provando a chiudermi la porta in faccia ma io poggiai una mano su di essa e provai a fermarla.
«Ti prego, non fare così.» le dissi mantenendo la porta e imbucandomi velocemente dentro.
«Come dovrei fare? Eh? Me lo spieghi? Che cosa stavate facendo in quel corridoio?» mi chiese lei in tono sempre più incazzato, in quel momento chiuse anche la porta quindi poteva urlare quanto voleva.
«Stavamo solo parlando.» risposi in tono incerto.
«Sì, certo, quindi immagino che adesso mi dirai che tra di voi non c'è nulla e che io sono la donna della tua vita. Magari mi dirai anche che vi siete baciate ma che quel bacio ti ha fatto capire che tu vuoi stare con me e non con lei.» commentò Barbara in un misto tra nervosismo e sarcasmo.
«Non mi è servito quel bacio per capire con chi voglio stare.» replicai facendo un leggero errore.
«Quindi un bacio c'è stato?» mi chiese notando appunto quel mio errore.
«Beh, ecco...» risposi nervosamente col viso piuttosto rosso.
«No, no... Non lo voglio sapere, vattene, esci subito fuori da casa mia.» m'interruppe lei velocemente.
«Barbara, ti prego, lasciami spiegare.» le dissi col nodo alla gola che tornò a farsi sentire.
«Non c'è niente che tu mi debba spiegare, sono stata una stupida ad affidare il mio cuore a te, sono stata una stupida a fidarmi. Avrei dovuto lasciarti perdere.» continuò lei con un tono deluso, quasi non riusciva più nemmeno a guardarmi in faccia.
«Quel bacio non ha significato nulla, è stata lei a farsi avanti, io le ho detto addio. Le ho chiuso una porta enorme e robusta davanti, io voglio stare con te.» le spiegai implorandola a perdonarmi.
«Beh io non so più se voglio stare con te...» disse spezzandomi il cuore in tanti piccoli pezzettini.
In quel momento mi sentii morire, vedere il suo viso infuriato con me, sentire quelle sue parole mi fecero crollare lentamente e dopo pochi secondi mi lasciai cadere a terra con le spalle contro la parete. Portai le ginocchia lungo il petto e provai a trattenere i singhiozzi, ma le lacrime scesero giù una dopo l'altra, velocemente e senza che potessi farci nulla.
«Piccola, ehi, ti prego non fare così.» mi disse Barbara abbassandosi accanto a me e portando le sue mani sulla mie ginocchia.
«Mi dispiace ma non riesco a fare altrimenti...» commentai io tra i singhiozzi senza alzare lo sguardo su di lei.
«Ehi, guardami, ti prego.» continuò lei portando una sua mano sulla mia testa ed io lentamente alzai il mio viso sul suo, anche lei aveva una lacrima sul viso. «Vieni qua.» disse spalancando le braccia e facendomi segno di andarle in contro e io non me lo feci ripetere due volte.
Mi tolsi lo zaino dalle spalle e mi fiondai subito su di lei, le portai le braccia intorno al collo, le gambe attorno alla vita e affondai il mio viso sulla sua spalla sinistra. La strinsi forte a me e ritornai a piangere senza trattenermi più. Lei mi tenne le braccia dietro la schiena e mi stampò dei piccoli e dolci baci sul collo provando a tranquillizzarmi.
«Stai tranquilla, piccola, non è successo nulla.» sussurrò lentamente.
Io ovviamente non le credetti, sapevo che lei voleva solo farmi stare meglio e che non pensava sul serio che andasse tutto bene. Probabilmente era anche delusa da me ma non voleva che mi sentissi ancora peggio, ma io mi ci sentivo ugualmente.
«Non voglio perderti...» biascicai debolmente.
«Ehi, piccola, staccati un secondo.» mi disse lei dolcemente.
«No...» risposi io col tono peggio di una bambina piccola.
«Solo la testa, voglio guardarti in faccia.» continuò lei sussurrando al mio orecchio.
Io allora mi lasciai convincere e lentamente allentai la stretta con le mie braccia e portai il mio viso davanti al suo, lei mi tolse le mani dalle spalle e le portò sul mio viso, mi asciugò le lacrime e subito mi sentii meglio, perlomeno la smisi di piangere.
«Ecco fatto, sei così bella piccola, non piangere.» commentò lei facendomi un piccolo sorriso.
«Perché piangere mi rende brutta?» le chiesi io in tono sarcastico.
«No, stranamente sei sempre meravigliosa...» rispose lei accarezzandomi dolcemente il viso.
«Stranamente?» la interruppi io con un sorriso ironico.
«Beh io sono un vero schifo quando piango, tu invece sei adorabile, ma non voglio più che tu lo faccia. Mi fa star male vederti in lacrime.» mi spiegò con un tono lento e calmo.
«Non è colpa mia, non posso farci niente, se penso che tu voglia lasciarmi mi viene da piangere.» ribattei sentendo di nuovo il magone allo stomaco.
«Io non voglio lasciarti, piccola, voglio solo che tu capisca sul serio ciò che vuoi.» contestò lei con un sorriso dannatamente dolce.
«Io so cosa voglio, io voglio te.» ribattei portando il mio viso più vicino al suo e baciandola.
Lentamente mi lasciai andare ad un bacio più appassionato, lei mi lasciò fare per un po', ricambiò ogni mio singolo bacio ma quando le portai le mani sotto la maglia lei mi fermò.
«No, piccola, non è così che si risolvono le cose, o perlomeno io non le risolvo col sesso.» disse Barbara confondendomi le idee.
Ogni volta che io e Cristina avevamo una discussione finivamo sempre a fare sesso, era il modo che avevamo per calmarci, per sbollire la rabbia, ma lei non la vedeva come una buona idea. Quelle due erano talmente diverse che mi confondevano le idee. Io la guardai un po' confusa e lei mi sorrise, mi tolse una ciocca di capelli dal viso, mi stampò un bacio sulla fronte e mi disse che dovevo andare.
«No, non voglio, voglio restare qui.» le dissi tornando al tono della bambina capricciosa.
«Piccola, ti prego, dai, ti accompagno a casa.» continuò lei provando a convincermi ma proprio non mi andava.
«Ma perché non posso stare qui con te?» le chiesi tristemente.
«Perché ho bisogno di riflettere, e anche tu hai bisogno di chiarirti le idee.» rispose lei in tono piuttosto convincente.
«Ma io...» dissi ma lei mi tappò la bocca con le sue labbra e si staccò quasi subito.
«Niente "ma", piccola, adesso andiamo. Tanto ci rivedremo a scuola, se vuoi ti accompagnerò comunque a scuola e a casa tutti i giorni.» commentò con un piccolo sorriso.
«No, grazie... In quel caso diventeresti sul serio la mia autista personale e non mi va.» protestai alzandomi lentamente in piedi.
Lei si alzò poco dopo e mi passò accanto, mi aprì la porta e io dopo aver preso lo zaino le passai davanti e uscii fuori. Insieme scendemmo giù e in silenzio entrammo in auto e ci avviammo verso casa mia.
«Non potrò più baciarti?» le chiesi pochi istanti dopo che lei parcheggiò l'auto accanto al mio cencello di casa.
«No, credo che le tue labbra dovranno prendersi una pausa.» commentò lei con un leggero accenno di sarcasmo, ma credevo che ce l'avesse ancora con me per aver baciato Cristina.
«Non sei divertente.» commentai io facendole un piccolo sorriso.
«Va bene, scusami, però credo che questa pausa ci farà bene. Tu capirai cosa vuoi e io proverò a capire cosa devo fare.» ribatté con un tono più imbarazzato.
«D'accordo.» le dissi semplicemente sentendo di nuovo quel maledetto nodo alla gola.
Subito uscii dall'auto, dopo l'accenno di un saluto, chiusi lo sportello e mi avviai verso il portone di casa mia ma poco prima di arrivarci sentii Barbara chiamarmi e mi fermai di colpo col cuore che ripartì a mille. Mi voltai indietro e subito mi tirò verso di se e mi abbracciò.
«Hai già capito che non puoi stare senza di me?» le chiesi con un tono ironico tenendomi stretta a lei e sperando che quel momento non passasse mai.
«Diciamo che mi mancavi già...» rispose lei tenendomi stretta a se per altri pochi istanti, ma poi alla fine si staccò.
«Quindi...» iniziai io con un sorriso che lei comprese subito, infatti non mi lasciò finire la frase.
Si avvicinò di più a me e mi stampò un bacio sulle labbra.
«Quindi niente.» disse poco dopo. «Staremo ugualmente distanti per un po', tanto ci vedremo comunque a scuola.» aggiunse accarezzandomi dolcemente il viso.
In seguito ci salutammo e io rimasi ferma a guardarla fino a quando non entrò in macchina e non partì, inutile dire che mi mancava già.

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Hola! Non so se sia un bel ritorno o meno ma ci ho provato, purtroppo mi perdo dietro a tante cose, soprattutto troppe storie che sto provando a togliere di mezzo man mano. Stavolta non farò nessuna promessa, non credo di essere capace a mantenerle in questo campo, ma sto ugualmente lavorando per tutte le storie che ho in sospeso, anche per la raccolta di One-shot. Questa storia poi ha quasi raggiunto la fine e spero che vi piacerà ciò che ho in mente. ❤️

Semplicemente lei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora