PDV Cristina.
Rimasi sotto quel getto freddo per circa 10 minuti, poi iniziai a sentire troppo freddo e passai l'acqua da fredda a bollente, ma non ci rimasi per troppo tempo, almeno non a causa mia. Sotto quel getto d'acqua non sentii molto, cioè quando ero sotto la doccia non sentivo mai nulla, ma un incessante bussare sulla porta del bagno mi fece leggermente innervosire e così chiusi prima l'acqua. Mi misi l'accappatoio e urlai contro chiunque fosse fuori a rovinare quel mio breve momento di relax.
«Dai Cristina sbrigati che abbiamo da fare.» disse la voce di mio fratello dall'altro lato della porta.
Non capivo perché parlasse al plurale, cioè io e lui non avevamo nulla da fare, a parte uscire e andare io a scuola e lui all'università ma la cosa non mi convinceva ugualmente, in fondo era ancora presto. Chiusi l'accappatoio con la cinta in vita, feci un nodo bello stretto per non farlo aprire e mi avvicinai subito alla porta. L'aprii velocemente e mi trovai mio fratello e Paola davanti, lui col solo pantalone del pigiama e lei con una felpa nera di Davide. Abbassai per un istante lo sguardo sulle sue gambe scoperte e quasi mi prese un colpo, era dannatamente sexy.
«C-cosa ci fa lei qui?» chiesi subito a mio fratello provando a controllare l'imbarazzo che provavo in quel momento.
«Io e lei stiamo insieme, lo hai dimenticato?» domandò lui con un sorriso imbarazzato e lievemente soddisfatto, si vedeva che era fiero della sua conquista, quasi mi dispiaceva star lì e fingere con lui che la sua ragazza non avesse fatto nulla con me.
«No no, certo che no, lo so... Intendevo solo "cosa ci fa qui adesso", cioè è presto, no?» continuai io piuttosto confusa ma sul viso di Paola comparve un sorriso malizioso e allora capii tutto.
«Stanotte siamo tornati tardi, le ho proposto di dormire qui con me e ha accettato.» rispose lui con ancora quel sorrisetto stampato in faccia mentre Paola sembrava divertirsi alquanto ascoltando lui che ne parlava proprio con me.
Sentii subito una fitta alla bocca dello stomaco, la rabbia salì su fino al cervello e quasi mi dimenticai di come si parlasse.
«Q-quindi av-avete... Cioè non avrete mica... Insomma...» biasciai io lentamente provando a guardare solo il viso di mio fratello poiché Paola aveva uno sguardo che non mi piaceva.
Il viso di Davide divenne particolarmente rosso, persino le sue orecchie si colorarono tanto, mi fece un sorriso imbarazzato, si passò una mano dietro la nuca e io feci subito un paio di passi verso la mia sinistra, lontano da loro.
«Tranquillo, tranquillo, non lo voglio sapere!» dissi velocemente nonostante avessi già capito.
Passai subito davanti a entrambi, mi avviai verso la mia camera e loro entrarono in bagno. Quando arrivai davanti alla mia camera mi voltai indietro, mio fratello era già entrato in bagno mentre Paola si accingeva a seguirlo. Nonostante quella felpa le arrivasse quasi a metà delle cosce la forma del suo perfetto sedere si vedeva bene, ed io rimasi lì ad ammirarlo fin quando lei non entrò in bagno e non si voltò verso di me. Io alzai subito il mio sguardo su di lei, ero particolarmente imbarazzata, sicuramente capì che la stavo fissando e infatti mi sorrise. Subito dopo mi mandò un bacio, come quasi a volermi prendere in giro, e dopo avermi fatto l'occhiolino chiuse la porta. Io provai a non pensarci, entrai in camera, mi cambiai in fretta e dopo aver preso l'asciugacapelli che tenevo di riserva in camera (poiché io e mio fratello litigavamo sempre passando entrambi troppo tempo nel bagno) lo accesi e iniziai ad asciugarmi i capelli. All'improvviso però, nonostante avessi l'asciugacapelli acceso, sentii dei versi familiari. Lo spensi subito e mi concentrai attentamente. Il tutto mi preoccupò non poco, cioè nostra madre non era lì ma io c'ero e ciò che sentivo non mi piaceva. Mi affacciai per pochi istanti fuori alla porta, in mezzo al corridoio, per capire meglio se ciò che sentivo provenisse dal bagno. Purtroppo non mi sbagliavo, i versi che sentivo erano semplici e strazianti gemiti di Paola. Nonostante si sentisse anche l'acqua scendere il suo tono sembrava voler contrastare quel rumore e in parte ci riuscì.
«Oddio, voglio vomitare...» commentai tra me e me rientrando velocemente in camera.
Quel giorno, come tutti gli altri, sarei dovuta andare a scuola insieme a loro, ma in quel momento non mi andava proprio di vederli. Cambiai i libri nello zaino, lo chiusi velocemente e dopo essermi infilata in fretta le scarpe presi il cellulare che tenevo in carica sul comodino e corsi fuori dalla mia stanza. Fuori al corridoio i versi di Paola si sentivano meglio, ma forse l'unico problema era che io ce li avevo in testa dalla sera precedente e quindi farli uscire era difficile. Non appena misi piede fuori casa cercai il numero di Maria e quando arrivai davanti al portone di casa la chiamai. Fece un semplice squillo e subito rispose, per fortuna lei aveva perennemente il cellulare incollato alla mano.
«Ehi Cris, tutto bene?» mi chiese subito con un tono lievemente preoccupato.
Giustamente non era abituata a ricevere mie chiamate di prima mattina, soprattutto perché al massimo ci mandavamo due messaggi e lo facevamo solo per esser sicure che l'altra sarebbe andata a scuola.
«Sisi, va tutto bene, senti tu oggi prendi il pullman?» le chiesi uscendo dal cancello e avviandomi verso la strada che mi avrebbe portata a casa sua.
«Veramente no, mi accompagna mia madre. Perché, vuoi un passaggio?» domandò lei un po' confusa.
«Beh se non disturbo...» risposi io un po' timidamente nonostante con lei fossi sempre piuttosto sfacciata.
«Tranquilla, a mia madre farà piacere.» ribatté lei con un tono sereno e fece calmare poi anche me.
Subito dopo la ringraziai, la salutai e staccai la telefonata mentre nel frattempo vidi Simona uscire dal cancello di casa sua. Era sicuramente più serena di me, anzi sul suo viso intravidi anche un largo sorriso, un sorriso decisamente più spontaneo di quelli che faceva verso di me quando dopo averla lasciata continuavamo ad incontrarci per strada. Si avvicinò ad una piccola auto bianca parcheggiata proprio di fronte a casa sua, non conoscevo il modello di quell'auto e non la riconoscevo nemmeno, i suoi genitori avevano tutt'altro modello. Non appena entrò io passai di fianco all'auto a pochi metri di distanza, ero sul lato opposto della strada, e vidi che sul lato del guidatore c'era quella dannata donna, quella fottuta nuova professoressa. Si scambiarono un breve bacio e quando si staccarono vidi Simona guardare verso di me. Era imbarazzata, si capiva anche a tanti metri di distanza. Io finsi indifferenza e mi voltai in avanti, accelerai il passo e svoltai a destra dove c'era la casa di Maria. In un certo senso quel bacio mi diede fastidio, sapevo che non avrei dovuto provare nulla ma non ero io che controllavo i miei sentimenti. Con Simona mi sentivo in trappola, mi sentivo con un futuro già scritto e la cosa mi faceva paura. Senza averla accanto invece mi sentivo smarrita, non sapevo cosa fare e tutto ciò che facevo era dettato dall'istinto, come sempre, quindi non mi stupivo troppo se ogni volta che parlavo con Maria lei mi diceva che avevo fatto una stronzata. Lo fece anche quel giorno, lo fece anche quando le parlai di ciò che feci la sera prima con Paola e di ciò che invece successe quella mattina. Restammo in casa a parlare per circa 10 minuti mentre io finivo di asciugarmi i capelli poiché scappai prima di asciugarli del tutto, e subito dopo uscimmo fuori insieme a sua madre.
«Dovresti lasciar perdere questa ragazza.» disse Maria come se fosse facile.
«Quale ragazza?» chiese sua madre non appena entrammo in auto.
Lei era diversa da mia madre, era decisamente più presente per sua figlia e anche per me quando andavo da loro. Per Maria lei era invadente, faceva sempre troppe domande e si ostinava a voler sapere ogni dettaglio della sua vita, ma io la trovavo simpatica. Quando seppe che mi piacevano le ragazze si lasciò andare di più, ogni ragazza carina che vedeva per strada me la faceva notare e una volta mi chiese anche cosa ne pensassi di sua figlia. Per me e Maria quella fu la giornata più imbarazzante delle nostre vite.
«Siete carine insieme, siete amiche da tanto, non sarebbe strano.» si giustificò lei ma a noi sembrava estremamente strano.
«Hai trovato un'altra ragazza?» continuò sua madre sorridendo mentre si inoltrò nel traffico di quella grigia mattinata.
«Mamma smettila.» le disse Maria in tono leggermente infastidito pensando che per me fosse un problema ma non lo era.
«Perché? Cos'ho detto di male? Volevo solo sapere come avesse fatto, insomma se non sbaglio solo qualche mese fa stava con un'altra vostra amica, e ora ne ha trovata un'altra? Beh Maria dovresti farti dare qualche consiglio.» commentò sua madre sarcasticamente tra la rabbia che traspariva sul viso di Maria e l'imbarazzo che si faceva strada sul mio.
«È difficile trovare qualcuno quando sei talmente preso da un'altra persona.» risposi io a quella donna provando a dare del tempo a Maria di calmarsi.
«In che senso? C'è un ragazzo che ti piace e non mi hai detto niente?» continuò sua madre un po' delusa ma anche felice di sapere che sua figlia non fosse innamorata solo del cibo "spazzatura", come lo chiamava lei.
«Non devo raccontarti ogni cosa che mi passa per la testa!» protestò Maria nervosamente.
«Beh no, cioè potresti farlo, io sono qui per te piccola, ti voglio bene e...» ribatté sua madre.
Il tono era giusto, era calmo, tranquillo e non troppo preoccupato, ma le parole a Maria non piacquero affatto.
«Ecco, lo vedi come fai? Mi tratti come se fossi una bambina... Non sono più piccola, mamma, sono grande, so fare le mie scelte da sola, so capire quando è il momento di farmi avanti con qualcuno e quando è meglio restare al mio posto. E per come sono è meglio restare per sempre al mio posto.» disse Maria aprendo lo sportello dell'auto all'improvviso.
Per fortuna eravamo ferme, mancavano pochi metri prima di arrivare davanti alla scuola, e con quel traffico forse era effettivamente meglio farsela a piedi.
«Maria, ma dove vai?» le chiese sua madre ma lei non l'ascoltò, prese il suo zaino e sbatté forte lo sportello davanti del passeggero.
«Grazie del passaggio, vado via con lei e magari provo a farla calmare.» le dissi io aprendo lo sportello posteriore e uscendo velocemente fuori dall'auto.
Subito corsi dietro a Maria, che in poco tempo arrivò già sul marciapiede al lato opposto della nostra corsia.
«Ehi, aspettami...» biascicai tra un passo veloce e l'altro e lei all'improvviso si fermò, mi diede il tempo di arrivarle accanto e subito ritornò a camminare. «Mi spieghi che cos'hai?» le chiesi camminando al suo fianco.
«Oh non ho niente, tranquilla, tanto tu cosa ne puoi sapere di come ci si sente ad essere me.» rispose lei con un tono alquanto duro e sarcastico, ma credevo ce l'avesse solo con sua madre.
«Puoi essere più specifica per piacere?» continuai io fermandola prendendole il polso destro e costringendola a voltarsi verso di me.
«Tu sei magra, bella e sicura di te, mentre io non sono nessuna di queste cose.» mi spiegò lei con un tono talmente serio che quasi mi preoccupai.
Lei non era mai molto seria quando parlava di se stessa, era sempre sarcastica, si prendeva in giro da sola ma non credevo che in fondo avesse sul serio dei problemi, fino a quel momento però.
«Anche tu sei bella...» le dissi serenamente ma il suo ennesimo sorriso sarcastico mi bloccò.
Io lo credevo sul serio, per me era bella, aveva solo una scarsa fiducia in se stessa.
«E allora perché non ci hai mai provato con me?» mi chiese subito guardandomi fisso negli occhi e spiazzandomi di colpo.
«C-cosa? Stai scherzando, vero?» domandai io piuttosto confusa.
«No, non sono mai stata così seria in tutta la mia vita. Ci hai sempre provato con chiunque, con qualsiasi ragazza ti passasse davanti, con me non lo hai mai fatto. Evidentemente faccio troppo schifo.» rispose lei nervosamente facendomi salire il cuore in gola.
In effetti aveva ragione, ci provai sfacciatamente con tante ragazze ma a lei non pensai mai a come una possibile fidanzata.
«Non è vero, anzi se non ci ho provato con te vuol dire che ci tengo troppo, tengo troppo alla nostra amicizia per farla finire così da un momento all'altro. Mi hai vista in questi anni, e hai visto anche come ho trattato Simona, avresti voluto che trattassi anche te allo stesso modo?» continuai io provando a convincerla che tanto tra me e lei sarebbe finito ugualmente male, c'ero io ed io bastavo per far andar male una relazione.
«No...» rispose lei con un tono più calmo e il suo viso tornò lentamente del suo colore naturale.
A pochi metri da noi sentimmo la campanella suonare, molti ragazzi ci passarono accanto e noi tornammo ad avviarci verso l'edificio.
«Dì un po', se ci avessi provato ci saresti stata?» le chiesi io col tono decisamente ironico provando a tirarle su il morale.
«Pff, certo che no. Al massimo ti avrei illusa che avresti potuto avere cotata perfezione, ma alla fine ti avrei respinta.» rispose lei col mio stesso tono.
«Ah beh saresti stata leggermente stronza...» replicai io ridendo.
Subito dopo entrammo a scuola, eravamo entrambe decisamente più rilassate. Io accantonai per un attimo i miei problemi e pensai a quelli di Maria, volevo fare qualcosa per aiutarla ma non sapevo bene cosa. A lei piaceva mio fratello, ma lui era impegnato, anche se forse avrei potuto ugualmente studiare qualcosa per farli avvicinare un po' di più... Quando entrammo in classe non ci pensai, tornai a pensare a me e ai miei problemi con Paola che faceva quello che le pareva con me e mio fratello. Durante la giornata non ascoltai nemmeno una parola di nessun insegnante, quando arrivò l'intervallo uscii dalla classe non appena il prof di inglese fece lo stesso, ancor prima che arrivasse l'insegnante successivo. Andai in bagno e mi passai dell'acqua fredda su tutto il viso, e anche sul collo, e dopo pochi istanti anche Simona entrò in quel bagno. Io tentai di asciugarmi velocemente il viso con dei fazzolettini, prima che lei potesse vedermi in quello stato, ma purtroppo mi vide eccome.
«Ehi, stai bene?» mi chiese subito facendo alcuni passi verso di me ma io allungai il mio braccio destro e le feci segno di fermarsi.
«Sì, sto bene, tranquilla.» risposi gettando quei fazzolettini in un secchio alla mia destra.
«Ti va di parlarne?» continuò lei con un tono dannatamente gentile.
«Non c'è niente di cui parlare, sto bene.» ripetei io con un tono più convinto del precedente.
«Non ti credo.» disse facendo altri passi verso di me mentre io indietreggiavo e le chiedevo di fermarsi.
«Beh e anche se fosse? Cosa te ne frega?» le chiesi prima di scontrarmi con le spalle contro una parete.
«Tu mi hai trattata male, mi hai lasciata senza un motivo valido nel bel mezzo della nostra perfetta relazione. Io sono stata male per mesi, in alcuni momenti ti ho anche odiata, ma non ti ho mai dimenticata.» mi spiegò lei fermandosi ad un misero passo da me. «Tu sei stata anche in grado di farmi stare bene, e io questo non lo dimenticherò mai. Per questo sono qui, per dirti che non me ne vado, che non esco dalla tua vita tanto facilmente. Ti ho amata sul serio e vederti star male non mi piace. Quindi se posso fare qualsiasi cosa per te allora ci proverò.» disse diminuendo del tutto la distanza tra i nostri corpi e abbracciandomi.
Quel suo gesto e quelle sue parole mi lasciarono senza fiato. Non sapevo cosa fare, né cosa dire, mi sentivo una stronza ad averla trattata in quel modo ma con quel suo abbraccio io lasciai scorrere tutti i pensieri negativi via da me. La strinsi a mia volta e subito mi sentii meglio, subito sentivo di poter spaccare il mondo, di fare qualsiasi cosa, ma era solo l'effetto che Simona aveva su di me.
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Semplicemente lei.
Teen FictionChi lo ha detto che un'ex può essere e restare un semplice ex? Niente contatti, niente chiacchierate, niente baci né altro... Chi lo ha detto?? Magari un ex potrebbe diventare un amico, un amante o anche un semplice ex! xD Nessuna opzione è da esclu...