Capitolo 22 - Distrazioni.

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PDV Simona.

Lei si sedette di fronte a me con un sorriso appena accennato sul viso, e continuò a scrutarmi con i suoi occhi scuri senza dire nulla. Io non sapevo bene cosa fare, non sapevo chi fosse quella donna o cosa volesse, per quanto ne sapevo poteva benissimo essere una pazza psicopatica che mi avrebbe uccisa se non avessi fatto tutto ciò che voleva. Decisi di restare lì per due motivi, principalmente, perché almeno in mezzo a tutta quella gente non poteva farmi del male, qualcuno l'avrebbe vista di sicuro. L'altro motivo era quello che reputavo più importante, parlai con lei per pochi minuti e in quegli istanti non pensai minimamente a Cristina. Era come una barriera, pensare a quella donna mi aiutava a non pensare a Cristina, ed io avevo proprio bisogno di staccare la spina da lei.
«Beh quindi... Cosa ci fai in questa città? Potevi andare ovunque, cosa ti ha spinto a trasferirti in un posto sperduto nel nulla come questo?» le chiesi con un tono decisamente sarcastico provando a smorzare un po' quella tensione.
«Mi hanno proposto un lavoro proprio qui, non potevo rifiutare, attendevo con ansia il giorno in cui avrei messo in pratica ciò che ho imparato in questi anni.» rispose lei con un sorriso molto più sereno del precedente, non era più imbarazzata.
«E cos'è che avresti imparato? Ad abbordare le ragazze nei bar?» continuai io ridacchiando leggermente.
«No, questo fa parte del mio fascino, non le "abbordo" le chiedo semplicemente se vogliono un po' di compagnia, e tu mi sembra che abbia accettato tranquillamente...» ribatté lei con un tono provocatorio mentre io smisi di ridere e provai a controbattere.
«Non ho accettato nulla, cercavo solo di essere gentile.» dissi piuttosto offesa.
«Non c'è bisogno di prendersela tanto, anche se devo dire che sei molto carina quando t'imbarazzi.» commentò lei prendendomi in giro, o almeno credevo che fosse quello il suo scopo.
Aveva gli occhi fissi nei miei, uno sguardo piuttosto intenso che mi faceva sentire a disagio e più mi guardava e più io m'innervosivo. «Non sono imbarazzata, semmai sono nervosa!» specificai con un tono alquanto titubante.
«E perché mai? Se sei carina non è colpa mia, non ci sto provando, sto solo descrivendo ciò che ho davanti.» replicò lei in tono dolce, ma io non ero a mio agio in quella circostanza.
«Beh grazie ma adesso devo proprio andare...» continuai alzandomi velocemente dal mio posto ma lei fece lo stesso e con uno scatto ancora più veloce si fermò davanti a me guardandomi dall'alto in basso.
Era più alta di me, circa 6-7 centimetri in più, e la cosa m'intimorì più di quanto non fecero le sue parole.
«Guarda che non voglio farti nulla, so che non ci conosciamo e anzi ora che ci penso non mi sono nemmeno presentata...» commentò imbarazzandosi leggermente. «Beh io mi chiamo Barbara Villa, abito in un appartamento a pochi metri da qui e ho 28 anni, non 50 come credevi.» aggiunse facendomi l'occhiolino e io sussultai. «Nonostante io sia qui da una settimana ho ancora molti scatoloni chiusi per tutta la casa...»
«Io mi chiamo Simona e non verrò di certo a casa tua per "aiutarti a sistemare quegli scatoloni".» la interruppi io bruscamente, tutto quel discorso non aveva senso a meno che il suo scopo non fosse proprio quello.
«Veramente stavo per dire il contrario, ho un casino a casa e non posso invitarti.» disse sorridendomi dolcemente ma io non riuscivo a prender bene ogni cosa che diceva, mi sentivo strana e il modo in cui mi faceva sentire non mi piaceva.
«Nemmeno ci sarei venuta!!» ribattei facendo un passo accanto a lei e provando ad allontanarmi ma lei mi prese per un braccio e mi fermò.
«Non arrabbiarti dai. Poi non serve che tu te ne vada, c'eri prima tu qui, io ero seduta al bancone, se vuoi me ne vado io e ti lascio in pace.» mi propose con un tono decisamente fermo e nessun sorriso sul volto, sembrava davvero convinta di ciò che disse.
Io non risposi, non dissi nulla, restai semplicemente con un braccio a contatto col suo e i nostri corpi piuttosto vicini. Ciò che dovevo fare era semplice: dirle di andarsene o dirle che me ne sarei andata io, ma non feci nessuna delle due cose. Il mio sguardo era rivolto verso il suo viso, sui suoi occhi principalmente, per alcuni secondi non guardai altro e fu proprio quando abbassai per un istante il mio sguardo sulle sue labbra che il gioco si fece più pericoloso. Sentivo di avere la gola secca e nessuna parola riusciva ad uscire dalla mia bocca, alla fine ci pensò lei ad eliminare ogni minima opportunità che avevo di parlare. Avvicinò lentamente il suo viso verso di me e mi stampò un bacio sulle labbra. La distanza tra noi non era molta e non si avvicinò di scatto, forse voleva essere sicura che io ci stessi e in fondo non opposi resistenza, non ci riuscivo, ero come paralizzata. Non sapevo più cosa volevo o non volevo, ma una cosa era ancora certa nella mia testa: se non provavo nulla per una persona non ci avrei fatto nulla. In quel caso non sapevo cosa provassi, ero decisamente confusa, ma dopo pochi secondi feci un passo indietro e mi staccai da lei. Dei ragazzi seduti al tavolo accanto a noi ci videro e ci fecero dei complimenti piuttosto rumorosi, Barbara sorrise ma a me tutta quella storia sembrava assurda. Mi lasciò il braccio notando probabilmente il nervosismo che si fece largo sul mio viso, io poi abbassai la testa e le passai accanto lasciando lei e quei ragazzi piuttosto confusi. M'inoltrai nel locale, in mezzo a tutta quella gente e velocemente arrivai all'uscita, aprii la porta e uscii senza voltarmi indietro. Un vento gelido mi colpì subito il viso, poi le braccia scoperte e fu solo in quel momento che mi ricordai della giacca che lasciai sullo schienale della sedia su cui stavo. Quella donna non mi fece solo dimenticare di Cristina ma anche di tutto il resto, di qualsiasi cosa avessi in testa. Non passai molto tempo in quel locale, forse passò solo un'ora, ma il tempo fuori peggiorò di molto. L'aria era gelida ma non avevo intenzione di tornare in quel locale dove c'era quella donna, preferivo tornare a casa volando trascianata quasi a forza da quel vento. Feci un paio di passi lontano dall'entrata del locale ma non riuscii ad allontanarmi oltre poiché qualcuno mi fermò prima.
«Aspetta dai, hai dimenticato la tua giacca.» mi disse la voce di Barbara alle mie spalle.
Io mi voltai lentamente e col viso particolarmente rosso mi presi la giacca dalle sua mani.
«Grazie...» biascicai io senza guardarla in faccia e infilandomi velocemente quella giacca.
«È molto lontano dove abiti tu? Se vuoi posso accompagnarti con la mia auto.» continuò lei con fare piuttosto premuroso ma non mi andava di continuare a rischiare.
«Non è molto lontano, ci arrivo da sola, tranquilla!» risposi dandole le spalle e provando ad allontanarmi da lei ma mi prese di nuovo per un braccio e mi fece voltare verso di se.
«Senti mi dispiace ok? Forse non avrei dovuto baciarti, non avrei dovuto provocarti e non avrei dovuto nemmeno disturbarti, ma ti ho guardata per alcuni minuti e mi sei sembrata piuttosto triste. Volevo solo farti stare meglio, farti sorridere un po', non avevo previsto l'attrazione fisica che avrei provato.» mi spiegò lei velocemente.
Il suo tono sembrava sincero, il suo sguardo era fermo sul mio viso e una sua mano mi sfiorava il collo delicatamente.
«Sono sempre stata un tipo istintivo, non ho mai pensato bene alle conseguenze delle mie azioni, ci pensavo sempre dopo, ma non mi dispiace di averlo fatto. Cioè mi dispiace di averti fatta sentire a disagio ma non mi dispiace di averti dato quel bacio, anzi lo rifarei anche subito.» aggiunse subito dopo senza darmi nemmeno il tempo di ribattere.
Sul suo viso comparve un sorriso appena accennato, quella sua mano si fermò sotto la mia mascella sinistra e lentamente la vidi avvicinarsi di nuovo a me ma qualcosa (anzi qualcuno) la bloccò.
«Ehi Simona!» esclamò una voce femminile alle mie spalle.
Barbara si fermò, mi tolse la mano dalla mascella e si rimise in sesto mentre io mi voltai indietro trovandomi Cristina e Maria davanti.

Semplicemente lei.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora