PDV Cristina.
Appena aprii la porta sentii subito un leggero chiacchiericcio provenire da ogni angolo della classe, i ragazzi stavano sparlando come loro solito, ma non appena si accorsero della nostra veloce entrata si bloccarono subito. Io mi avviai velocemente verso il mio banco mentre l'insegnante rimase per alcuni secondi davanti alla porta aperta.
«Tornate ai vostri posti.» disse ad alcuni ragazzi che erano in piedi accanto ad altri compagni.
Loro non se lo fecero ripetere due volte, non conoscevano bene quella donna e non sapevano come comportarsi quindi (almeno inizialmente) decisero di comportarsi bene. Ci sedemmo tutti ai nostri posti, inclusa la prof dopo aver chiuso la porta, e lei ricominciò la sua inutile conoscenza con la classe intera.
«Cos'è successo?» mi chiese Maria con un tono piuttosto basso e lo sguardo puntato spesso verso la prof per non farsi beccare di nuovo.
«Niente, inizialmente voleva mandarmi dalla preside ma poi ci ha ripensato, è strana quella donna.» le spiegai io col suo stesso tono ma con lo sguardo più su di lei che sulla prof, non m'importava se mi avesse beccata una seconda volta.
«Forse vuole portare anche te dalla sua parte.» ipotizzò Maria.
«Anche me?» le chiesi particolarmente scioccata, speravo con tutto il cuore che ciò che pensavo non fosse vero. «Cosa intendi dire? A te piace?»
«Beh non mi sembra male, poi per me è una prof come un'altra, è con te che ha un problema.» disse tranquillamente con un piccolo sorriso stampato sul viso.
«Vorrei vedere te al mio posto, vorrei proprio vedere cosa faresti se qualcuno ti si presentasse davanti e ti dicesse che si sbatte il tuo ex.» ribattei leggermente innervosita.
«Allora, prima di tutto: se è un ex c'è un motivo, se fosse il mio ragazzo prenderei a calci il tizio o la tizia di turno, ma parliamo di ex quindi va bene così.» mi spiegò lei. «Secondo: chi ti dice che lei si "sbatta" Simona? Si conoscono da poco, non credo che siano passate già a queste cose.» continuò lei ingenuamente.
«Quella donna, o prof, chiamala come ti pare, mi ha confermato che si sono baciate. Poi non è detto che si conoscono solo da due giorni, noi le abbiamo viste insieme da poco, magari invece si conoscono da più tempo.» commentai io subito dopo.
«Beh tu l'hai lasciata, anche se si fossero baciate non ci vedrei nulla di male, lei ormai può fare ciò che vuole.» disse fermandosi per alcuni secondi in più sul mio viso.
«Lei non può fare ciò che vuole, lei è mia.» ribattei io in tono decisamente duro, ma cercando sempre di tenere il volume piuttosto basso.
«Da quanto tempo? Da prima o dopo che tu facessi sesso con la nuova vicina di casa?» mi chiese lei che era per metà ironica.
«Non ho fatto sesso con quella ragazza.» contestai io ma lei sapeva bene come replicare.
«Solo perché tuo fratello vi ha interrotte.» disse sapendo di avere ragione.
«La devo smettere di raccontarti tutto ciò che mi succede...» mi lamentai io voltandomi verso il banco e poggiando la mia testa su di esso.
Parlare con Maria mi riusciva sempre facile, sfogarmi con lei lo era altrettanto, era una ragazza che sapeva ascoltare gli altri ma dava anche consigli del cazzo. Io, se le dicevo che la mia ex aveva baciato un'altra, non volevo sentirmi dire "ormai è una tua ex, non puoi farci nulla" anzi al contrario volevo che mi dicesse che chiunque non poteva mai competere con me, che nessuno l'avrebbe mai resa felice quanto feci io. Ciò che volevo sentirmi dire erano bugie, insomma, ma purtroppo Maria puntava i suoi rapporti sulla sincerità e io dovevo costringermi ad assecondarla. All'improvviso sentii quella donna pronunciare il nome e il cognome di Simona, fino a quel momento non ascoltai molto ciò che si diceva intorno a me ma in quell'istante mi concentrai al massimo per capire se negli sguardi di quella donna ci fosse qualcosa. Alzai subito il mio viso verso di lei, avevo Simona di spalle e non potevo vedere il suo sguardo, ma in compenso potevo vedere quello della professoressa e provai a farmelo bastare. Quest'ultima chiese inutilmente chi fosse Simona fingendo di guardarsi attorno, e Simona alzò subito la mano. Non appena incrociò lo sguardo con la mia ex sorrise, non sapevo se lo fece anche con altri ma quel semplice inarcamento delle labbra mi diede sui nervi.
«Bene, mi vuoi parlare un po' di te?» le chiese la professoressa senza toglierle per un solo istante gli occhi di dosso.
«Non c'è molto da dire, non sono così interessante.» rispose Simona timidamente.
«Oh non ci credo, ognuno è interessante a modo suo. Gli altri ragazzi nemmeno mi hanno raccontato molto ma puoi iniziare come tutti dicendomi come vai nella mia materia.» la incoraggiò quella donna con un tono di voce particolarmente dolce, un tono che mi fece salire il vomito.
«In matematica vado bene, insomma me la cavo...» continuò Simona un po' titubante, ma chiunque in quella classe sapeva che non era vero.
Lei non se la cavava semplicemente, lei era la più brava di tutti. Lo era da sempre, fin dal primo anno. Riusciva a fare i calcoli a mente meglio di una calcolatrice, mentre il professore dettava una traccia lei si segnava già tutto nella testa e quando lui concludeva il suo dettato lei aveva già scritto il risultato (ovviamente esatto.
«Tu te la cavi?» le chiese Federica in tono sarcastico. «Se tu te la cavi allora io faccio pena.» aggiunse subito dopo.
«Non sono così brava.» protestò Simona con la classica modestia che la contraddistingueva. «Riesco semplicemente a capire tutto ciò che viene spiegato, riesco a capire i passaggi e a sviluppare gli esercizi. Magari sì, ok, sarò anche brava ma non sono la migliore di tutti come vi ostinate a credere voi.» continuò lei stando particolarmente sulla difensiva.
Lei sapeva di essere brava, ne era consapevole, ma non le piaceva semplicemente dare di se aspettative troppo alte ad altri che non la conoscevano. Non voleva che questi si aspettassero troppo da lei, o che pensassero che fosse più brava di quanto raccontassero altri. Aveva paura di deludere le aspettative di chiunque insomma.
«Va bene, va bene, calmati.» disse Federica velocemente notando il viso di Simona che iniziò a colorarsi di rosso.
Per qualche istante sembrava che Simona volesse risponderle a tono ma abbassò subito la testa verso il banco e restò in quella posizione fin quando la prof non le parlò. Quando parlarono le altre due la prof le guardò semplicemente, prima l'una e poi l'altra. Non disse nulla, le osservò semplicemente sorridendo poi quando Simona disse che non era brava come credevano loro.
«Il fatto che i tuoi compagni comprendano il tuo valore è una bella cosa, dovresti essere felice di questo e non prendertela come invece stai facendo.» commentò la prof cautamente verso Simona che alzò il suo viso verso di lei. «Non guardarmi così, io ho passato anni a cercare di dimostrare quanto valessi ai miei compagni o ai miei insegnanti ma loro mi sottovalutavano sempre, alla fine ho lasciato perdere. Tu stai tranquilla, avrai tempo di deludere le mie aspettative.» aggiunse concludendo il suo discorso facendole l'occhiolino.
Il tutto mi diede ampiamente fastidio, soprattutto quell'ultimo suo gesto, avrei tanto voluto lanciarle il mio portacolori addosso ma Maria non me lo permise.
«Sei impazzita?» mi chiese tenendo ferme le sue mani sulle mie che tenevano strette a quel piccolo portacolori blu.
«Non voglio fare nulla.» ribattei io e subito dopo la prof c'interruppe.
«C'è qualcosa che interessa a voi due? Sono passati solo 30 minuti e vi ho trovato spesso distratte.» commentò lei anche se quella fu solo la seconda volta che ci disse qualcosa.
Maria tolse le mani dalle mie e le mise sul suo lato del banco abbassando contemporaneamente il viso verso il banco, lei era decisamente il mio opposto. Lei non avrebbe mai risposto a nessun insegnante, nemmeno al più stronzo, io invece non aspettavo altro.
«M'interessano molte cose ma la matematica non è una di queste.» risposi io alzando il mio sguardo su di lei.
«Lo avevo intuito, ma adesso non stiamo parlando di matematica, non t'interessa nemmeno cos'ha da dire la tua compagna? Simona non avrà anche detto molto ma penso sia giusto ascoltarla, non credi?» mi chiese in tono lievemente nervoso.
Il suo gioco non era quello di mettermi una nota o mandarmi dalla preside, a lei non importava cosa facessi visto che non parlammo poi così forte, a lei importava solo mettermi ancora di più in cattiva luce davanti a Simona e quella cosa mi diede più fastidio di qualsiasi altra cosa. Successivamente non risposi più, preferii lasciar perdere un'eventuale discussione, sapevo quando era inutile farne. Quella donna ritornò a guardare sull'elenco dei nomi e quando arrivò da me io non le dissi nulla se non le stesse cose che le dissi precedentemente, cioè che non m'interessava la sua materia. Lei sorrise semplicemente e passò oltre, probabilmente credeva di aver vinto ma si sbagliava alla grande. Eravamo appena all'inizio, era solo il primo giorno, ne avevo tanti per ribaltare la situazione. Quando l'ora finì anche l'ultima campanella suonò e tutti si alzarono in fretta per uscire dalla classe ma io andai più lentamente del solito, vidi quella donna parlare con Simona e volevo scoprire cosa le stesse dicendo.
«Andiamo?» mi chiese Maria quando in classe rimanemmo in pochi, noi quattro e altri due ragazzi in fondo alla fila.
Lei mi passò accanto e io le andai dietro senza togliere lo sguardo da quelle due, non erano molto vicine, avevano il banco a dividerle. Non appena uscimmo fuori dissi a Maria di aspettare, mi poggiai con le spalle contro il muro accanto alla porta e aspettai che anche gli altri due ragazzi uscissero fuori. Non ci misero molto a farlo, erano proprio dietro di noi, e non appena si allontanarono abbastanza io provai a sbirciare all'interno della classe (anche se Maria mi chiedeva di non farlo).
«Non credevo di sostituire un tuo insegnante, non credevo di venire nella tua classe.» disse quella donna. «Non so se dirti che mi fa piacere oppure no, cioè i rapporti tra insegnanti e alunni sono complicati e io avevo in mente altro per noi.» aggiunse guardandola con uno sguardo particolarmente profondo.
«A me piace invece, io sono felice, almeno potrò vederti ogni giorno anche quando magari non verrai nella nostra classe.» rispose Simona in tono fin troppo dolce.
Io strinsi i pugni e restai ferma nella mia posizione mentre Maria si convinse che non mi sarei mossa subito da lì e si avvicinò anche lei al bordo della porta. Col rumore che fece, spostandosi dal lato opposto in cui era, non mi fece capire cosa si dissero ma ciò che vidi poi non aveva bisogno di parole. Quella stramaledetta donna poggiò una mano sul viso di Simona e si allungò verso di lei, le diede un bacio e mentre erano ancora attaccate Maria mi prese per un braccio, probabilmente capì che volevo entrare dentro e incazzarmi.
«Andiamo!» esclamò lei spingendomi verso l'uscita.
Io esitai un po' ma alla fine mi voltai e le andai dietro. Uscimmo da scuola senza dire nulla ma io in testa avevo solo l'immagine di quelle due che si baciavano. Non pensai troppo a ciò che feci in quel momento, tutto era semplice routine, cose che facevo ogni giorno. Uscire dalla classe, uscire dalla scuola, scansare alcuni ragazzi che avevano voglia di perdere altro tempo davanti alla scuola ed entrare nell'auto di mio fratello che si parcheggiava sempre a pochi metri lontano dall'entrata (o "dal casino" come lo chiamava lui). Pensavo fosse tutto normale, come al solito, ma non mi accorsi di Paola che era seduta davanti al posto mio. Io mi sedetti tranquillamente dietro seguendo semplicemente Maria e mi accorsi di Paola solo quando mi parlò.
«Hai avuto una brutta giornata?» mi chiese facendomi uscire dai miei pensieri.
«Una specie... Tu cosa ci fai qui?» le chiesi ingenuamente sebbene appunto gli altri giorni non c'era mai nell'auto con mio fratello.
«Io e tuo fratello frequentiamo la stessa università, non ricordi?» domandò in tono sarcastico. «Mia madre aveva da fare e così mi ha proposto lui di darmi un passaggio.» mi spiegò con un piccolo sorriso.
Io le dissi un semplice ok e subito lasciai perdere, iniziai a guardare fuori dal finestrino mentre il traffico scorreva lento. Di tanto in tanto mi voltavo in avanti, dove c'era Paola, e la vidi guardarmi senza voltarsi quando incrociammo gli sguardi. Mi sorrise semplicemente. In meno di 10 minuti arrivammo a casa, lasciammo Maria a casa sua e subito andammo verso il nostro palazzo. Salimmo su e quando arrivammo davanti alla nostra porta di casa salutammo Paola ed entrammo. Nostra madre era lì solo per pranzare, poi quando finì tornò subito al lavoro. Quella sera ci lasciò di nuovo da soli e, come successe anche in altre serate, Davide invitò a casa la sua ragazza. Loro rimasero per alcuni minuti nella stanza di mio fratello mentre io mi sdraiati comodamente sul divano con una felpa pesante addosso, una coperta anch'essa piuttosto pesante e una cioccolata calda a completare la mia serata con dei film horror. Dopo quei pochi minuti Paola uscì dalla stanza e venne da me, io mi misi seduta con ancora la coperta addosso e le feci spazio sul divano nonostante mi chiedessi cosa ci facesse lì.
«Tuo fratello sta facendo un torneo con degli amici alla playstation, posso stare un po' con te?» mi chiese lei.
«Se non ti spaventano i film horror.» risposi io in tono indifferente.
«Non molto.» commentò ironicamente.
Io non sapevo se crederle o meno ma la sua presenza lì non mi dispiaceva affatto. Le lasciai anche parte della coperta, quella sera faceva piuttosto freddo, e insieme ci guardammo quel film. Commentare delle scene con altre persone era più divertente che farlo da soli e lei sembrava avere più paura di quanto volesse far credere.
«Dopo questa scena smetterò di fare il bagno da sola.» disse dopo che la mano di Freddy Krueger uscì dall'acqua in una vasca da bagno dove c'era una ragazza.
«È una proposta?» le chiesi io bevendo un sorso di cioccolata.
«Potrebbe...» rispose lei facendomi quasi strozzare.
«Di che diavolo stai parlando?» domandai subito con ancora quella tazza in mano e lo sguardo confuso verso di lei.
Era la ragazza di mio fratello, era scontato che a lui piacesse, si vedeva lontano un miglio e io non potevo rubargliela. Lei abbassò lo sguardo sulla mia tazza e poi su di me e io continuai a non capire.
«Vuoi un po' di cioccolata calda?» le chiesi.
Lei annuì e si avvicinò subito a me ma piuttosto che prendere la tazza dalla mie mani mi baciò. Prese il mio labbro inferiore tra le sue labbra e assaporò la cioccolata da lì, che probabilmente a causa di quella sua risposta mi fece sporcare, o forse era solo intenzionata a provocarmi.
«Cosa stai facendo?» continuai io staccandomi poco dopo da lei.
Non avevo molta voglia di starle lontana, a me piaceva ancora, mi attirava molto ma non potevo lasciarla fare.
«Tu stai con mio fratello, hai scelto lui.» dissi un po' titubante.
«Si, ma te l'ho detto che mi piaci anche tu.» rispose lei tornando a baciarmi ma con più foga.
In quel momento io lasciai passare tutto ciò che avevo in testa, Simona e quella donna, Paola e mio fratello, in quel momento non c'erano più coppie se non io e Paola. Le diedi corda, ricambiai quel bacio e lasciai quella tazza sul tavolino di fronte al divano. Lentamente lei si sdraiò su quel divano ed io mi sdraiai su di lei, sentii le sue mani sul mio corpo sotto la felpa e non m'importò più di nulla. Restammo a baciarci per alcuni istanti, non molti, non andammo oltre fin quando non ci alzammo e non controllammo che mio fratello avesse effettivamente abbastanza tempo da perdere. Mi avvicinai alla porta della sua camera con Paola alle spalle, aprii leggermente la sua porta e gli chiesi cosa stesse facendo.
«Sto facendo un torneo su Fifa.» rispose lui senza staccare lo sguardo dalla tv.
«E quanto ci metti a finirlo? Non è bello lasciare la propria ragazza da sola.» gli dissi io solo per sapere il tempo esatto, in fondo la sua ragazza era con me, non era sola.
«Potreste guardare un film nel frattempo, io ci metterò meno di un'ora, forse metà.» disse mentre sentii le mani di Paola di nuovo sotto la mia felpa e subito chiusi la porta lasciando mio fratello ai suoi stupidi giochi.
«Andiamo in camera tua? Abbiamo una cosa in sospeso.» mi sussurrò lei all'orecchio prima di mordermi poco più in basso sul collo.
Io non me lo feci ripetere due volte, mi voltai verso di lei, le presi una mano e l'accompagnai subito nella mia stanza.*********
Hola! Non so se sia un ritorno col botto o con delle stronzate, ma è pur sempre un ritorno dai 😅...
Chiedo scusa per la mia assenza, provo sempre ad aggiornare il prima possibile ma tra il telefono che ha fatto una brutta fine (facendomi perdere un altro paio di storie, tra cui due capitoli di questa, che io da brava vecchietta avevo scritto nelle note) e altre cose (tra cui la mia fantasia che scarseggia e la poca concentrazione) non sono riuscita ad aggiornare. Non farò altre promesse assurde ma le scuse erano d'obbligo, non lascerò comunque questa storia a metà, ovviamente la continuerò ma non so ogni quanto. Quindi per ora vi saluto semplicemente, passate una buona giornata. 👋😉
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Semplicemente lei.
Novela JuvenilChi lo ha detto che un'ex può essere e restare un semplice ex? Niente contatti, niente chiacchierate, niente baci né altro... Chi lo ha detto?? Magari un ex potrebbe diventare un amico, un amante o anche un semplice ex! xD Nessuna opzione è da esclu...