Due giorni erano volati, il mio Hobie aveva programmato tutto. Iniziammo con la parte più storica di Parigi, chiese, monumenti. Poi visitammo i ristoranti, due mangioni come noi non potevano che fare tappa nei locali parigini. Oggi saremmo andati a vedere la bellissima Tour Eiffel, anche io avevo programmato tutto. Era questo il momento giusto, se pur sempre presto, per il mio cuore era il momento e, lo sentivo, anche per lui era lo stesso. Ricordo ancora quando ne parlai con il mio Namjoon.
"- Yoongi hyong cos'è quest'aria da funerale? - chiese Nam entrando nella mia stanza. - Yah, non si usa più bussare? - dissi indispettito, coprendo il volto con il cappello che tenevo tra le mani. Sorrise e, come se non avessi detto nulla, si venne a sedere di fianco a me. -Dai, hyong che ti prende? È successo qualcosa con Hobie? - chiese sinceramente preoccupato. Spostai il berretto e lo guardai negli occhi, sospirai e presi coraggio, in fondo io e lui parlavamo davvero di tutto. - Quel ragazzo è una manna dal cielo, qui il problema sono io. - confermai, ignorando lo sguardo contrariato del mio dongseng. - Ho una paura fottuta che lui mi rifiuti! Che non sarò mai abbastanza. - dissi sottovoce, interrompendomi. Sentii Namjoon sospirare: - Come puoi avere tanta sicurezza sul palco e nelle tue canzoni e non averne completamente nella vita reale? - domandò in un fiato. Deglutii incapace di trovare una risposta. - Hyong quel ragazzo è fottutamente innamorato di te, per usare la tua espressione. Anche se gli chiedessi di fare la parte della donna, che penso faccia tu, ti direbbe comunque si! - non ebbi nemmeno la preoccupazione di rispondergli, presi il cappello e gliel'ho sbattei in faccia, inutile dire cosa accadde dopo."
- Yoongi hyong è apposto? È un pezzo che sei chiuso in bagno! - chiese Hobie distogliendomi dai pensieri. Chiusi gli occhi e sospirando profondamente, uscii dal bagno e gli regalai uno dei miei sorrisi migliori. Non poteva arrivare in un'altro momento quel pensiero. Mano nella mano, ignari degli sguardi divertiti o indagatori, uscimmo dall'hotel per dirigerci alla meta di quel giorno. Lasciai che parlasse lui, adoravo sentire la sua voce, quando eccitato nemmeno fossimo sotto Natale, commentava ogni cosa che vedeva, per altro lì, nuova per entrambi. Anche nei giorni di pioggia, il mio Hobie riusciva a far uscire l'arcobaleno. Durante il percorso comprammo degli snack, qualche macaron, diventato il mio dolce preferito. Comprammo dei milkshake e, speranzosi, cercammo su internet dei ristoranti coreani, la nostra cucina ci mancava immensamente.
- Yoongi guarda, è grandissima. - disse tutto entusiasta guardando la torre di fronte a noi. Eravamo arrivati e la mia ansia era aumentata. Sentii le mani cominciare a sudare e cercai in tutti i modi di non fargli capire nulla. - Hobie te la senti di salire? È molto alta e so quando soffri l'altezza. - non avrei mai permesso che si sentisse male, né oggi né mai. Mi guardò, per un tempo che sembrò infinito, mi regalò uno di quei sorrisi che ancora adesso amo più della mia vita e, carezzando la mia guancia: - Se ci sei tu a tenermi la mano, niente mi può spaventare! Me la terrai? - e come avrei potuto dare una risposta negativa di fronte ad una dichiarazione del genere? Presi la sua mano tra la mia e, stringendola forte, gli sorrisi, baciandolo dolcemente. Quello che lui non seppe e che fu proprio lui a darmi quella sicurezza di cui avevo bisogno. Salimmo lentamente, accostandoci alla folla che, ansiosa, aspettava di arrivare in alto. Il mio Hobie ebbe un attimo di esitazione, strinsi ancora un po la sua mano e gli sorrisi: - Non ti lascerò, ci sono io accanto a te. -
Arrivammo a metà della torre, dovevo ammetterlo, era davvero molto alto. Non mi avvicinai al bordo della struttura, non volevo esagerare troppo ma, fu lui a trascinarmici piano. Tremando un pochino appoggiò le mani sulla ringhiera, potevo sentirlo, era tesissimo. Decisi di lasciare per un attimo la sua mano, divenne di ghiaccio. - Non ti lascio. - dissi al suo orecchio, sotto voce. Feci aderire il mio petto contro la sua schiena e allungando le mie mani, le poggiai sulle sue. Lo sentii rilassarsi a poco a poco e con il mento, andai ad appoggiarmi sulla sua spalla, sussurrando una canzone che poteva sentire solo lui. Inutile dire che ci godemmo il paesaggio nella più totale tranquillità. Ascoltando la natura intorno a noi, i rumori della città ai nostri piedi, le risatine carine dei turisti che ci guardavano passandoci accanto.
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Scrivere questo capitolo con il mixtape di Suga e Hobie nelle orecchie non ha prezzo. Sono veramente fregata... 😫😍

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𝐼𝑘𝑖 𝑡𝑒 𝑘𝑢 𝑦ū𝑘𝑖
FanfictionPuò un sorriso donarti il coraggio di vivere? Il suo lo fece e non potrò mai ripagarlo abbastanza... Sope