Vittorio Emanuele

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Consumata,
mangiata dai fantasmi senza casa del presente,
rotti da una lingua incomprensibile,
non letta.
Lungo quel parco si staglia l'antica gloria di una città che non vede più,
non ha mai visto.
Lungo le strade sporche,
sudicie di occhi spenti e bassi e spogli e stanchi,
nell'odore della frutta e delle spezie
si stagliano i pensieri di chi guarda con disprezzo.
Come un'ombra mutevole si sposta col sole,
le anime dei marciapiedi sputano al passato in un rifugio di ferro e fuoco,
all'ombra di questa nazione a braccia aperte.
Ecco nell'esclusione l'egoismo umano...
Ecco la paura del diverso...
Ecco gli stereotipi che muovono l'erba alle labbra come il vento da quel balcone.

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