Capitolo 1 - Pacifici

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Corro velocissima attraverso i prati.
Il vento che mi scompiglia i capelli, il vestito giallo che svolazza intorno alla mia figura.
Arrivo al limite del boschetto e scelgo un albero.

Prima abbraccio il tronco, poi cerco degli appigli e comincio ad arrampicarmi.
Raggiungo i rami più alti e ne cerco uno abbastanza grosso da sorreggermi. Mi siedo facendo penzolare le gambe nel vuoto, mentre con il braccio circondo il tronco dell'albero.

Alzo gli occhi sull'orizzonte, godendomi forse l'ultimo tramonto che vedrò da qui, dalle fattorie dei Pacifici.

So per certo che se deciderò di andarmene mi mancherà il contatto con la natura, le arrampicate sugli alberi, le corse nei campi, il calore del sole sulla pelle.
E ancor più mi mancherà la mia famiglia: mamma, papà e la mia sorellina Amineah.

Distolgo gli occhi dal tramonto e la cerco sotto di me, individuandola poco lontano. Ha un vestitino rosso. Gioca con altri bambini, a dieci anni è piena di energia.
Se deciderò di andarmene non vedrò più quegli enormi occhi azzurri, non potrò più intrecciare i suoi lunghissimi capelli biondi.

Sospiro.

Stamattina ho fatto il test attitudinale. Serve per rivelare a quale fazione apparteniamo.

Pacifici.
Candidi.
Eruditi.
Abneganti.
Intrepidi.

Ogni fazione è fondata su un valore: l'amicizia per i Pacifici, l'onestà per i Candidi, la sapienza per gli Eruditi, l'altruismo per gli Abneganti e il coraggio per gli Intrepidi.

Ho sedici anni.
E domani deciderò se rimanere con la mia famiglia, se essere una Pacifica, o andarmene.

Il risultato del test è stato solo una conferma. Dentro di me sapevo da anni di non essere tagliata per i Pacifici.

Li adoro.
Adoro la loro spensieratezza, la loro felicità perenne, il loro spirito.
Ma io sono diversa.

Ho sempre fatto fatica ad adeguarmi. Sono la ragazzina che si arrampica sugli alberi, sono quella che corre a perdifiato e si diverte a saltare i fossati, fregandosene delle regole.
Non riesco a fare esattamente quello che ci si aspetta da me.
L'ho sempre saputo.
E credo che anche gli altri l'abbiano sempre saputo.

Ed ecco che a sedici anni mi ritrovo penzolante su un albero, a decidere del mio futuro.

Rimarrò comunque una Pacifica, cercando di farmi andar bene il loro stile di vita?
O sceglierò un'altra fazione, con altri ideali, con altre regole?

Rimarrò con la mia famiglia?
O li abbandonerò?

Rimarrò con Amineah?
O la lascerò?

Qualsiasi scelta farò so che i miei genitori mi vorranno bene.
Mi vorranno bene se me ne andrò.
Mi vorranno bene se resterò.

Tutti dicono e ripetono "La fazione prima del sangue".

Come se fosse facile ignorare i legami di sangue e da un giorno all'altro smettere di pensare alla famiglia!
Dentro di me so che mamma e papà accetteranno qualsiasi scelta io farò, ma Amineah... Lei non lo so.

«Aimeen!».
Mi giro sentendo chiamare il mio nome. È la sua voce.
La vedo a qualche metro dall'albero, gli occhi puntati su di me.
«Sì?» rispondo.
«Posso salire anche io?».

Sorrido.
Non ha il permesso di salire sugli alberi. Nemmeno io, in realtà.

«No, Ami. Adesso scendo!» rispondo destreggiandomi tra i rami e le foglie.
A qualche metro da terra mi appendo ad un ramo e mi faccio dondolare, avanti e indietro.
Poi lascio la presa, facendomi cadere.

Ammortizzo la caduta e mi rialzo in piedi.
Amineah mi guarda con ammirazione.

Se ci fossero qui i miei genitori sarei già stata rimproverata. Non devo dare cattivi esempi ai bambini.

Mi avvicino a mia sorella e le scompiglio i capelli. Lei ride.
Adoro la sua risata.
Un'altra cosa che mi mancherebbe.

Sospiro di nuovo. È difficile.

Ami mi prende la mano e comincia a saltellare verso l'edificio principale, dobbiamo attraversare il campo intero.
La guardo ridere e comincio a saltellare anche io insieme a lei.
La sento canticchiare una canzone, la sua voce che si perde nell'aria.

Arriviamo davanti alla sala mensa, proprio quando suona la campanella che annuncia l'inizio della cena.
Vedo mamma e papà guardarci sorridendo. Li raggiungiamo, ci hanno già preso i vassoi con il cibo.

«Dov'eravate?» chiede mamma, iniziando a mangiare.
«Stavamo guardando il tramonto» risponde Amineah «e abbiamo saltellato insieme fino a qui».
Mamma mi osserva, poi scuote la testa e sorride.

Sa che sono salita ancora sull'albero.
Certo che lo sa.

Ma non dice nente, e nemmeno papà lo fa.
Mangiamo le nostre cene, chiacchierando. Sembra una cena normale. Sembra che io non stia decidendo se lasciarli.

Finiamo e ci alziamo, portando i vassoi vuoti al loro posto.
Poi ci avviamo verso i nostri alloggi.

Papà mi si avvicina mentre camminiamo.
«Troppi pensieri Aimeen?».
Annuisco.
«Pensa soprattutto a te, fai la scelta giusta per te. Noi ti ameremo qualsiasi cosa tu farai. Lo sai, vero?».
«Sì, lo so. Grazie papà». Mi fermo e lo abbraccio.

«Tu sei speciale mia piccola Aimy» sussurrà mentre mi allontano da lui.
Mi vengono le lacrime agli occhi.
Come potrei lasciarli?
Ma come potrei anche rimanere sapendo che questa fazione mi sta stretta?

Domani è la giornata della scelta.
Domani, quando chiameranno il mio nome, dovrò aver deciso cosa fare.
Ora non lo so.

Raggiungiamo le nostre camere.
Mi cambio e mi infilo il pigiama. Ma so che anche se mi mettessi a letto non riuscirei a dormire. Non adesso.

Mi siedo sotto la finestra e guardo fuori. Il cielo si sta scurendo, si vedono le prime stelle.
Rifletto su di me, rifletto su quella che penso sia la mia personalità, rifletto sul test attitudinale di oggi, rifletto su tutte le cose fatte e vissute qui tra i Pacifici.

Cerco di pensare al tipo di vita che voglio vivere.
Voglio rimanere qui e lavorare nei campi?
O voglio andarmene, affrontare l'ignoto e dare voce alla vera me?

Il mio cuore non lo sa, ma credo che la mia testa abbia già deciso.

Avrò tempo fino alla chiamata del mio nome per decidere definitivamente.

Mi alzo, do un ultima occhiata al cielo dietro la finestra e mi infilo sotto le lenzuola. Appoggio la testa sul cuscino e mi prendo una ciocca di capelli tra le dita, iniziando a giocarci.
Sono biondi, come quelli di Ami.

Rimarremo sempre sorelle, nonostante la mia decisione. Rimarremo sempre sorelle, sia se vivremo vicine, sia se vivremo lontante. Siamo legate e niente può rompere questo legame tra noi.

Mi addormento pensando a lei.

Una scelta per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora