Capitolo 21 - Basta uno sparo

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Sono in una stanza buia. Completamente buia.
I miei occhi non riescono a distinguere niente, nemmeno a un palmo dal naso. Almeno finché la luce non inonda la stanza. Di colpo.

Sbatto gli occhi per abituarli pian piano.

La prima cosa che cattura il mio sguardo sono i capelli biondissimi, come i miei.
«Ami!» esclamo, facendo un passo per correre ad abbracciarla.
Mia sorella è ferma di fronte a me, dall'altra parte della stanza.
«Ferma!» tuona una voce a un metro da me. Qualcosa di duro e freddo mi preme sulla tempia.

Mi volto lentamente verso destra e mi sento morire.
Eric mi sta puntando una pistola alla testa, gli occhi gelidi puntati su di me, il dito pronto a premere il grilletto.

Torno a voltarmi verso mia sorella, mentre le gambe iniziano a tremarmi. La paura sta pian piano prendendo piede in me. La sento scorrere nelle mie vene.

Amineah è lì, ferma. Però non è più sola, ci sono anche mamma e papà.
«Mamma! Papà!» esclamo, la voce spezzata «Portatela via!».

Loro non rispondono, non si muovono. Mi guardano solamente.

«Sparagli, o lo farò io. E poi ucciderò anche te». La voce di Eric è un sussurro sinistro.

Solo ora sento il peso di una pistola nella mia mano destra.
Abbasso lo sguardo. Il metallo è lucido, stretto tra le mie dita.

«Perché?» chiedo.
«Fallo!» ordina Eric. La canna della pistola preme più forte contro la mia pelle.

Guardo la mia famiglia. I loro occhi mi restituiscono lo sguardo. Amineah ha le guance rigate di lacrime, i miei genitori invece mi sorridono.
Questa cosa mi crea confusione, ma poi mi rendo conto che sorridono per incoraggiarmi a farlo.
Mi stanno incoraggiando ad ucciderli.

Non esiste che io uccida la mia famiglia!

«Muoviti!» sbotta Eric «O preferisci che ti vedano morire?».

Chiudo gli occhi, li sento pungere e so che sto per piangere.
Cosa è peggio? Uccidere la mia famiglia? O farli assistere alla mia uccisione?
Amineah. Mamma. Papà.
Non posso farlo.
Perché dovrei farlo? Perché Eric dovrebbe volere la loro morte?

"Sii coraggiosa, Aimeen"
Questa frase mi compare in testa d'improvviso.

Riapro gli occhi.
Eric non li vuole uccidere, Eric non vuole uccidere me, lui non è Eric.
E loro non sono la mia famiglia.
Lei non è Amineah. Non quella reale, almeno.

Sono in una simulazione.
Mi chiedo perché me ne renda conto solo ora. Ma adesso so che loro sono al sicuro, dai Pacifici. Che io sono al sicuro, seduta su una sedia di metallo, che Eric non è nella stessa stanza nella quale sono io.

Alzo la mano che tiene la pistola. La impugno e con l'altra mano la sostengo.
Miro a mio padre. Il dito pronto a premere il grilletto.
Ma all'ultimo momento mi giro verso Eric. Prima che possa sparargli sento una detonazione.

Riapro gli occhi nella saletta delle simulazioni, il metallo della sedia sotto di me, gli occhi di Quattro su di me.

Sento qualcosa colarmi lungo la guancia, alzo la mano e mi asciugo. Sono lacrime.
Sto singhiozzando piano, ora me ne accorgo.

Mi nascondo il viso tra le mani, ripetendomi che era solo una simulazione. La mia famiglia è al sicuro, stanno bene.
Io sono viva, Eric non mi ha uccisa.

«Forza Aimeen». La voce di Quattro mi riporta alla realtà «Era solo una simulazione».
«Una simulazione» ripeto con tono di scherno «Una tortura, non una simulazione».
Mi toglie una mano dal viso e mi aiuta ad alzarmi.
«Stai andando bene» mormora guidandomi con una mano sulla schiena.
Non rispondo. Per lui forse.

Ormai le mie giornate sono piene di ansia, di sobbalzi ad ogni minimo rumore, di cuore impazzito ad ogni movimento imprevisto.
Ho perso il conto delle simulazioni fatte finora.
So solo che ho continuato a viverle e riviverle negli incubi, svegliandomi nel mezzo della notte in panico.

Ho visto gli altri trasfazione reagire come me, le occhiaie comparire sotto i loro occhi. Li vedo sussultare più spesso del normale, perfino i pochi sorrisi che si vedevano ogni tanto sono spariti. Non che ci sia occasione di sorridere, comunque.
Siamo rimasti in cinque: io, Zeliah, Derick, Paul e Trina. Tre iniziati saranno eliminati alla fine dell'iniziazione, possono essere tra noi, possono essere tra gli interni. Non lo sappiamo ancora.

Io e Zeliah ormai dormiamo tenendoci per mano, siamo una il sostegno dell'altra. Non so come farei a sopportare tutto senza di lei. Questa iniziazione si sta rivelando molto più dura di quanto mi sarei mai aspettata.

Quattro mi accompagna alla porta posteriore e mi fa uscire.

Avanzo nel corridoio buio.
«Ciao Intrepido» dico rivolta all'oscurità.

Da quella prima simulazione Eric mi ha aspettato ogni giorno qui fuori. Sapere che lui è qui ad aspettarmi mi aiuta ogni maledetto giorno ad entrare in quella stanza.

«Ciao Pacifica» la sua risposta non tarda ad arrivare.
Esce dall'oscurità e mi si avvicina.
Inaspettatamente indietreggio. Non l'ho fatto volontariamente, ho ancora la simulazione presente davanti a me.

Lui lo nota e si ferma.
«Cosa succede?» chiede cauto.
«Io... Niente, andiamo» mormoro scuotendo la testa e facendo un passo verso di lui. Allungo la mano verso la sua e cerco il contatto con le sue dita.
Si lascia afferrare, stringendo la mia mano nella sua.

Percorriamo il labirinto di tunnel bui raggiungendo il nostro posto. Da quella prima volta siamo tornati qui ogni giorno dopo le mie simulazioni.
Ci siamo tenuti per mano, ci siamo parlati, però non ci siamo più baciati. Non ancora.

Ci sistemiamo sul solito masso, i piedi penzoloni nel vuoto, le dita intrecciate.
«Com'è andata?» chiede.
«Non lo so. Non voglio ripensarci» rispondo.
Ho ancora l'immagine di mia sorella spaventata in mente. L'immagine di Eric che mi vuole uccidere in mente. L'immagine di Eric che mi uccide, la freddezza del suo sguardo, il colpo della pistola puntata alla mia tempia.
Risento lo sparo.

Rabbrividisco e cerco di scacciare quelle scene dalla mia mente.
Sono simulazioni, ma sembrano sempre così reali che la paura si infila in ogni mio pensiero e in ogni mia azione, ormai mi accompagna ogni maledetto minuto di ogni maledetto giorno.
Vorrei solo finire questa maledetta iniziazione e godermi la vita tra gli Intrepidi, tra il caos e la loro esuberanza, tra i piercing e i tatuaggi. Non vedo l'ora di essere ufficialmente un'Intrepida.

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