Capitolo 52 - Che c'entra il pane?

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Mi sveglio per colpa della luce del sole che mi batte in faccia.
Apro gli occhi e mi sento per un attimo disorientata, ma poi mi torna tutto in mente.

Mi trovo in mezzo ad uno dei campi dei Pacifici, distesa su di una coperta. Giro la testa per cercare una conferma. E infatti Eric è seduto vicino a me, che guarda davanti a sé. Non si è ancora accorto che sono sveglia, chissà quali pensieri gli passano per la testa.

Ieri sera mi ha regalato il nostro primo appuntamento ed è stato assolutamente indimenticabile.
Per prima cosa ha insistito che tornassi a vestirmi di nero, dicendo che il giallo mi dava un'aria da ragazzina innocente.
Anche se ciò ha significato trovarmi senza maglietta, finita probabilmente tra i rifiuti. Il risultato è stato indossare solamente il reggiseno nero e coprirlo con la giacca.
È bastato il cambio di abbigliamento a farmi sentire una persona completamente differente.

In ogni caso, la cosa non ha dato nessun fastidio al mio accompagnatore

Chiudo gli occhi e rivivo la scena.

Mi si avvicina e fa scorrere le dita lungo la garza e poi sulla mia pelle, provocandomi tanti piccoli brividi.
«Eric» gemo, fermando le sue mani.
«Non puoi uscire così, Pacifica» mi rimprovera, ma il suo tono esprime tutt'altra cosa.
Afferra con le dita la piccola linguetta di metallo e con misurata lentezza la fa scivolare verso l'alto, sfiorandomi nel mentre e lasciando una scia fredda sulla mia pelle.
Il mio respiro accelera e chiudo gli occhi aspettando che finisca.

«Andiamo!».
È passato in modalità "dare ordini" e la cosa mi fa sorridere.
Annuisco e lo seguo.
Mi prende per mano e io glielo lascio fare, e solo allora noto la coperta che tiene nell'altra mano.

Camminiamo attraverso il frutteto e poi nei campi, finché lascia la presa e stende il tessuto sull'erba.

«Accomodati» dice «Stasera ti offro uno spettacolo stellare».
Obbedisco e mi sdraio sulla coperta, seguita da lui.
«Potrebbe piacerti come primo appuntamento?» chiede appoggiandosi sul gomito e guardandomi.
«È perfetto» confermo.

Lui si sdraia e in silenzio portiamo gli occhi al cielo. È uno spettacolo unico.

È autunno ma questa sera è più caldo del solito. È buio, quindi non mi faccio problemi e abbasso la cerniera del giubbottino.
La leggera brezza fresca mi solletica la pelle, ed è un sollievo.
«Mi concedi un bacio?» la voce di Eric dal mio fianco mi fa sussultare.
Mi volto verso di lui e mi sporgo a poggiare le mie labbra sulle sue.

Le sue mani non chiedono il permesso, si fanno strada sulla mia schiena.
Ci vuole solo qualche secondo prima che lui prenda il controllo e ci capovolga sottosopra.
Il suo corpo adesso preme sul mio e posso sentire distintamente la sua eccitazione.
«Sai, spogliarti in questo modo mentre io lotto con me stesso per non saltarti addosso è una provocazione».
«Forse è quello che voglio» bisbiglio.

Alzo la mano e seguo il contorno delle sue labbra, fermandomi con le dita sul piercing.
Sento il suo respiro veloce. Ma voglio di più. Infilo la mano sotto la sua maglietta nera, la pelle è calda sotto i miei polpastrelli, e risalgo sul suo petto finché trovo il mio obiettivo.
Tengo il palmo premuto sul suo cuore e percepisco i battiti veloci.

Sorrido «Sta battendo per me».
«Solo per te» risponde lui. E io mi sciolgo.

«Pensi che stiamo correndo troppo per un primo appuntamento?» chiede sornione, prima di abbassarsi e sfiorarmi il collo con le labbra.
Rabbrividisco.
«Per niente».
«Lo credo anche io» sussurra. Si stacca un attimo e si toglie la maglietta.

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