Capitolo 35 - Discorsi da capofazione

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Quando arriviamo al Pozzo è già pieno di Intrepidi. È l'ora della colazione.
Finora non ci ho pensato, ma ora che vedo il cibo mi accorgo di quanta fame io abbia.
Riesco a trovare un tavolo vuoto e faccio in modo che i due istruttori che sono con me si siedano.
Dopo qualche istante si aggiungono anche Uriah, Adam e i gemelli. Mi chiedo se siamo gli unici Divergenti qui dentro, ma subito mi rispondo di no. Sicuramente ce ne sono altri, alcuni si saranno nascosti stanotte, altri avranno fatto finta come noi.

«Dobbiamo prepararci un discorso» mormora Quattro mentre si prende un toast dal vassoio che sta al centro del tavolo.
«Nostra madre è sconvolta. Si è trovata che puntava la pistola contro un escluso» dice Luke sottovoce.
«L'abbiamo fermata per un pelo. Se non ce l'avessimo fatta...» Leah spalanca gli occhi al solo pensiero.
«Sarebbero tutti morti» finisco tetra.

Il silenzio cala sul tavolo. Percepisco la tensione e mi basta osservare i volti dei miei amici e compagni di avventura per capire che ce l'hanno con qualcuno di noi. E quel qualcuno è seduto di fronte a me. Quel qualcuno è l'unico capofazione rimasto, quello che ci voleva dare in pasto alla leader degli Eruditi.

Eric inizialmente li ignora, ma dopo un po' lo vedo irrigidirsi, i pugni stretti in una morsa.
Alza gli occhi dal tavolo e fissa uno ad uno i presenti.
«Se Max ha nascosto quel siero è perché non si fidava di qualcuno, di me probabilmente. Se solo avessi saputo di quella scorta ve l'avrei detto» sibila gelido.
«Si dà il caso che tu l'abbia detto solamente alla tua ragazza, anzi, che lei te l'abbia tirato fuori» precisa Quattro. La rabbia nello sguardo.

Appena pronuncia la parola "ragazza" si voltano tutti verso di me. Leah mi guarda sconvolta. Io vorrei nascondermi sotto terra.
«Tu e lui?» sussurra indicandoci.
Niente di più imbarazzante, mi sento le guance scaldarsi.
I miei occhi incrociano quelli di Eric.
«Sì» dice lui.
«No» rispondo nello stesso istante.

Eric continua a fissarmi, io distolgo lo sguardo.

«Mi stupisce che non ve ne siate accorti» aggiunge Quattro, rivolto ai gemelli. Gli unici che hanno passato del tempo con me.

«Quando Aimeen ha capito tutto ero certo non se lo sarebbe tenuto per sé e successivamente se avessi voluto avrei intralciato il vostro piano, non è dipeso dalla sua presenza o meno» riprende quel sadico dagli occhi azzurri.
«In ogni caso potete benissimo votare per le mie dimissioni, se non mi ritenete adatto al ruolo» conclude.

So benissimo quanto gli costi dirlo, so benissimo quanto tenga al suo posto di capofazione. E so benissimo che un mix di Erudito e Intrepido è quello che ci vuole per guidare una fazione, in particolare questa.
Intelligente e coraggioso. Qualità indispensabili per mandare avanti questo covo di pazzi scatenati.

Finiamo di fare colazione, in mezzo al caos familiare degli Intrepidi. Dopodiché Eric sparisce tornando con un microfono in mano. Sale sul tavolo, e Quattro lo imita pur beccandosi un'occhiata di disapprovazione dall'altro.

Il ticchettio delle dita sul microfono produce un sibilo talmente fastidioso che il silenzio cala sulla sala, gli occhi si girano a cercarne la fonte.
«È ora di spiegarvi cosa è successo la scorsa notte» esordisce Eric, poi dà un'occhiata a Quattro e gli passa il microfono.

«Ieri Max ci ha iniettato un siero, ufficialmente doveva essere un sistema di tracciamento, una precauzione. Tecnicamente era un siero di simulazione, funzionante a distanza» Quattro sceglie bene le parole mentre si rivolge ai compagni di fazione.
La gente comincia a bisbigliare e ad agitarsi. Ma Eric batte un piede sul tavolo, richiamando il silenzio.

«Questa notte la simulazione è stata attivata, gli ordini che ci sono stati trasmessi prevedevano che raggiungessimo il quartiere degli Abneganti e li uccidessimo. Questo non è successo perché alcuni di noi sono...» Quattro abbassa lo sguardo su noi e si ferma.
«Alcuni di noi si sono rivelati immuni alla simulazione. Siamo riusciti a tornare qui e a bloccare tutto, appena in tempo. Se gli Abneganti fossero stati nelle loro case, a quest'ora non ci sarebbero più... Fortunatamente siamo riusciti ad avvisarli e a dar loro la possibilità di allontanarsi in tempo».

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