Capitolo 6 - Le fiamme

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Dopo pranzo mi tocca rivedere Eric.
Ci porta in un posto diverso. La sala ha un pavimento in legno, tutto rovinato, al cui centro spicca un grande cerchio rosso. Su una parete è appesa una lavagna, sulla quale sono scritti i nostri nomi. Sono la prima.
Dall'altro lato della stanza, distanziati uno dall'altro, sono appesi sacchi da pugilato. Dovevano essere neri una volta, adesso sono sbiaditi.

Eric ci fa segno di allinearci dietro ai sacchi. Poi si posiziona al centro, dove può essere visto da tutti.

«Da ora comincerete a combattere» esordisce «Dovete prepararvi ad agire, allenare il vostro corpo a rispondere alle difficoltà e alle minacce. Cosa che sarà indispensabile se vorrete rimanere in vita tra gli Intrepidi».

Bene. Combattere.
Spero di avere qualche talento nascosto per la lotta, altrimenti per me non si mette bene.

«Oggi esamineremo la tecnica, domani comincerete a combattere tra voi» continua Eric «Prestate attenzione e vedete di imparare in fretta».

Non perde tempo e comincia ad elencare i diversi tipi di pugno, mostrandoceli mentre li spiega, prima nell'aria e poi contro il sacco.
Mi concentro al massimo su di lui e quello che spiega, e quando tocca a noi provare cerco di imitare tutto quello che lui ha fatto.

Di solito sono abbastanza brava ad imitare i movimenti degli altri.
Comincio con i pugni, e man mano che continuo a provare mi rendo conto di come devo posizionarmi per colpire come ci ha mostrato lui.
Quando penso di averne abbastanza di pugni passo ai calci, che sono leggermente più difficili.
Eric non ce li ha mostrati tutti, ma provo quelli che ci ha fatto vedere.

Dopo un po' le mani e i piedi mi fanno male e sono arrossati. Intorno a me rimbombano i tonfi dei pugni e dei calci degli altri contro i sacchi.

Eric sta girando tra di noi. Ogni volta che mi passa vicino trattengo il fiato. Spero sempre che non mi rivolga la parola, lui mi incute timore come non ha fatto mai nessuno finora.

Continuo a colpire il mio sacco, ma mi sento degli occhi addosso. Eric mi passa davanti e si ferma proprio di fianco a me.
Rabbrividisco.
«Per essere un'esile Pacifica stai facendo bene».

Era un complimento?

Mi continua a squadrare il corpo.
Poi allunga una mano e mi afferra il braccio, tastandomelo.
«Hai abbastanza muscoli su braccia e gambe, forse hai qualche possibilità di uscirne viva, ragazzina».

Oh, bene. Questo mi consola molto.

Mi lascia il braccio e si allontana, mentre il mio cuore batte all'impazzata. Ho quasi paura che lo possa sentire.
Devo cercare di controllare la paura che ho di lui.

Riprendo a colpire il mio sacco finché, ore dopo, Eric ci congeda per la cena.
Zeliah mi affianca mentre cammino verso il dormitorio. Mi devo dare una rinfrescata.

«Non so tu, ma ogni volta che Eric mi guarda vorrei sprofondare sotto terra, al sicuro da lui» mormora accertandosi che lui non sia nei paraggi.
Annuisco «Non ho mai incontrato un ragazzo che mi incutesse timore come fa lui. Spero di non dover mai rimanere sola con lui, mi ucciderebbe con un dito».

Arriviamo al dormitorio, prendo il mio asciugamano e raggiungo il bagno. Mi sciaquo la faccia e mi guardo nello specchio.
Il primo giorno di addestramento è finito e sono ancora tutta intera. Ce la posso fare.

Torno nel dormitorio e trovo Zeliah ad aspettarmi, si è anche lei sistemata.
Si alza dalla sua brandina e mi raggiunge, così insieme possiamo andare a cenare.

Credo che siamo amiche. Lo spero.

* * *

«Sai cosa? Penso di volermi fare un tatuaggio» dice Zeliah mentre usciamo dalla mensa, dopo aver cenato.
«Possiamo farlo?» chiedo.
Lei annuisce «Abbiamo dei punti che possiamo spendere per tatuaggi, piercing o vestiti. Magari mi taglio anche i capelli».
«Stai diventando un'Intrepida fino in fondo?» chiedo ridacchiando.
«Voglio sembrare una vera Intrepida. Ora sembro solo una ex Candida».

Annuisco. Anche io sembro ancora una Pacifica.
Non per i vestiti, no. Ora ci vestiamo tutti solo di nero.
Ma come mi ricorda ogni giorno Eric sono una normale ragazzina, che se non farà qualcosa di diverso si terrà quel "Pacifica" per sempre.

Ho l'improvvisa voglia di farmi un tatuaggio.

«Lo studio del tatuatore è di là. Ma prima passiamo al negozio» propone la Candida.

Mezz'ora dopo esco dal negozio con due paia di pantaloni neri, di cui uno abbellito con alcune borchie, due felpe e una maglietta un po' più carina che lascia scoperta più pelle di quella che di solito mostro.

Anche Zeliah ha racimolato un bel bottino, ha anche insistito per farmi comprare un vestito o almeno una gonna, ma al momento non ne vedo la necessità. Per ora lo scopo principale è portare a termine l'iniziazione.
Ci incamminiamo lungo i corridoi bui, fino allo studio del tatuatore.

C'è un ragazzo con la testa rasata e quasi più piercing di Eric che sta disegnando qualcosa sul braccio di una ragazza.
Mi guardo intorno. Lo studio è pieno di disegni, sono appoggiati sul tavolo, attaccati alle pareti, c'è arte ovunque.

Guardo il simbolo degli Intrepidi ripetersi sulle pareti, sempre diverso e in vari stili.
Gironzolo per la stanza, scandagliando con gli occhi ogni disegno.
Finché ne vedo uno che mi fa bloccare. Il simbolo degli Intrepidi, le fiamme che si alzano dal centro e poi si intrecciano a comporre un cerchio perfetto. Lo voglio.

Cerco Zeliah, che sta ancora osservando i disegni sparsi per la stanza.
«Allora? Hai deciso?».
Il ragazzo è in piedi vicino a me. Deve aver finito di tatuare la ragazza.
Annuisco. Poi indico il disegno che mi ha colpita «Vorrei questo qui».

«Buona scelta» approva lui, staccando il foglio dal muro «Dove lo vuoi?».
Ci penso un attimo mentre lo seguo verso la sedia reclinabile.
«Qui».
Apro la cerniera del giacchino che indosso e mi scosto la maglietta che è sotto. Mi passo la mano sulla clavicola destra e gli indico il punto. Così rimarrà solo parzialmente coperto dalla maglia, qualche fiamma uscirà.

Il ragazzo ci mette meno di quello che pensavo, e a dirla tutta non è neanche così doloroso.
Quando finisce mi applica una benda sulla parte tatuata e mi aiuta a sistemare i vestiti.

Gli sorrido riconoscente «Grazie».
«Quando vuoi sono qui» risponde facendomi un piccolo sorriso.
Non tutti gli Intrepidi sono come il mio istruttore, per fortuna.

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