Capitolo 16 - Un incubo

1.8K 68 1
                                    

Mi sveglio urlando.
Ho appena visto me stessa cadere nello strapiombo, dopo che tre figure mi ci avevano gettato.

Mi alzo a sedere e cerco il bordo della brandina. Ma non lo trovo.
Non sono al dormitorio.

Comincio ad andare in panico, il mio cuore batte troppo veloce, respiro affannosamente.
Scendo dal letto e a tastoni cerco la parete. Devo scappare!

In quell'istante sento un rumore e mi immobilizzo.
Ho paura.

Di colpo si accende una luce. Sbatto gli occhi per abituarli mentre assumo una posizione di difesa.

«Pacifica, sono io».

È la voce di Eric. Mi guardo intorno, è una stanza che non conosco. Ma dalla porta scorgo un pezzo del suo appartamento.
Come ci sono finita qui?

E poi tutto mi torna alla mente. Mi hanno aggredito, mi hanno colpita fino a farmi svenire.
Appena svegliata non me ne sono resa conto, ma ora sento dolori in tutto il corpo.

Mi prendo la testa tra le mani e scoppio a piangere.
Non mi rendo nemmeno conto che Eric si avvicina a me e mi abbraccia.
«Sei al sicuro ora» mormora.

«Volevano uccidermi» singhiozzo.
«Li hai visti? Chi erano?» chiede.
«Derick... Nick e Kevin» dico tra uno singhiozzo e l'altro. «Io... Non... Non sono riuscita a...» continuo mentre il pianto mi scuote tutta.
«Shhh» sussurra lui «Me ne occuperò io. Torna a letto».

Faccio un respiro profondo, mi asciugo gli occhi e alzo lo sguardo su di lui.
Ha i capelli arruffati e gli occhi assonnati.

«Scusa. Ti ho svegliato» mormoro cercando di calmarmi.
«Non importa» replica allontanandomi un po' da lui e scrutandomi. Non riesco a decifrare la sua espressione.
«Sono presa così male?» chiedo.
Guardo il mio corpo. Ho la stessa felpa e gli stessi pantaloni di ieri.

«Ho alcune pomate per le botte, e gli antidolorifici. Vieni con me» ordina. È lo stesso Eric di sempre, questo mi conforta.
Lo seguo in bagno.

«Togliti la felpa e i pantaloni, ti porto qualcosa da mettere» dice mentre esce dalla porta.
Lo guardo sbalordita. Cosa?

Chiudo la porta dietro di lui e mi tolgo i pantaloni. Trattengo il fiato mentre lo faccio. Una scarica di dolore mi attraversa appena sfioro i lividi. Ho macchie bluastre lungo tutte le gambe.

Ho quasi paura di togliere la maglia, ma alla fine lo faccio.
Mi guardo allo specchio e rimango a bocca aperta. I lividi dell'altra volta in confronto sono niente.

Mi guardo e le lacrime ricominciano a scorrermi sulle guance.
«Aimeen» mormora Eric. È una delle poche volte in cui mi chiama con il mio nome.
Alzo gli occhi su di lui «Voglio tornare a casa».

«Adesso è questa casa tua» dice scuotendo la testa.
«Questa, dove la gente tenta di uccidermi?» chiedo chiudendo gli occhi.
«Non tutti cercano di ucciderti» mormora avvicinandosi a me.
Dovrei sentirmi in imbarazzo. Sono praticamente in intimo davanti a lui.

Afferro un tubetto di pomata e comincio a spalmarmela sui lividi.
Eric fa lo stesso.
Quando sento il suo tocco sulla pelle della schiena rabbrividisco.

Usiamo praticamente l'intero tubetto. Dopodiché Eric mi porge una maglietta e dei pantaloncini che indosso subito.

Torniamo di là e mi fa prendere l'antidolorifico.
«Ora torna a dormire, io sono sul divano se hai bisogno».
Guardo lui, guardo il divano e poi guardo il letto.

«Eric» mormoro.
«Mmh» dice scrutandomi.
Mi mordo il labbro. Ho paura di cosa dirà. La mia è un'idea stupida. Molto stupida.
«Forza, Pacifica, cosa vuoi chiedermi?» aggiunge divertito notando la mia esitazione. E probabilmente anche il rossore sulle guance.
«Ci stiamo entrambi».

Una scelta per sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora