Epilogo

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<<Io vado mamma!>> le urlo infilandomi il mio cappotto grigio e lo zaino pieno zeppo di libri.
<<Mi raccomando, cerca di perdere il pullman come ieri>> mi schernisce.
<<Ah ah, divertente>> rispondo per poi uscire di casa e avviarmi alla fermata.
Oggi è venerdì 29 novembre. Fa freddo. E io odio il freddo.

<<Allora bellissima, mi fai copiare inglese?>>
Alzo gli occhi al cielo per la domanda della mora davanti a me.
<<Ti prego>> mi supplica guardandomi con i suoi occhi azzurro-grigi e uno sguardo che farebbe sciogliere un gelato in pieno inverno.
<<Va bene, Olly. Sappi che mi farai copiare matematica però>> propongo.
<<Accetto>> dice tendendomi la mano.
Olivia è la mia compagna di classe, nonché di banco. Se non ci fosse lei, passerei tutte le ore di scuola a guardare il muro aspettando qualche miracolo.
Ci incamminiamo verso l'aula di scienze, la prima lezione della giornata e ci sediamo al nostro banco.
<<Buongiorno ragazzi.>>
<<Buongiorno prof>> salutiamo in un coro di voci meccaniche come ormai siamo abituati.
Possiamo dire di essere fortunati perché abbiamo il professore più simpatico della scuola, un uomo sulla sessantina che cammina allegramente per i corridoi con uno zainetto blu in spalla.
<<Bene ragazzi, oggi continueremo con il capitolo sulle cellule>> ci informa.
<<Pss...>> richiamo la mia amica.
<<Che c'è?>> risponde sottovoce.
<<Mi passi matematica che abbiamo lezione l'ora dopo?>>
<<Se non ti fai beccare, sì.>>
<<Grazie, ti adoro!>>
<<Qualcuno di voi sa dirmi cos'è la meiosi?>> domanda il prof guardandoci da sotto i suoi occhiali tondi.
<<È la produzione mediante due divisioni in successione di quattro cellule figlie>> spiega Natanael, un ragazzo con molte qualità, ma poco socievole.
<<Giusto. Allora, la meiosi avviene...>> continua a spiegare lui.

<<Non vedevo l'ora che finissero quelle due ore infernali>> dice Olivia sollevata al pensiero di non doversi preoccupare più di quell'arpia della prof di matematica.
<<Sono le due ore più pesanti di tutta la giornata>> aggiungo io. Mettere due ore di matematica di fila dopo scienze è un reato.
<<Ti va di andare al bar a prenderci qualcosa?>> propone lei.
<<Sì, dai. Prendo i soldi e ti raggiungo.>>
Insieme scendiamo arrivando al piano terra ed entrando in quella stanza popolata da due terzi dei ragazzi della scuola che, affamati come se non mangiassero da decenni, si avventano su panini e brioches nella speranza di riempirsi lo stomaco.
<<Ciao ragazze, cosa volete?>> ci chiede Diego, il giovane barista.
<<Per me un caffè, grazie>> dico io.
<<Per me un caffè al ginseng, invece.>>
<<Lo bevete qui o lo portate via?>>
<<Lo portiamo via, per favore, così lasciamo spazio agli altri>> concludo io.
<<Fate bene, sembra che abbiano corso una maratona per tutto il paese>> continua lui ridendo. <<Ve li faccio subito>> ci informa.
<<Hai visto quanto è bello?>> sussurra la mia amica al mio orecchio.
<<Olly, lo dici tutte le volte che veniamo qua>> la prendo in giro ridacchiando.
<<Ecco a voi>> ce li porge qualche minuto dopo.
<<Grazie mille Diego, buon lavoro!>>
Camminiamo per i corridoi, chiacchierando del più e del meno e bevendo il nostro caffè.
<<Stasera vieni da me?>> mi chiede Olivia.
<<Pizza e film?>> le domando rivolgendole uno sguardo d'intesa.
<<Pizza e film! Però scelgo io!>>
<<Ma anche l'ultima volta l'hai scelto. Mi hai obbligata a vedere quel film là, come si chiama... ehm... Aiutami, quel film poliziesco!>> esclamo non riuscendo a ricordare il nome.
<<Sì, ho capito! Scegli te>> mi asseconda guadagnandosi un mio urletto.
<<Ma cos'è tutta quella gente?>> dico notando un ammasso di persone nel cortile della scuola.
Prendo Olivia per una mano e la trascino fino a quel punto, sotto l'albero innevato. Mi stringo nel mio maglioncino rosa cipria, non avevamo programmato di uscire perciò ho lasciato la giacca in classe.
<<Scusa, sai per caso come mai sono tutti qui?>> chiedo ad una ragazza vicino a me.
<<Catarina! Qualcuno conosce Catarina? Fa la terza liceo!>> urla una voce maschile.
Aspetta, quella voce. No, non è possibile.
<<Vi prego, ho bisogno di parlarle!>> esclama ancora lui con tono quasi disperato mentre le ragazzine urlano con voce acuta.
Non può essere lui. Non può essere venuto fino a qui. Non può essere sparito per quattro mesi e tornare ora. Nessun messaggio. Nessuna chiamata.

De ti me estoy enamorando Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora