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tue settimane dopo, jimin si ritrovò ad esultare con gli altri giocatori della sua squadra, che avevano vinto un'altra partita.
"bel lavoro jimin" jungshin gli diede un colpetto alla spalla.
il coach fischiò e chiamò jimin per parlare. quindi corse verso di lui e si asciugò la faccia con l'asciugamano.
"si coach?" disse, stanco.
"stai bene? anche se hai tirato e ci hai portato alla vittoria mi sembri un pochino distratto. pare che tu abbia perso molti chili" disse il coach mettendogli una mano sulla sua spalla.
"uh, mangio bene, coach" annuì.
"e perché sembri così debole?"
jimin guardò in basso e lasciò sentirsi in colpa. chiuse gli occhi per non piangere.
"pezzo di merda"
"wow, è così grasso. ha già mangiato tre scodelle di ramen"
"perdi peso"
"sto lavorando di più questi giorni" disse sorridendo.
"eri uno molto robusto. non dovevi perdere nessun chilo. mangia di più" disse.
jimin annuì. "ok, ok, mangerò di più."
"perfetto, oh-jungkook!"
gli occhi di jimin si spostarono verso di lui. aveva una faccia delusa e arrabbiata.
"perché non sei venuto agli allenamenti? spiegazioni?" chiese il coach, incrociando le braccia.
jungkook guardò jimin impaurito, poi lasciò la sua maglietta per terra. "me ne vado dalla squadra"
"cosa?" disse jimin, shoccato.
"ho detto, me ne vado dalla squadra." calci l'erba.
"e perché mai?" il coach alzò la voce.
i suoi occhi fissavano jimin. "non mi va più"
jimin deglutì. jungkook si girò per andarsene ma jimin gli corse dietro, mettendo una mano sulla sua spalla.
"perché jungkook?" chiese.
il più giovane lo scansò. "vattene via da me, pazzoide. sei patetico, brutto, ed un ladro. vattene via da me mostro.
jimin iniziò a lacrimare. "davvero mi dici così solo perché non ricambio il tuo amore? stai sbagliando, jeon jungkook. ti odio"
"davvero? wow sono così fiero! fiero perché non me ne può fregare un emerito cazzo. ora non hai più amici. ritorna pure dal mio fratellastro. pensi che ancora gli piaci?" jungkook rise. "sei stupido se gli credi", se lo portò più vicino. "la tua fine è vicina"
...
jimin tirò su col naso. stava andando a casa. era freddo e tutti si scordarono del suo compleanno.
anche se passarono molte settimane, il padre non lo vide quasi mai, si sentì deluso. nemmeno sua madre gli disse niente.
yoongi non lo chiamò, nemmeno i tre suoi nuovi amici lo messaggiarono.
sospirò. "credo proprio che tae abbia ragione, non sono poi così importante"
andò a casa e, quando aprì la porta, le luci si accesero e sentì gli auguri da parte di cinque persone.