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"y-yoongi?" disse al telefono.
aveva freddo e stava girovagando in quella città per tutta la notte. prima che il suo cellulare si spense guardò l'ora. era quasi l'una.
"j-jimin? è tutto o-aspetta, jiminie, perché stai piangendo?"
jimin sentì dall'altro lato il rumore del letto che si muoveva e accendersi di una lampada. si sentì in colpa per averlo svegliato ma era l'unico numero che aveva imparato a memoria da chiamare con un telefono a gettoni.
"n-non so dove sono, yoongi, e ho paura" disse. stava dentro un box con dentro dei fogli di giornale bagnato nel pavimento di metallo.
"jimin che cellulare stai usando? non riusco a rintracciarti"
"è un telefono a gettoni"
"cosa vedi attorno a te?"
jimin vide un negozio.
"c'è un negozio con su scritto: negozio di limonata di del. anzi" jimin si morse il labbro. "scusami, continuo a camminare e a cercare qualcuno che mi riporti a casa. per favore continua a dormire e non ti preoccupare di me" bisbigliò.
jimin guardò il telefono e vide che gli rimaneva solo un minuto- nemmeno. aveva solo due centesimi incastrati nel suo zaino.
un centesimo valeva due minuti e dato che ne aveva due ne aveva quattro di minuti. ma ci volle tempo prima che yoongi rispondesse e gli scalò i soldi.
"jimin sei sicuro?" chiese yoongi.
"sicurissimo"
jimin sentì che stava per dire qualcosa ma la chiamata terminò a causa del tempo scaduto. sbatté il telefono a terra e pianse.
"perché sono così fottuttamente stupido? jimin, non gli piaci. non ha nemmeno rifiutato di non venire. che problemi hai?" disse a se stesso.
dopo minuti di lacrime e domande, uscì dal box. sentì l'aria fredda e iniziò a camminare. sua madre sarebbe di sicuro preoccupata, il padre non l'avrebbe nemmeno notata.
era scemo. non tradì solo lei ma anche tutta la famiglia. insegnò a jimin come eccellere in tutto. gli insegnò a non dire le bugie, a non rubare e soprattutto a non tradire. però lui fece tutte queste cose alla sua stessa famiglia.
mentì sul fatto di essere al lavoro quando in realtà si stava facendo un'altra.
rubò la sanità mentale della famiglia. con jimin che lo bullizzavano e la madre che tornava da casa piangendo, era tutto per colpa sua.
e la tradì. nessuno merita di esser tradito. e il padre di jimin lo sapeva. solo dio sa per quanto tempo.
jimin sospirò. non gli piaceva il buio. si sentì circondato da cose che potrebbero peggiorare la sua vita.
e anche se gli avrebbe fatto del male, non gliene importava. basta che quel dolore temporaneo gli sarebbe sparito.
jimin si toccò gli occhi. erano di un colore giallastro ma lo coprì con del fondotinta preso dalla madre, yoongi non lo notò mai e ciò gli rese la vita più semplice.
yoongi non doveva sapere di ciò che stava per fare ore prima. era così vulnerabile e addolorato che non avrebbe esitato a saltare da quella ringhiera.
camminando, ci pensò su.
su come si sarebbe sentito da morto.
deve ammettere di aver letto degli articoli su ciò. molti. alcuni dicono che hai dei flashback della tua vita e poi il diavolo e dio discutono sul posto in cui andrai. altri dicono che nessuno dei due ti prendono, e diventi un fantasma.
lesse degli articoli di persone che morirono e tornarono in vita. una ragazza americana si vide in un angolo dell'ospedale, con dei dottori che cercavano di riportarla in vita. si sentì impaurita e tutto andava a rilento.
altri invece dicono che va tutto più veloce. altri ancora dicono che cadi in un abisso buio.
pensando, jimin si dimenticò di star camminando nella strada. non si accorse della macchina che si stava avvicinando.
stette davanti a quella macchina, accecato come un cervo a causa della luce forte. parve di andare a rallentatore e jimin ebbe un senso di paura.
non era tempo di andarsene.
fortunatamente, lo capì in tempo e riuscì a spostarsi, toccando il pavimento con il gomito. l'autista suonò anche il clacson, ma jimin non lo sentì.
guardò la macchina sparire nel buio. incrociò le gambe e pianse.
passarono dei minuti. questa volta era sicuro che ne passarono venti. caddero delle goccioline sulla sua faccia.
guardò in alto e non vide le stelle, capì che erano coperte dalle nuvole.
caddero più gocce. sentì freddo anche perché indossava una felpa leggera. prese lo zaino da dietro e se lo mise in testa, poi iniziò a correre per cercare un riparo.
jimin sospirò. smise di correre. lasciò lo zaino, fregandosene degli oggetti fragili che erano all'interno.
guardò per terra e lasciò che la pioggia lo bagnasse. sentì l'odore della pioggia, che trovò rilassante.
"park jimin, sei fottuto" disse a se stesso per poi ridere.
jimin non si accorse della luce che rifletterono le pozzanghere. notò solo che qualcuno era lì, probabilmente per ucciderlo, ma non si sentì a disagio.
sentì la voce di min yoongi assieme al rumore della pioggia.