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...
quella notte, jimin stava nel bagno ad osservare le sue more. ne toccò una che stava nella sua spalla e gemette dal dolore.
si guardò allo specchio, era senza maglietta e aveva il broncio. stava per piangere. si accasciò per terra.
"ha ragione, sei brutto" disse.
il rumore del cellulare di jimin colmò il silenzio. lo prese e vide che yoongi voleva fare una videochiamata.
jimin si mise subito la maglietta, si asciugò le lacrime e accettò la chiamata.
"hey" disse con voce dolce.
"ei" rispose jimin.
"com'è andata a scuola oggi, piccolo?" sorrise. era di sicuro nel letto ed era buio, ma non capiva se si era appena svegliato o se era appena tornato a casa.
jimin ci pensò su. "tutto bene! non è successo nulla in particolare"
il suo sorriso crebbe. "sono felice. non ho notizie di taehyung o di jungkook e sono grato di ciò"
jimin si leccò le labbra. "sì, anch'io" disse.
"comunque" si alzò in piedi. "sei in bagno?"
gli occhi di jimin si spalancarono e guardò da un'altra parte. "y-yoongi!" arrossì-
"cosa?"
"non hai i pantaloni" disse.
yoongi guardò in basso e si coprì. "come se tu non avessi mai visto un c-"
jimin chiuse subito la videochiamata. cerco di distogliere lo sguardo dal cellulare. "h-ho appena visto il suo-" si fermò. "mamma mia le sue gambe sono magre"
...
era la mattina del giorno dopo. jimin decise di andare a scuola a piedi dato che il tempo era bello. adorava l'odore dell'autunno. il suo cellulare squillò.
"pront-"
"come mai non mi hai detto che ti stavi per togliere la vita quella notte a daegu?" la voce di yoongi era colma di preoccupazione e di angoscia.
"y-yoongi, io-"
"jimin" disse. "per favore non avere quella mentalità. significhi molto per me"
"yoongi" sospirò. "basta preoccuparti, era due settimane fa"
"lo so ma almeno tu o namjoon me lo potevate dire, invece l'ho saputo da un broadcaster online"
"scusa, yoongi" bisbigliò e poi chiuse la chiamata. arrivò a scuola e si sistemò la sua maglietta grigia e i suoi pantaloni neri. sorrise, sperando in una buona giornata.
entrando nella scuola, molti lo guardarono e bisbigliavano. deglutì.
"park jimin" sentì una voce da dietro. si guardò dietro e vide jungkook. non era con taehyung e ciò gli rese le cose più semplici.
"lasciami in pace, jungkook," disse, allontanandosi. prese delle scale abbandonate, sperando che se ne andasse ma lui era ancora lì.
jimin si appoggiò al muro. jungkook aveva con sé i suoi amici, che lo aspettavano per fare una mossa.
"sei una puttana" disse. "e le puttane che hanno fatto quel che hai fatto tu dovrebbero morire" rise.
prese un pennarello indelebile dalla tasca, lo aprì e sentì l'odore che lo stava intossicando. provò ad allontanare jungkook ma fallì miseramente.
"ma che cazzo!" jimin cercò di dargli un calcio.
"non ho mai detto che ho finito, jimin" si alzò e gli tirò il pennarello. "ora vai a lavarti" gli fece l'occhiolino.
aspettò che se ne andassero, poi si mise in ginocchio e iniziò a piangere. non gliene fregava più se la videocamera avrebbe ripreso tutto. voleva solo andarsene da questa tortura che peggiorava.
si alzò in piedi e andò nei bagni , portandosi con se lo zaino, cercò di aprire la porta ma nessuna si spostava.
andò nella palestra e si recò nel bagno, sospirando. per sua (s)fortuna-
"oh. hey jimin" taehyung sorrise.lo guardò e vide che stava giocando con le sue stesse mani.
il più grande alzò gli occhi al cielo e lo bloccò cosicché non potesse uscire.
"oh jimin! hai qualcosa nelle guance, vuoi che te lo legga ad alta voce?"
"taehyung basta!" urlò. taehyung lo prese per i capelli e glieli tirò con forza.
"dice di ucciderti, jimin." lo trascinò davanti allo specchio che aveva dei punti arrugginiti, "oh! che maniere sono queste? dovrei lasciarti pulire"
fece cenno ad uno dei suoi amici di aprire la valvola dell'acqua della doccia. taehyung lo portò lì e gli tirò una saponetta. "lavati, zoccola".