Note #3 - Andrea

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2010

Andrea

RE, DO, SOL

Sono qui che guardo gli occhi di tutti e per l'ennesima volta negli occhi di tutti cerco i tuoi. Non me ne faccio sfuggire nemmeno un paio, di occhi, perché la speranza di averti, di scorgerti in mezzo a tutta questa gente - che magari sorride come te, beve come te, canta come te, ma non è te -, di prenderti e dirti tutto quello che non ti ho ancora detto, non mi abbandona mai.

È chiaro che finché ti cerco negli occhi degli altri non ti troverò nemmeno tra cent'anni, ma non posso fare altro, ché non so dove sei, non so che fai, mi hai estromesso dalla tua vita, relegato nell'angolo, uno buio e nascosto da cui non si vede o sente nulla.
Immagino che magari sei a cento metri da me e mi basterebbe attraversare l'isolato per raggiungerti e l'idea che possa essere davvero così, averti a portata di mano e non saperlo, mi manda al manicomio, tanto quanto l'idea che potresti a essere a cento, trecento, cinquecento chilometri da me, potresti essere dall'altra parte del mondo, cazzo.

Tutto quello che non ti ho detto mi rimane dentro e fa la muffa e mi corrode gli organi e io impazzisco dal dolore. E con impazzisco intendo proprio che ci sto diventando matto. C'ho i miraggi, tipo quelli che si hanno a forza di brancolare nel deserto: fermo le sconosciute che di spalle scambio per te per strada o al bar, se mi avvicino all'Albertelli mi sembra di vedertici entrare con l'Eastpak più grosso di te, a volte mi sembra di scorgerti nella faccia della luna che fisso ogni notte mentre aspetto di prendere sonno. Lo stesso sonno che poi alla fine non arriva e allora esco a piedi, come uno scemo, con l'inquietudine addosso che mi frizza sulla pelle e giro, giro, giro finché i piedi non chiedono pietà e qualcuno getta le prime luci dell'alba ai piedi di Roma, buttandole lì, come una cosa di poco conto, in realtà preziosa e sottovalutata.

Come te.

Che ti hanno buttato ai piedi di uno che non ti merita, Beatrice, ma tu te la immagini, Roma, senza il sole che sorge? No? E io non mi immagino un futuro senza di te, ogni giorno.

Io non ho modo di fare nulla, posso solo aspettare, posso solo suonare come se ogni volta tu fossi qui a sentirmi e posso darti tutto quello che ho.

Tre note, una chitarra, me stesso.

RE, DO, SOL

Andrea s'è perso, s'è perso e non sa tornare

Sì, mi sono perso, mi sono perso in mezzo ad altre strade, ad altre vie sconosciute, ad altre braccia, labbra, cuori. Mi sono perso perché forse nessuno si è degnato di insegnarmi come rimanere sul sentiero o perché forse non ho mai voluto impararlo, convinto che il bosco fosse più interessante della terra battuta e che l'inesplorato regalasse più emozione del già visto.

Poi mi sono accorto che nel bosco c'erano troppe foglie e fronde e rami che graffiano e non si vedeva un cazzo. Volevo solo uscire da lì, ché fuori, sul sentiero, l'alba si vedeva tutta, mica a smozzichi e bocconi come nella foresta. Ma il senso dell'orientamento pare che mi funziona solo a senso unico.

RE, DO, SOL

Andrea s'è perso, s'è perso e non sa tornare

Ovunque tu sia, spero che il mio grido di aiuto riesca a raggiungerti. Perché non so tornare, io qui da solo non so fare niente, solo sperare che tu mi venga a cercare. Perché ci verrai, a cercarmi, alla fine, non è così?

RE, DO, SOL

Andrea aveva un amore, riccioli neri

Andrea aveva un dolore, riccioli neri

Amo e soffro, con la stessa intensità. Due facce della stessa medaglia. Mi consumo per il rimorso e la cosa più bella della mia vita è diventata la più dolorosa. E non mi era mai successo, mai, di consumarmi così, non mi era mai successo che qualcosa mi entrasse dentro a tal punto da scorrermi nelle vene mista al sangue e alle note.

Non so nemmeno come possa essere accaduto, Beatrice, quale sia stato il momento che abbia dato inizio a tutto o se i responsabili, i colpevoli, siano stati i tuoi occhi, le tue parole, le tue mani. È solo successo che pensavo fossi speciale come tante altre e invece sei speciale come te stessa, unica e sola. E io non so spiegarlo meglio, so solo che non ero pronto, non ci sono abituato. È successo senza che io me ne accorgessi, senza che potessi fare nulla; è successo che credevo di amarti tanto da lasciarti andare e invece ti amo tanto da volerti tenere ancora con me, a costo di tutto.

Torna, che adesso ho capito, adesso ho capito tutto. Ti giuro su Dio che ho capito.

RE, DO, SOL

Occhi di bosco, contadino del regno, profilo francese

Hai coltivato la nostra storia, tu, col tuo pollice verde come i tuoi occhi di bosco. L'hai nutrita, accudita, le hai dato le attenzioni che si meritava, l'hai vista diventare rigogliosa e forte, alta come i pini di Roma di Venditti. Ma quelli, quelli la vita non li spezza, questo, invece, lo spezza eccome.

RE, DO, SOL

Occhi di bosco, soldato del regno, profilo francese

Hai combattuto per me e la nostra storia, poi hai combattuto me e la nostra storia. Il pino si spezza e tu puoi solo proteggerti, liberarti a ogni costo, scappare.

Ma adesso torna, che ho capito. Dovevo solo capire.

RE, DO, SOL

E Andrea ha perso, ha perso l'amore, la perla più rara

E Andrea ha in bocca, ha in bocca un dolore, la perla più scura

Ho in bocca tutte le parole che non ti ho detto.

Tipo che per te metterei la testa a posto, mi prenderei il diploma, poi un lavoretto e poi una casa in affitto, finché non ci possiamo permettere di comprarne una nostra appena fuori Roma, una tutta da ristrutturare, una di quelle che davanti agli occhi hai solo una catapecchia dismessa ma già t'immagini i bambini che giocano a calcio e me e te che facciamo l'amore in cucina sporchi di farina, dato che me l'hai tirata addosso perché ti ho fatto spaventare mentre cucinavi. Oppure t'immagini che stiamo seduti in giardino una sera d'estate, con la birra in mano, e parliamo di tutto e di niente e io sbaglio un congiuntivo - che ogni tanto mi scappa - e tu ti incazzi perché dici che il libro di grammatica l'ho visto col binocolo e se mi fossi impegnato di più a st'ora una laurea ce l'avevo anch'io.

Tipo che ogni sera ti chiamo per vedere se m'hai sbloccato.

Tipo che prima di andare a dormire ti mando la buonanotte e quando mi sveglio il buongiorno, anche se non ti arriverà mai nulla, perché ne ho bisogno, di sapere che ci sei.

RE, DO, SOL

Andrea coglieva, raccoglieva violette ai bordi del pozzo

Andrea gettava riccioli neri nel cerchio del pozzo

Il secchio gli disse, gli disse "Signore, il pozzo è profondo!

Più fondo del fondo, degli occhi, della notte del pianto."

Lui disse "Mi basta, mi basta che sia più profondo di me."

Per risalire ho bisogno di te.

Da solo non ce la faccio.

Perso nel pozzo più fondo del fondo, degli occhi, della notte del pianto,

soffro come un cane,

sono solo come un cane,

mi faccio dilaniare l'anima dalla tua assenza.

Dove sei, Beatrice?

Tu sei (Le ceneri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora